Casartigiani L’Aquila, “le richieste dell’Arap danneggiano il territorio”

Casartigiani L’Aquila risponde al recupero forzato da parte dell’Arap:”che soldi ci state chiedendo? Così non si aiutano le imprese ad andare avanti”.
“Nonostante abbia avuto nel passato idonee rassicurazioni da parte dell’Arap, nella figura del suo presidente, della costituzione di un tavolo tecnico per la definizione dell’annosa vicenda della doppia tassazione che attanaglia le aziende consorziate nei nuclei industriali di Sassa, Pile e Bazzano, per definire tutte le posizioni pendenti, riscontra oggi in maniera del tutto autonoma e scorretta, un intimazione di pagamento da parte di una società di recupero credito a dispetto di ogni rassicurazione avuta”,
Questo è quanto aveva detto in una nota diramata nei giorni scorsi Carlo Saggese, ingegnere aquilano e presidente di Casartigiani.
“Casartigiani L’Aquila vuole significare che tale atteggiamento, oltre a ledere il rapporto fiduciario che si stava instaurando con l’Arap anche grazie all’istituzione della consulta territoriale, non può che ulteriormente danneggiare il tessuto imprenditoriale del territorio che si vede una doppia imposizione di tasse”, chiarisce.
“Inoltre si vuole ricordare che ancora più grave è che l’Arap abbia approvato in completa autonomia, il nuovo regolamento che lede di fatto i diritti della proprietà privata a danno dell’imprenditoria locale”, aggiunge.
Il recupero forzato dell’Arap si riferisce a delle somme che dovrebbero essere destinate ad alcune spese che gravitano sulla manutenzione delle aziende che insistono nel nucleo industriale aquilano; come la luce pubblica, il taglio e la cura del verde, la manutenzione delle strade.
Arap è la nuova Azienda regionale delle attività produttive, come si legge sul sito istituzionale dell’ente, “è preposta allo sviluppo delle attività economiche e industriali della Regione Abruzzo. Promuove la presenza delle attività produttive sul territorio garantendo idonei spazi e effettuando una serie di servizi”.
“Le aziende aggregate al nucleo industriale dell’Aquila avevano messo per iscritto la loro collaborazione alle spese consortili come la manutenzione delle strade o l’illuminazione pubblica, A oggi quanto ci chiede l’Arap ci sembra decisamente eccessivo, Non è che non vogliamo pagare, vogliamo semplicemente capire a cosa sono riferite queste spese!”, ricorda Saggese, sentito dal Capoluogo.it.
E insiste Saggese, “non riusciamo a capire come si arrivi a certe somme, si parla tanta di rilancio dell’economia locale, di valorizzazione di ciò che c’è nell’Aquilano, e poi che succede? “Ad alcuni associati a Casartigiani sono arrivate lettere con richieste di 4800 euro, 2000 o anche 6 mila euro. Come si possono sostenere queste spese?Ma soprattutto vogliono chiarire a cosa siano riferite?”
A oggi le imprese associate a Casartigiani sono circa 250 abbinate e 140 che pagano tramite la Cassa.
“Si parla tanto di problematiche legate al sisma del 2009 e al post-sisma. Ma qui c’è bisogno anche di una efficace collaborazione e tanta trasparenza se vogliamo davvero che L’Aquila torni a volare grazie anche alle imprese che hanno creduto e continuano a credere nel territorio”, conclude Saggese.
L’Arap in quest’ultimo periodo non sembra godere di un momento di particolare benessere, almeno stando a quanto dichiarato dalla segreteria regionale Uil Fpl abruzzese che aveva diramato nei giorni scorsi un comunicato a riguardo a firma di Giuseppe De Angelis e Alfiero Antonio Di Giammartino.
La Uil Fpl evidenzia da tempo,”le improprie politiche gestionali praticate dall’Azienda Regionale Attività Produttive della Regione Abruzzo e le connesse insostenibilità economiche, anche in considerazione della crescita esponenziale della massa debitoria accumulatasi e maturanda”, scrivono Di Giammartino e De Angelis
“Abbiamo cercato nel tempo, come sindacato, di fronteggiare le poco ortodosse metodiche gestionali poste in essere dai vertici aziendali, rilevandone le anomalie e le connesse incongruenze e criticità al fine di tutelare i territori, i servizi e soprattutto i dipendenti.”, spiegano.
