Controlli a tappeto nei locali in centro, la protesta di un commerciante

“Abbiamo puntato sul centro storico, viviamo sotto lo scacco di controlli continui, ma è una spada di Damocle nociva per la nostra attività”.
Questo il succo della protesta di un commerciante del centro storico dell’Aquila che ha contattato la redazione del Capoluogo.it per segnalare quello che definisce “un eccessivo rigore da parte delle autorità competenti”.
Si tratta di un imprenditore nel campo della ristorazione che come ha tanti ha puntato sul centro storico della città, aprendo un’attività dopo il terremoto del 6 aprile 2009 e che cerca di portare avanti pur tra tante difficoltà.
“Viviamo sotto lo scacco di controlli a cadenze molto brevi di ogni genere – spiega – dalla Asl, alla Guardia di Finanza, passando per Siae e Ispettorato del lavoro. L’ultima volta erano in 15, quasi non ci si entrava”.
“Una situazione che mi pesa – aggiunge – io lo so che è il loro lavoro ma anche io devo fare il possibile per portare avanti il mio. Ho dovuto rifiutare ordinazioni sia sul posto che tramite il circuito di Just Eat, con un danno non indifferente”.
“Nei prossimi giorni comunque voglio sentire anche gli altri colleghi intorno, capire la loro situazione e valutare insieme una pacifica soluzione”, continua.
“L’ultima volta mi hanno detto che cucina era sporca – aggiunge – e va bene, ma il locale era in funzione e loro non sono venuti in orario di apertura o chiusura, ma ci starò più attento. Non è che non voglio i controlli, ci mancherebbe, la legge c’è e va rispettata ma un margine di tranquillità anche per noi sarebbe giusto!”.
“Se vogliono un centro tranquillo e silenzioso noi glielo lasciamo, ma così quando si ripartirà davvero? Ci si lamenta di tutto, anche di qualche rumore serale. Se vogliono rigore e silenzio noi molliamo a questo punto!”, conclude.