Finanziamento ai partiti, i politici ballano da soli

I bilanci dei partiti politici: cala il 2×1000, aumentano le donazioni private. Ma nella maggior parte dei casi si tratta di donazioni degli eletti.
Lo studio di Openpolis.it illustra come si finanziano oggi i partiti politici: cala il 2×1000, aumentano le donazioni degli eletti.
«Con l’abolizione dei rimborsi elettorali, il sistema dei partiti ha dovuto reggersi su 2 strumenti. Da un lato il 2×1000, il nuovo canale del finanziamento pubblico. Dall’altro le donazioni private, per cui erano state previste delle importanti agevolazioni fiscali. Alla luce dei dati esposti nei bilanci dei partiti, questi due metodi di finanziamento hanno funzionato solo in parte. Le donazioni da privati segnano una crescita, ma in realtà a crescere sono soprattutto i contributi degli eletti al partito di riferimento. Parallelamente, il 2×1000 incassato dai partiti vale poco più della metà di quanto teoricamente stanziato». A spiegarlo, una ricerca di Openpolis sui bilanci depositati per il 2018.
Finanziamento ai partiti, in calo il 2×1000.
«Il 2×1000 è il metodo di finanziamento pubblico introdotto con il decreto 149/2013. Non più una cifra fissa (91 milioni di euro, e fino al 2012 il doppio), spartita in base ai risultati elettorali di politiche, europee e regionali. Ma una quota dell’irpef che ogni contribuente può scegliere se destinare ad una forza politica iscritta nell’apposito registro. Questo strumento non ha raggiunto appieno il suo obiettivo. A fronte di uno stanziamento che dal 2017 vale circa 25 milioni di euro, il 2×1000 incassato dai partiti vale poco più della metà (56%) di quella cifra».
Finanziamento ai partiti, i politici ballano soli.
«Accanto al 2×1000, si mirava ad incrementare le entrate da donazioni private, prevedendo delle agevolazioni fiscali (detrazioni irpef e ires del 26% su quanto donato alle forze politiche, per cifre comprese tra 30 e 30mila euro). Dopo un calo costante tra 2013 e 2016, a partire dal 2017 si osserva una ripresa del finanziamento privato. In coincidenza con l’anno delle elezioni politiche, la necessità di finanziare la campagna elettorale ha aumentato in modo consistente le donazioni private». Tra il 2017 e il 2018 l’aumento è stato del 42%. «Ma, come anticipato, anche questo non può essere letto come un segnale di salute. Le donazioni da privati mostrano una crescita importante, ma in realtà si tratta soprattutto delle quote di indennità che gli eletti versano ai partiti. +62% le donazioni da parlamentari tra 2017 e 2018. Le casse delle forze politiche diventano quindi sempre più dipendenti dai contributi dei loro eletti. Nel 2018 circa il 40% delle loro entrate è arrivato da questa fonte».
L’impatto sul sistema politico.
«I nuovi meccanismi di finanziamento hanno conseguenze decisive sul sistema politico. Con la dinamica attuale avere tanti eletti, in particolare in parlamento, ha un effetto a catena sulle risorse cui una forza politica può accedere. Più eletti significa più donazioni. Difatti, quasi tutte le forze politiche prevedono, con statuti o regolamenti interni, che i propri parlamentari, consiglieri regionali, membri di giunte e presidenti di regione, versino una quota della loro indennità al partito. Ma più eletti significa anche più contributi ai gruppi parlamentari. Una forma di finanziamento pubblico, pari a 53 milioni di euro annui, che non è stata intaccata dalle riforme degli ultimi anni. Per questa ragione la vera cassa è oggi rappresentata dai gruppi di Camera e Senato. In questo sistema quindi i partiti sono più deboli, dal momento che la loro sopravvivenza e la loro azione politica dipende sempre di più da quanti seggi hanno a disposizione.
Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
– Costituzione italiana, art. 49.
***Per il 2018 al momento della raccolta dati (luglio 2019) non sono stati rintracciati i bilanci di Scelta civica, Sinistra italiana, Italia dei valori, Movimento la Puglia in più, Energie per l’Italia.