Belvedere, la grande incompiuta necessita di una partnership privata

Il Capoluogo fa il punto sulla questione decennale della “grande incompiuta”, il Ponte Belvedere. La storia, le tappe e l’intervista con l’assessore Raffaele Daniele.
Dopo l’ultimo colpo di scena con cui si ritirava lo studio di ingegneria che aveva redatto l’ultimo progetto, la storia del Ponte di Belvedere sembrava essere giunta a un dolente anacronismo, dalla costruzione lampo del ’66 all’immobilismo più nero.
Abbiamo intervistato l’assessore Raffaele Daniele, che ci ha ragguagliato sullo stato delle cose attualmente.

«Un grande progetto di riqualificazione che vada molto oltre com’era e dov’era: questo è stato anche l’indirizzo voluto dal Sindaco.» esordisce il Vice Sindaco Daniele.
«Ci servirà una partnership privata perché con le nostre risorse non ce la facciamo a fare un progetto che passi alla storia. Non è possibile che con tutti i soldi piovuti a L’Aquila dopo il terremoto, la città non abbia opere degne di San Bernardino, le 99 Cannelle o Collemaggio. I grandi simboli dell’Aquila sono fermi al ‘600…»
Ponte Belvedere, un simbolo dell’era moderna
«Questo è il momento in cui bisogna creare i simboli dell’era moderna – prosegue Daniele -. Possiamo fare grandi opere qui ed ora e stare al centro dell’agenda nazionale e internazionale non solo per il terremoto ma anche per le opere realizzate dopo il terremoto.»

Il timore a questo punto però, dato l’immobilismo del decennio post sisma, riguarda soprattutto le tempistiche.
«L’intervento dei privati serve proprio per sveltirne le tempistiche. La procedura del project financing è diversa rispetto alle procedure che riguardano il pubblico. Immaginiamo una procedura come quella riguardante il ponte di Genova dove è intervenuta Impregilo e ha pagato il progetto di Renzo Piano.»
«Non deve spaventare la partnership pubblico-privato perché intesa in maniera seria, è quella che oggi permette di creare grandi opere, come successo recentemente a Notre Dame. Una sorta di ritorno al mecenatismo. Questo può essere un veicolo che permette di realizzare a L’Aquila grandi opere che sono poi gli attrattori della città. Basti guardare Valencia con l’avvento delle opere di Calatrava o l’indotto di Bilbao dopo la costruzione del museo Guggenheim. Capisco che a L’Aquila possa spaventare una cosa del genere ma non ci sono attualmente alternative valide.»
Ponte Belvedere, la storia
Era il 27 maggio 1966 quando su Ponte Belvedere venivano effettuate le ultime prove di carico prima dell’apertura ufficiale al traffico della città.

L’opera finanziata dalla Cassa per il Mezzogiorno e progettata da un gruppo di noti professionisti gli ingegneri Aldo Arcangeli, Enrico Lenti ed Emilio Tomassi, fu realizzata dall’impresa aquilana di Pasquale Martella. “Il ponte ha unito le due sponde della città, è stato costruito per collegare le due colline” – dichiarò l’ingegnere Martella a IlCapoluogo.it.
Dopo il terremoto gli studi effettuati dalla facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila e coordinati dal professor Dante Galeota stabilirono che: “il ponte non ha subito gravi danni strutturali”.
A confermare il dato, le prove di carico per testare la resistenza con quattro autotreni, ognuno da 40 tonnellate. Il risultato è stato positivo tanto che il lavoro sul ponte non era ritenuto di natura invasiva e la durata dei lavori sarebbe solo di qualche mese. Importanti invece i danni causati da infiltrazioni d’acqua e dalla scarsa manutenzione nel tempo.
L’unica apertura, in questi anni, è stata quella pedonale:si può percorrere a piedi, fra cantieri e new jersey in cemento.
Ponte Belvedere, la via ideale tra le due sponde
Resta la via ideale che collega le due sponde della città, motivo per cui fu costruito nel 1966: ma sul cui progetto di riapertura non si riesce a trovare una quadra.
La risoluzione del contratto potrebbe riaprire ora il dibattito sull’abbattimento del ponte – idea dell’ex assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, che propose di ricostruire il ponte ex novo, con una struttura snella di acciaio e un design architettonico moderno.
Tante le proposte messe sul tavolo della discussione, dall’abbattimento del condominio ATER sottostante per sostituirlo con un parcheggio, fino alla trasformazione del ponte in “totem” cittadino, così come proposto proprio da Raffaele Daniele.
Una riqualificazione che vedrebbe il Ponte Belvedere al centro di una progettazione internazionale, per trasformarlo in una vera e propria opera d’arte.
Ponte Belvedere, la discussione sul piano amministrativo
A riportare la discussione sul piano amministrativo fu in quell’occasione Americo Di Benedetto:
«La Giunta Biondi ha già approvato la Delibera che assegna l’incarico di progettazione esecutiva allo stesso ingegnere che, giustamente, aveva segnalato la necessità di utilizzare l’acciaio per il Ponte. Non possiamo tornare a parlare di abbattimento dell’immobile sottostante il Ponte Belvedere per trasformare quell’area in parcheggio. Ad un anno e mezzo dall’insediamento dell’Amministrazione Biondi non abbiamo ancora una progettazione territoriale che guardi al di là di semplici interventi “a singhiozzo” e se si dovesse procedere con l’ipotesi del parcheggio ci potremmo ritrovare a dover affrontare anche i proprietari degli appartamenti all’interno del condominio, che sicuramente chiederebbero un indennizzo. La progettazione c’è, non bisogna inventare nulla di nuovo. Gli iter amministrativi per la ricostruzione del Ponte Belvedere sono già avviati, rimodularli significherebbe sacrificare quanto già speso per la progettazione.»
Ponte Belvedere, l’ultima puntata
L’ultima puntata della serie fu l’uscita di scena dello studio d’ingegneria toscano Romolini che lasciò l’incarico di progettazione “perché i fondi sono insufficienti”.

Gli ingegneri di Arezzo nel 2016 si erano aggiudicati lo studio di sicurezza e progettazione che avrebbe contribuito al consolidamento strutturale e all’ammodernamento architettonico del ponte Belvedere.
L’incarico professionale è stato risolto: lo si legge in una determinazione dirigenziale del settore Ricostruzione opere pubbliche, datata 19 febbraio, che parla, sostanzialmente, di una clamorosa “risoluzione consensuale” del contratto in essere tra lo studio ingegneristico e il Comune dell’Aquila.
La motivazione alla base della scelta era strettamente legata ai fondi, così come si legge in una PEC inviata dagli ingegneri al Comune nello scorso ottobre: si parlava infatti“dell’importo del finanziamento non sufficiente a garantire la copertura dell’intervento”.
Di nuovo, dunque, si dovrà procedere ad una gara d’appalto per affidare nuovamente il progetto di Ponte Belvedere.
I lavori avrebbero dovuto riguardare il consolidamento della campata, il tratto cioè lineare del ponte dove poggia la strada, che si sarebbe dovuto ricostruire in acciaio, e non i piloni: il terremoto non ha intaccato infatti la tenuta strutturale del ponte.
Romolini si aggiudicò i lavori con un ribasso pari al 73.77%, per un importo complessivo di 25.269 euro oltre oneri contributivi e fiscali”, importo poi aumentato fino a 2 milioni di euro in ragione di una nuova proposta progettuale consistente, appunto, “nella sostituzione della campata centrale in acciaio e calcestruzzo armato”.