Arrosticini abruzzesi vs kebab: vince la rustella

15 agosto 2019 | 08:32
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Arrosticini abruzzesi vs kebab: vince la rustella

In estate si mangia più spesso fuori, complice il caldo e le tante feste organizzate da Nord a Sud: sulle tavole di pub, sagre e eventi per il 69 % degli italiani ci sono sempre gli arrosticini abruzzesi

In estate si mangia più spesso fuori, complice il caldo e le tante feste organizzate da Nord a Sud dello stivale e sulle tavole di pub, sagre e eventi per il 69 percento degli italiani c’è sempre l’arrosticino abruzzese, da Brescia a Canicattì.

Il dato è stato rilevato da un’indagine di Coldiretti/Ixè.

Lo street food preferito è il cibo della tradizione locale, che va dalla piadina agli arrosticini abruzzesi fino agli arancini siciliani, scelto dal 74% dei consumatori; il 16% predilige la cucina internazionale e solo il 10% alimenti etnici come il kebab o il sushi.

Si mangia tanto  street food perchè è comodo e costa poco. Sembra una tradizione moderna ma in realtà già gli antichi Romani mangiavano in piedi e in modo veloce.

E In Italia le cose buone non mancano, grazie a una tradizione gastronomica praticamente millenaria.

Non ci sono solo gli arrosticini e la piadina romagnola, ma anche il baccalà fritto alla romana o le alici, la polenta fritta veneta, le focacce liguri, il pesce fritto e gli immancabili panini ripieni con le tipiche farciture locali.

Secondo Coldiretti, la passione per il cibo di strada ha favorito la crescita del comparto con quasi tremila tra sedi di impresa, secondarie e unità locali attive, in aumento del 48% fra il 2014 e il 2019 secondo i dati della camera di commercio.

Più di un’attività su quattro, conclude l’indagine della Coldiretti, è un’impresa femminile (28%) e una su cinque di giovani (21%).

“Alla crescita del fenomeno dello street food però si accompagna – denuncia Coldiretti – un preoccupante perdita del radicamento territoriale e un impoverimento della varietà dell’offerta, ma anche il rischio di uno scadimento qualitativo con preoccupanti riflessi sul piano sanitario. Si assiste, in particolare, ad un progressiva tendenza alla vendita nei centri storici di alimenti lontani dalle tradizioni gastronomiche locali, con un appiattimento e una omologazione verso il basso che distrugge le distintività”.

“A sostenere il percorso di qualificazione dell’offerta alimentare in questo settore ci sono gli oltre mille mercati degli agricoltori che – sottolinea la Coldiretti – si sono diffusi in molte grandi e piccole città grazie alla Fondazione Campagna Amica che ha realizzato la più vasta rete di vendita diretta a livello mondiale. Una realtà in grado di soddisfare anche le recenti tendenze salutistiche con l’offerta di frutta presentata in tutte le diverse forme, dai centrifugati ai frullati, dagli smoothies ai pezzettoni, insieme alla classica fetta d’anguria. In questi mercati si trovano prodotti locali del territorio, messi in vendita direttamente dall’agricoltore nel rispetto di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale, sotto la verifica di un sistema di controllo di un ente terzo.