Ricercatori Intecs, appello Fiom per immobilismo vertenza

Ricercatori Intecs, appello della Fiom per immobilismo vertenza. I ricercatori licenziati intanto attendono ancora un incontro con la Regione Abruzzo.
Per mesi si è parlato di impegni e accordi tra i vertici della Thales Alenia Space e la Regione Abruzzo, ma nonostante questo, la vertenza è ancora ferma e senza soluzioni concrete all’orizzonte.
Si tratta di una serie di figure professionali altamente specializzate; ingegneri elettronici e informatici qualificati con anni di esperienza alle spalle, integrati a L’Aquila nel Tecnopolo d’Abruzzo nel 2011.
Tutti licenziati all’improvviso, tra la primavera del 2017 e gennaio 2018, dopo una sofferta vertenza, sopravenuta quando la casa madre romana della società ha deciso prima di ridimensionare poi di smantellare il sito aquilano, che pure aveva garantito di rilanciare, dopo averlo rilevato dalla Dompè.
“Possibile che la loro vertenza sia ancora ferma al palo, nonostante tutto sia pronto per avviare quel percorso di recupero delle loro professionalità di cui per mesi e mesi i vertici della Thales Alenia Space e la Regione Abruzzo hanno discusso, con tanto di impegni e accordi sottoscritti da loro stessi, nonché da Cgil-Cisl-Uil e Fim-Fiom-Uilm?”, scrive la Fiom in una nota.
“Cominciamo a pensare che questo immobilismo sia l’ennesima strategia per prendere tempo. Non abbiamo in questo momento interlocutori pronti ad ascoltarci e anche dalla Regione Abruzzo c’è il totale silenzio”, è il commento al Capoluogo.it di Umberto Innocente, ingegnere elettronico licenziato come gli altri suoi colleghi a gennaio 2018.
“Chiediamo ancora un incontro con il presidente Marco Marsilio, ma anche dalla Regione si sta prendendo tempo”.
A marzo scorso gli è stata anche sospesa la Naspi, ovvero l’indennità mensile di disoccupazione, in quanto secondo l’ente previdenziale, sembra che manchino i requisiti.
E se è vero che mancano questi requisiti, i ricercatori ex Intecs oltre al danno potrebbero subire anche la beffa, secondo quanto riferito anche dai sindacati, di dover restituire quanto erogato finora
“Su di noi sono stati fatti tanti proclami e siamo stati in qualche modo usati per fare sulla nostra pelle slogan e campagne elettorali senza ottenere a oggi un nulla di fatto”, chiarisce l’ex ricercatore Intecs.
Il 4 febbraio scorso, alla vigilia delle elezioni regionali, il presidente vicario della Regione, Giovanni Lolli, aveva annunciato di aver trovato una soluzione di riassorbimento lavorativo per gli ex ricercatori Intecs con lo Space Economy, tramite una startup sui software, la Forender 24, che avrebbe riassunto fino a 30 dipendenti a tempo indeterminato, attingendo proprio dal bacino degli ex lavoratori.
“Mentre prima con Lolli c’era un canale aperto adesso è completamente assente”, rimarca Innocente.
A oggi della Forender24 sembra non esserci nessuna novità; anzi per molti di questi ricercatori l’annuncio di Lolli è sembrato “un semplice proclama in vista della tornata elettorale”.
“Qualcuno stato chiamato da Thales per un colloquio a cui però non è seguita nessuna assunzione”, spiega Innocente.
La Regione Abruzzo ha investito nello Space Economy 5 milioni di euro già versati, e altri 5 stanziati, tramite un bando ad hoc.
In tutto, per l’Abruzzo, ci sono 25 milioni di euro sul progetto, grazie alla presenza sul territorio aquilano di tre imprese di settore a partecipazione pubblica: Thales Alenia Space, Leonardo e Telespazio.
“Per ora passi avanti non ce ne sono, E noi siamo in piena emergenza. Senza stipendi e senza ammortizzatori sociali molti di noi non possono garantire nulla nemmeno alle proprie famiglie”, continua Innocente.
E su questa questione la Fiom sta cercando di tenere alta l’attenzione.
“Ma quale opinione si dovrebbero fare tutti i lavoratori in difficoltà se, di fronte a una soluzione a portata di mano per almeno una delle tante vertenze del territorio, continuano a esserci indugi e tattiche prese di tempo? Eppure sembrerebbe che i vertici della Thales Alenia Space di finanziamenti regionali ne abbiano di fatto già portati a casa, pur senza aver dato seguito agli impegni presi! È giusto tutto questo?”, continua la nota.
“Se i finanziamenti pubblici non producono effetti positivi sull’occupazione in un territorio così in crisi come il nostro, la responsabilità dovrà pur essere di qualcuno!”, prosegue la rappresentanza sindacale.
E per la Fiom, “gli ex ricercatori Intecs un’idea se la sono fatta. Innanzitutto c’è da riflettere sull’affidabilità dei soggetti imprenditoriali che non mantengono fede a impegni presi in sede istituzionale; c’è poi una responsabilità delle istituzioni che non impongono stringenti vincoli sulla concreta ricaduta occupazionale a fronte dell’erogazione di finanziamenti alle imprese attraverso bandi pubblici (cioè soldi di tutti i cittadini)”.
“Purtroppo – continuano – non è la prima volta che il nostro territorio subisce questo tipo di mortificazione. Rimanendo nel settore metalmeccanico, è stato così, ad esempio, all’indomani del terremoto quando la Leonardo (allora Selex elsag) sottoscrisse presso la Prefettura dell’Aquila l’impegno a mantenere i livelli occupazionali; il numero dei dipendenti, invece, è progressivamente sceso e, stando alle recenti dichiarazioni dell’azienda, nulla lascia supporre che ci sarà una inversione di tendenza nel prossimo futuro”.
“Alquanto ingenuo il distacco con il quale la Leonardo dell’Aquila parla della difficoltà a reperire sul territorio giovani laureati con competenze nel settore dell’elettronica”, si legge ancora nella nota.
E la rappresentanza fa presente, “se a qualcuno fosse sfuggito, non solo che il nostro territorio ha una vocazione nell’elettronica che viene da lontano e che ci sono competenze consolidate immediatamente disponibili (vedi licenziati Intecs), ma anche che, se le aziende che si occupano di elettronica non propongono localmente percorsi occupazionali veri (che non siano solo tesi di laurea o stage senza prospettive), è difficile che i giovani imbocchino certi percorsi di studio. Magari, come faremmo tutti, optano per altri indirizzi o per altri territori”.
“Si tratta di una semplice equazione. Occorre che tutti coloro che decidono si mettano una mano sulla coscienza, perché per dare una prospettiva e un futuro al nostro territorio, aziende, istituzioni e politica devono farsi carico delle proprie responsabilità in modo concreto e sistematico”, conclude la nota.