Il Pd al bivio delle primarie tra nuove ambizioni e vecchi problemi

Nel segno di Zingaretti le primarie Pd in Abruzzo. Il partito cerca il rilancio all’insegna di unità e discontinuità, ma non mancano i problemi. Lo scenario.
Unità e rinnovamento, sono le parole d’ordine delle prossime primarie del Pd, indette per il 21 luglio prossimo. A contendersi il ruolo di segretario regionale, al momento, sono Michele Fina e Antonio Luciani. Il primo, consigliere dell’ex ministro Orlando, che ha concentrato su di sé la spinta verso il rinnovamento promossa da Nicola Zingaretti, il secondo, sindaco di Francavilla al Mare, “azionista di minoranza” della stessa mozione. Difficile, quindi, che si riescano facilmente a rilevare distanze politiche particolari, tra i due contentendi, anche se il sindaco di Francavilla, poco più di un anno fa, conquistava la ribalta con la proposta di “fusione” tra Pd e Forza Italia in una nuova formazione che si sarebbe dovuta chiamare Forza Democratica. Naturalmente il nuovo “contenitore” non ha mai visto la luce, ma ha comunque scatenato un acceso dibattito, chiuso definitivamente dalle ultime elezioni regionali. Oggi, però, Luciani non ci sta ad essere sacrificato sull’altare dell’unità: «Hanno pubblicato un comunicato a nome della mozione Zingaretti – scrive infatti Luciani su Facebook – nel quale si parla di una consultazione che, a loro dire, si sarebbe tradotta nella convergenza su un nome (Michele Fina, ndr) quale candidatura unitaria per la Segreteria. Consultazione avvenuta non si sa in quale forma, con esiti discutibili e sopratutto solo autocertificati».

Un ostacolo, si vedrà il 21 luglio di quali dimensioni, alla volontà del Pd di lasciarsi alle spalle i vecchi meccanismi che hanno azzoppato il partito, attraverso un grande rilancio che passi da una proposta unitaria, che sia però di discontinuità rispetto al passato. Stando alle forze in campo, il progetto sembra essere a buon punto. Michele Fina, identificato come il “portatore sano” della mozione Zingaretti, può contare sull’appoggio di gran parte del partito, perfino di Luciano D’Alfonso, che – dal Senato – sembra aver accettato di buon grado di seguire il percorso di discontinuità. Nessun contatto diretto tra i due, ma ampie aperture da parte dei fedelissimi dell’ex presidente della Regione. Fina, quindi, rilancia il suo impegno «nel solco della mozione Zingaretti e nel solco della battaglia che ho fatto per cambiare tutto nella gestione del partito a livello regionale, con spirito unitario ma con l’impegno da parte di tutti di una vera discontinuità e con il protagnismo di una nuova generazione. Nella costruzione di questo congresso, abbiamo notato un rispetto da parte protagonisti di prima, che stanno lasciando a noi fare percorso in assoluta autonomia e di questo naturalmente dobbiamo essere riconoscenti, perché ci consentono davvero di voltare pagina». Nessun problema, inoltre, sul fronte Martina-Giachetti, visto che i sostenitori abruzzesi delle mozioni minoritarie si sono semplicemente adeguate alla vittoria di Zingaretti, accettando il rappresentante (chiunque sia) della mozione vincitrice.

Da parte sua, Luciani ha la “simpatia” di diversi esponenti del Pd, tra cui l’ex presidente vicario Giovanni Lolli, che non si è mai espresso a riguardo ufficialmente, ma d’altra parte non ha mai nemmeno smentito le ricostruzioni giornalistiche a riguardo. Tirato per la giacca anche Giovanni Legnini, che però non è più tesserato Pd. Dopo il progetto di un centrosinistra “ampio” per le regionali, con amministratori locali come Luciani e non solo, difficilmente Legnini entrerà a gamba tesa sulle primarie, ma rumors interni allo stesso centrosinistra lo vedrebbero “tifare” per il sindaco di Francavilla, che tra l’altro ha rinunciato alla candidatura alle regionali, proprio per lanciare la proposta unitaria targata Legnini. Vicini a Luciani, diversi colleghi ed ex colleghi del chietino.
Il confronto tra le forze in campo appare quindi piuttosto sbilanciato a favore di Michele Fina, anche perché lo stesso segretario della provincia di Chieti del Pd, Gianni Cordisco, pur senza esprimere direttamente preferenze, spinge verso il rilancio unitario, anche se frena sulla questione del rinnovamento generazionale a tutti i costi: «Al di là della futura composizione, serve uno spirito unitario per rilanciare un Pd che deve guardare all’Abruzzo 2030 e non più alle proprie spalle. Non è importante quale generazione guida il partito, ma a quale generazione si rivolge. Tutto il centrosinistra ha bisogno di un Pd forte, infatti è stato dimostrato che dove non c’è un Pd forte il centrosinistra non vince».
Un’unità che però evidentemente si potrà costruire solo dopo le primarie, visto che Luciani sembra intenzionato a mantenere la propria proposta, salvo improbabili colpi di scena: «Se il Partito dovesse decidere per una terza figura che possa realmente incarnare quei principi che muovono il tuo, il mio e l’impegno di altri tanti e tanti compagni che credono nel futuro, – aggiunge infatti Luciani rivolto a Zingaretti – non esiterei neppure per un attimo a compiere un passo indietro». Non appare però verosimile che il segretario Zingaretti entri a gamba tesa sulle primarie abruzzesi, indicando una figura “terza” tra i due contendenti.
Insomma, la sfida tra Fina e Luciani alla fine – salvo imprevedibili sviluppi – si farà e probabilmente si risolverà a favore del primo, considerate le forze in campo. Da quel momento inizierà la vera sfida: lasciarsi alle spalle i vecchi meccanismi fatti di correnti e minoranze interne che hanno indebolito il partito che, con la nuova fase lanciata da Zingaretti, tenta disperatamente di tornare sull’onda.