Acqua, bene prezioso e trascurato

8 luglio 2019 | 09:12
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Acqua, bene prezioso e trascurato

La gestione dell’acqua va affrontata in tutti i suoi aspetti: è la Regione a dover giocare un ruolo primario. L’opinione di Piero Carducci, economista

Di acqua si parla solo quando ci sono problemi, come nel caso delle ricorrenti alluvioni o della siccità di questi giorni.

Se ne parla per alcuni giorni, poi tutto si dimentica e riprende l’andazzo della scarsa attenzione verso questa preziosissima risorsa, che per il 99% viene sprecata per cattiva gestione.

La governance dell’acqua dovrebbe essere priorità della politica. A causa dei cambiamenti climatici tutta l’area del Mediterraneo andrà incontro ad una riduzione della disponibilità delle risorse idriche e ad un aumento della loro variabilità a causa di frequenti fenomeni estremi, come piogge intense o prolungati periodi di secca. Nel frattempo la domanda d’acqua e gli usi dell’acqua tenderanno ad aumentare e la disponibilità d’acqua diventerà ancor più scarsa in futuro. Una questione cruciale che non può essere certamente affrontate da un singolo Comune o da un singolo ente.

La gestione dell’acqua va affrontata in tutti i suoi aspetti, dalla captazione, alla distribuzione, al risparmio nei consumi fino alla depurazione ed è la Regione a dover giocare un ruolo primario.

Uno dei primi obiettivi della nuova amministrazione dovrebbe essere quello di mettere ordine in un settore molto trascurato in passato: basti pensare alla cattiva gestione dei depuratori, all’inquinamento dei fiumi e dei laghi, alla obsolescenza degli impianti di irrigazione (con conseguente enorme spreco) ed alla vetustà delle reti. Occorre assicurare al più presto una “governance” complessiva e coerente delle risorse idriche, sempre più scarse e da regolare, il che significa condurre a comune denominatore le molte (troppe) autorità, organismi, consorzi, enti e comitati che operano nel campo dell’acqua.

La prima questione importante che occorre affrontare è quella degli enti gestori.

Occorre una operazione verità sui conti delle società di gestione, premessa per il loro rilancio e per la ripresa degli investimenti del ciclo idrico integrato. L’Abruzzo deve gestire la sua acqua, un bene comune che, altrimenti, sarebbe gestito sulla base di mere logiche di profitto, un male per tutti come insegna l’esperienza di altre regioni che hanno aperto le porte a giganti stranieri.

La seconda questione importante che occorre affrontare è quella della governance regionale.

Il buon governo dell’acqua è l’obiettivo finale, pilastro della sostenibilità nell’uso delle risorse naturali, ma anche l’elemento decisivo per il benessere sociale e per la crescita economica. La governance non funziona come dovrebbe ed occorre una profonda riforma e semplificazione dell’ERSI. Grande il lavoro da fare, come massicci investimenti sulla depurazione e sulla valorizzazione dei fanghi, temi centrali per la salute pubblica e per fare una agricoltura di qualità. L’acqua può divenire una grande risorsa che la regione potrà esportare oltre che ben utilizzare.

La terza questione importante è quella della consapevolezza.

E’ mancata sinora la consapevolezza che il buon governo dell’acqua rappresenta non solo pilastro della protezione ambientale e della sostenibilità nell’uso delle risorse naturali, ma soprattutto elemento decisivo per la salute dei cittadini e per le attività produttive.

La disponibilità di acqua è di essenziale importanza per la sostenibilità dello sviluppo di un territorio e della qualità di vita della popolazione nel lungo periodo.

La gestione della risorsa idrica richiama la centralità della pianificazione, un momento complesso che coinvolge una pluralità di enti e che si impernia sui gestori locali. Questo anche per affrontare compiutamente il problema, per noi abruzzesi rilevante, del dissesto idrogeologico collegato al rischio idraulico. La scelta obbligata di agire sulla base di una visione unitaria è del resto coerente a tutta la legislazione in materia.

Questi problemi dovranno essere rapidamente affrontati perché l’Abruzzo è in ritardo.

Sono sfide alle quali non possiamo sottrarci: la protezione dell’ambiente e la salvaguardia delle caratteristiche del nostro territorio sono garanzia di elevata qualità della vita, ma anche della preservazione delle peculiarità dell’ambiente antropico e culturale che ci derivano dalla nostra storia, dalla nostra cultura e “fanno” la tipicità del made in Italy.