Secondo il sindacato sono state ingenti le spese per consulenze e incarichi, che sembrerebbero ammontare a circa 1 milione e 400 mila euro in un anno e poi, “all’indomani della procedura di licenziamento collettivo, quale extrema ratio, siccome inascoltata ed in quanto preoccupata delle sorti aziendali, riteneva opportuno interessare formalmente la Conferenza dei Capigruppo del Consiglio Regionale, la Commissione Regionale di Vigilanza, attraverso apposita audizione, l’Autorità di Audit e Controllo Ispettivo Contabile della Regione Abruzzo, e non ultimo la Procura Regionale della Corte dei Conti”.
“Questo sindacato aveva ravvisato, in quanto ravvisabili, condotte gestionali davvero sintomatiche: a tratti dilatorie, ovvero indolenti, o comunque non caratterizzate dalla cura diligente dei comuni interessi, oltre al ricorso di pratiche amministrative tanto inusitate ed irragionevoli, quanto potenzialmente perniciose”, aggiungono ancora.
“E, il timore circa una imminente deriva si è recentemente rafforzato allorquando si è avuta contezza della attuale condizione debitoria in cui versa l’Arap, nonché, a maggior ragione, della presa d’atto di una guerra, a tutto campo e senza esclusione di colpi, nel frattempo scoppiata all’interno del Consiglio di Amministrazione, caratterizzata da attacchi feroci ed accuse velenose, accompagnate dai rituali preavvertimenti di future azioni legali: insomma, tutti contro tutti e ciascuno, all’interno del gruppo, alla ricerca del capro espiatorio a cui imputare tutte le possibili colpe e su cui far ricadere le eventuali responsabilità connesse e conseguenti”, continuano.
“Ma, i nodi vengono sempre al pettine: è giunta l’ora che gli attori principali della vicenda, tutti ed indistintamente, seppur ciascuno per la propria parte e competenza, si assumano le rispettive responsabilità, di varia natura, per il procurando disastro. In questo senso, rieteniamo che per la prima chiamata di responsabilità, inclusa quella di natura politica, si ritiene dover indicare il precedente organo di governo della Regione Abruzzo”, proseguono.
E ciò non soltanto, “per aver fortemente voluto la nascita e l’avvento dell’Arap, (anche in funzione di poderosa stazione appaltante ‘facile e veloce’, a cui affidare le maggiori risorse economiche), realizzata mediante la fusione, ed accorpamento, dei vari Consorzi Industriali dell’Abruzzo (escluso quello di Pescara), e relativa nomina della governance (Commissario Straordinario, prima, e Consiglio di Amministrazione, poi), deputata a fornire le direttive politiche e ad esercitare poteri di controllo, la quale, a sua volta, in contrasto con le normative statutarie vigenti, si dotava di un Direttore Generale, a cui affidare la gestione”, spiegano dal sindacato.
Ma, al netto di altre osservazioni di merito, rimane la considerazione che i preannunciati progetti di crescita ed annesse strategie competitive delle azioni da realizzare, sono miseramente falliti; mentre sul “campo di battaglia” rimangono le scorie derivanti da atteggiamenti datoriali davvero censurabili e sotto ogni profilo poiché fondati sull’ostentato rispetto verso una Istituzione Pubblica e verso il Lavoratore.
“Prossimamente si provvederà ad avanzare richiesta di audizione presso la competente Commissione Consigliare della Regione Abruzzo per esplicitare ipotesi di lavoro per una seria ricostruzione dell’ Arap, ovvero per un effettivo rilancio attraverso un serio Piano industriale in termini qualitativi e quantitativi, attraverso il quale programmare le strategie competitive e le connesse azioni da realizzate per il raggiungimento degli obiettivi strategici”, promettono in conclusione.
Il presidente dell’Arap è Giampiero Leombroni, il vice presidente, Carmen Ranalli, componente, Giuseppe Savini, il direttore generale è Antonio Sutti.