Campo Pericoli, l’anfiteatro del Gran Sasso






L’anello di Campo Pericoli abbandona le vie più affollate per perdersi tra le silenziose doline della conca, tra le fioriture, i camosci, i vecchi stazzi pastorali, i nevai residui. Davanti agli occhi le cime più belle del Gran Sasso
Un anfiteatro, un attento padrone di casa, un meraviglioso branco di camosci, una vipera orsini, il giallo predominante dell’isatis allionii che spicca sul grigio della ghiaia e un cielo turchese senza eguali. Questi sono gli ingredienti di un’escursione appagante. Campo Pericoli si mostra così in una splendida giornata di metà luglio.
Una passeggiata adatta a tutti, anche ai piccoli escursionisti volenterosi. Partenza da Campo Imperatore, direzione Passo del Lupo, sentiero che taglia il Monte Portella, rifugio Garibaldi, Monte Aquila ed Estiva per tornare al punto di partenza.

Otto chilometri tra valli e orizzonti tutti diversi in questa conca di origine glaciale. Visibile la corona di vette che rendono il panorama seducente e irresistibile insieme ai paesi e alla città. Ecco il Terminillo con qualche lingua di neve, ancora più in lontananza si scorge un timido Velino, l’altopiano delle Rocche, il Sirente che appare maestoso e la Maiella.

Di fronte il Corno Grande, fedele compagno di questa escursione, il suo vicino Pizzo Intermesoli e uno splendido Pizzo Cefalone. Irrefrenabile il desiderio di raggiugere la sua vetta.

Doline, vallette verdi, ghiaioni che portano dritti al rifugio Giuseppe Garibaldi, siamo a 2231 metri di altitudine. Il valore storico è eccezionale: è il primo rifugio costruito nel gruppo montuoso nel 1886. Da qui è possibile arrivare in vetta al Corno Grande in circa due ore e mezza.

Ma questa volta il percorso è un altro.
Superato il rifugio si prosegue per chiudere il cerchio: e allora ecco che si attraversa e si conclude l’anello intraprendendo la Estiva che riporta al piazzale di Campo Imperatore.
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