L’Aquila, il Raffaello “scippato” dalla chiesa di San Silvestro

L’Aquila, il Raffaello “scippato” dalla chiesa di San Silvestro. La “Visitazione” della famiglia Branconio tra leggenda e memoria storica.
“La Visitazione”, questo è il prezioso e pregiato dipinto di Raffaello, originariamente custodito nella chiesa di San Silvestro, tolto con forza agli aquilani nel XVII secolo dagli spagnoli e in mostra nel museo del Prado di Madrid.

Gli aquilani di allora che si opposero a questo “scippo” tanto da cercare di murare gli ingressi della chiesa, sono gli stessi di adesso che hanno smesso da tempo di sognare di poterlo riavere, seppure in prestito, magari per qualche mostra anche perché dal Prado in tal senso non c’è mai stato nessun segnale di apertura.
Si sono spese a riguardo le associazioni cittadine, le istituzioni e anche la Fondazione Carispaq ha tentato un canale di comunicazione con la Spagna per poter poter riavere, seppure per poco, un gioiello artistico di pregio mondiale.
Un’opera che oggi attrae molti visitatori, per la lucentezza dei colori e per la sua grandezza, circa 2 metri x 1,5.
Al posto dell’originale, nella nicchia della famiglia Branconio, committente del dipinto, c’è stata per lungo tempo una copia; la chiesa ha subito inoltre notevoli danni dalla furia del 6 aprile 2009.
Ma finalmente Iil 3 luglio anche questo gioiello artistico e architettonico riaprirà ai fedeli e ai visitatori, riportata al suo splendore, dopo la furia distruttrice del sisma del 6 aprile.
Vale sicuramente la pena ricordare la storia, anche dolcissima e fatta di amore familiare che portò alla luce “La Visitazione” e che vede Raffaello, artista indiscusso e genio del suo tempo, legato a doppio filo con la storia antichissima della città
Il dipinto risale al 1517 e venne commissionato da Giovanni Branconio, pronotaro apostolico aquilano e molto influente a Roma all’amico Raffaello.
Che cos’è la “Visitazione”? Si tratta di un’immagine famosa dell’iconografia cattolico cristiana, ovvero la visita che Maria fece alla parente Elisabetta dopo “l’annuncio” che sarebbe diventata madre di Gesù.
Una scelta non casuale, ma un omaggio che Giovanni Branconio volle fare alla sua famiglia: Elisabetta era il nome di sua madre e il figlio si chiamava come lui Giovanni Battista.
E Raffaello, anche in virtù di una fraterna amicizia che lo legava a Giovanni Branconio, era sicuramente la persona più adatta per dipingere un’opera così carica di buoni sentimenti.
Infatti il dipinto fu poi donato da Giovanni Branconio al padre, Marino. Dietro la tela è inciso: “Raphael Urbinas fecit, Marinus Branconius fecit fieri”.
Secondo alcuni storici dell’arte Raffaello fu aiutato nella esecuzione del dipinto dai suoi allievi Giulio Romano e Gian Francesco Penni.
Il dipinto rimase fino al 1655 nella cappella della famiglia presso la chiesa di San Silvestro, che gravitava vicino allo storico palazzo “de Branconio”, quello che delle volte viene confuso, per una mera questione di omonimia, con quello di Roma, palazzo Branconi dell’Aquila, demolito intorno al 1660 per permettere la costruzione di uno slargo davanti al colonnato della piazza San Pietro.
La Visitazione dopo essere stata sottratta con forza dalle truppe occupanti spagnole, venne trasportato in Spagna alla corte di Filippo IV.
Anche il Pontefice Alessandro VII non fece nulla contro questa usurpazione, anzi pensò bene di “benedire” il trafugamento del dipinto di Raffaello dichiarandolo: “Libero dono in omaggio alla Maestà Cattolica, tanto benemerita della Santa Sede”.
A riguardo poi nel tempo la storia si è mescolata anche alla leggenda, alcuni storici dell’arte hanno anche avanzato l’ipotesi che il Papa avesse venduto il quadro al re di Spagna Filippo IV, e che il trafugamento all’Aquila fosse solo una messinscena orchestrata alle spalle degli stessi cittadini e degli eredi dei Branconio.
Sempre lo stesso Pontefice, qualche anno dopo, ordinò anche la demolizione del palazzo romano dei Branconio dell’Aquila, disegnato anche quello dallo stesso Raffaello.
Una demolizione che venne giustificata per permettere la costruzione di uno slargo davanti al colonnato della piazza San Pietro.
Si conosce la conformazione di questo splendido palazzo grazie ad alcune stampe, sono inoltre conservati i disegni di progetto con alcune varianti che mostrano la genesi delle innovazioni linguistiche di Raffaello.
La “Visitazione” anche in Spagna ha subito nei secoli diversi passaggi, dapprima dal palazzo reale dell’Escorial venne trasferito nel 1814 al Louvre di Parigi per poi tornare nuovamente in Spagna, al Prado, intorno alla metà del XIX secolo.
Pittoresca e curiosa la descrizione che oggi accompagna il dipinto, secondo la quale, la Visitazione è frutto di un acquisto.
“El cuadro fue encargado por Giovanni Branconio, protonotario apostólico, en representación de su padre, Marino Branconio, para la capilla familiar en la iglesia de San Silvestre de Aquila. Adquirida acquistata en 1655 por Felipe, quien la depositó en el Monasterio de El Escorial. Ingresó en el Museo del Prado en 1837”.
La foto allegata all’articolo è stata scattata all’interno del Prado da un collaboratore del Capoluogo.it.