Gran Sasso, cronaca da un mondo sospeso

Sui Sentieri Del Cuore vi porta sulla Direttissima che conduce al Corno Grande.
Una tavolozza di colori, paesaggi e stagioni tutt’insieme: questo è quel che si prova mentre si percorre la Direttissima che ti porta sul tetto dell’Appennino. Ogni volta nuova, diversa, mai uguale alla precedente.
E’ martedì 25 giugno. La temperatura è buona, il sole c’è, ma le raffiche di vento tengono a bada il calore.
Si parte di buon ora dal piazzale di Campo Imperatore, si costeggiano Osservatorio e Giardino Botanico.

A sinistra spunta il primo rifugio: il Duca degli Abruzzi. Proseguiamo oltre, tenendo la destra, senza toglier tempo al tempo. Il cammino è appena iniziato.
Il sentiero accarezza i pendii della Portella e conduce a quota 2.335 metri sulla Sella di Monte Aquila.
Dopo una manciata di passi ecco un altro bivio. I miei occhi sono puntati sulle “bandierine” biancorosse CAI, tracce rassicuranti sulle ghiaia. In alto c’è il Sassone, sembra lontano.

La salita è a tratti faticosa per via dei detriti mobili che richiedono più energia. Una volta raggiunto il grande macigno, primo punto di riferimento, una pausa per ammirare ciò che lasci alle spalle e ciò che ti aspetta è doverosa.

L’aria è buona e l’entusiasmo è tanto. Con me solo pensieri belli e desiderio di raggiungere la cresta sovrastante. Qualche decina di metri e si conquista un altro bivio.
Lasciamo a destra la deviazione per La Comba ed il Bivacco Bafile, promettendomi che in estate inoltrata ci tornerò.
Forse da qui comincia la vera salita. Alzo il livello di guardia, ogni passo e ogni roccia toccata e superata sanno di soddisfazione e conquista. Stupore e timore di fronte alla lingua di neve a una manciata di metri dalla vetta. Immagine che regala ai miei occhi una pendenza strepitosa. Il brivido dell’altitudine e del sentirsi sospesi in aria è tutto concentrato qui.

La nebbia si fa ingombrante e non si può godere purtroppo del paesaggio che il Gran Sasso promette in giornate limpide e terse.

Si torna giù decidendo di regalarci una tappa intermedia: Rifugio Garibaldi. Un panino e una chiaccherata con una coppia del Nord che sosta da due giorni sul Gran Sasso con il desiderio di percorrerlo in lungo e in largo. Da Prati di Tivo fino a Campo Imperatore.
Siamo a una quota di 2230 metri di altezza, nella conca di Campo Pericoli, di fronte al più antico rifugio del Gran Sasso. E’ stato costruito nel 1886.

L’estiva poi, lunga e a tratti esposta, regala un panorama mozzafiato fino alla base. Ultima carezza che la montagna ti regala alla fine di una giornata meravigliosa.

Che dire… “Forse lassù è meglio”. A presto.