Ferdinando Di Orio, chiesta la scarcerazione

L’ex rettore Di Orio sarebbe ricoverato nell’infermeria del carcere romano di Rebibbia per le precarie condizioni di salute.
Questa frase di Arthur Shopenhauer ben sposa con il pensiero dell’opinione dei tanti aquilani che in queste ore, stanno esprimendo solidarietà e vicinanza all’ex rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio, rinchiuso da circa un mese nel carcere romano di Rebibbia.
Una vicinanza a Di Orio che va a braccetto con “l’umana pietas” nei confronti di un uomo, anziano, provato anche da gravi lutti familiari.
Studenti, tanti docenti e anche semplici cittadini hanno utilizzato i social per ricordare quanto fatto da Di Orio nelle vesti di rettore per l’Ateneo soprattutto all’indomani del terremoto del 2009, dispiaciuti per un uomo di 71 anni, in carcere in virtù della nuova legge “Spazzacorrotti”, così ribattezzata e tanto voluta dal Movimento 5 Stelle.
Ferdinando Di Oriosta scontando una pena definitiva di due anni e mezzo per induzione indebita nei confronti del docente e in passato anche amico, Sergio Tiberti.
All’ex rettore, che è stato anche senatore nelle fila del centrosinistra è stata applicata in forma retroattiva la recente norma “Spazzacorrotti” voluta e così ribattezzata dal Movimento 5 Stelle.
Le legge prevede, per reati del genere, l’immediato arresto dopo il terzo grado di giudizio e la reclusione in carcere anche con una pena inferiore ai 4 anni.
Ci si chiede per l’appunto in queste ore, come mai una pena così severa nei confronti di una persona di una certa età, “quando assassini e malviventi stanno ancora in giro o possono godere dei domiciliari”, è uno dei tanti commenti presi dal social.
Nei giorni scorsi ha ottenuto i domiciliari anche Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia, finito in carcere a settembre per scontare una pena complessiva di 7 anni e sei mesi, ridotti a 5 per un’avvenuta prescrizione.
La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha sollevato d’ufficio la questione di legittimità costituzionale sulla “Spazzacorrotti”.
“Le sue condizioni di salute non sono compatibili con il carcere”. Lo dicono gli avvocati di Di Orio, Mauro Catenacci del foro di Teramo e Guido Calvi, del foro di Roma (ex componente del Consiglio superiore della magistratura).
I due legali hanno presentato una richiesta di scarcerazione e l’affidamento ai servizi sociali; l’udienza si terrà il prossimo 19 settembre.
Di Orio, secondo i suoi legali, “è in uno stato di prostrazione”, e sembrerebbe essere ricoverato nell’infermeria del carcere per le precarie condizioni di salute.
“La storia del professor Di Orio – spiega Catenacci al microfono del Capoluogo.it – non merita un epilogo così vessatorio, per questo siamo fiduciosi che questa situazione così gravosa possa finire”.
“E sulla legittimità della Spazzazorrotti – ha detto Catenacci, “purtroppo, sull’articolo 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario sta prevalendo, in questo come in altri casi, l’interpretazione più sfavorevole, da noi e da molti altri fin da subito contestata”.
Per effetto di questa legge, nei giorni scorsi è finito in carcere anche Lorenzo Castè, ex consigliere regionale ligure di Rifondazione, condannato per la vicenda “spese pazze”.
“Il nostro assistito sta vivendo un momento molto difficile, ma è forte e non si arrende. Comprendiamo benissimo come possa essere duro per lui questo stato di cose, per questo siamo fiduciosi e contiamo di avere una buona risoluzione delle vicenda entro la fine dell’estate”, conclude l’avvocato.