Centro storico, la carica dei 1500: i numeri della ricostruzione

I numeri della ricostruzione nel centro storico dell’Aquila. I cantieri, gli operai e tutta la massa critica difficile da gestire nel post sisma.
È così difficile trovare una soluzione al burrascoso rapporto tra i lavori della ricostruzione e la vivibilità del centro storico? Residenti e commercianti che lamentano la mancanza dei parcheggi in centro, “occupati” tutto il giorno dai mezzi della riscostruzione o degli stessi operai che ci lavorano, via vai di mezzi pesanti e scarichi, tra polveri e rumori. Dall’altra parte, ditte e persone che lavorano, strette nella maglie di un centro storico di difficile gestione nel post sisma.
A spiegare il difficile rapporto tra le due esigenze, i numeri della ricostruzione. Solo all’interno del centro storico dell’Aquila sono attivi ben 220 cantieri, secondo i dati gentilmente forniti dagli uffici Ance. Questo significa che, con una media di 4,5 operai a cantiere (numero stimato al ribasso considerando solo i cantieri ordinari), sono circa un migliaio gli operai che tutti i santi giorni “invadono” il centro storico per lavorare. Oltre agli operai, da contare la presenza di tecnici e titolari di ditte, un altro piccolo esercito da 300 persone che pure raggiungono il centro per questioni di lavoro. Da considerare, inoltre, i fornitori che devono andare in cantiere per misurazioni e altre attività legate alle forniture, quindi quotidiamente almeno 1500 persone (ma il calcolo è al ribasso) si recano in centro storico per lavorare alla ricostruzione.

E questi sono i numeri dell’affluenza in centro storico solo per quanto riguarda gli addetti alla ricostruzione. A loro, si sommano tutti gli “utenti” del centro, dai commercianti ai clienti, agli esercenti e agli altri lavoratori dei vari uffici, fino ai residenti. Impossibile calcorare con precisione il totale del “popolo del centro”, ma è chiaro che si tratta di un’affluenza ampia e variegata che deve muoversi in un centro in ricostruzione. È evidente che si tratti di una massa critica di difficile gestione, almeno finché non diminuiscono i cantieri. Andrà benissimo individuare parcheggi alternativi o regolamentare la viabilità, ma si tratta di limitare disagi sostanzialmente inevitabili nel breve periodo. A chi è data la possibilità di rientrare in centro o riaprire attività, certamente – nei limiti del possibile all’interno del più grande cantiere d’Europa – va riconosciuto il diritto di farlo al minimo possibile dei disagi, d’altra parte non si può dimenticare il fatto è che se questi disagi ci sono, sono dovuti ad attività imprescindibili, come quelle della ricostruzione.
Si possono regolamentare meglio, per diminuire i disagi? Probabilmente sì, anche se l’ANCE chiede regole condivise, per non danneggiare i lavoratori della ricostruzione. Anche perché sarà pur vero che un esercito di 1500 persone (con relativi mezzi) possa creare problemi di viabilità e parcheggi, ma non possiamo dimenticare che dopo le 17 e soprattutto nelle ore serali, a cantieri chiusi, la situazione non migliora granché. In più di un’occasione sono stati segnalati parcheggi selvaggi (in alcuni casi che ostruiscono intere traverse) e automobilisti che attraversano il centro storico infischiandosene di divieti e segnalazioni. Colpire i lavoratori con regole rigide, lasciando alla più completa “autogestione” il centro storico nelle ore serali sarebbe quindi di difficile comprensione. Di certo c’è che prima si completa la ricostruzione, prima si può tornare alla “normalità” anche per questo tipo di problematiche. Nel frattempo, gli amministratori si adoperino per limitare i disagi e i cittadini comprendano che, finché non viene ricostruito, non si può vivere in un centro storico terremotato, come se non lo fosse.