Crisi di Governo, quando la fake news diventa realtà

21 agosto 2019 | 11:24
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Crisi di Governo, quando la fake news diventa realtà

Si “avvera” la fake news sulle dimissioni del premier Conte. Lo scenario della crisi di Governo. Strade segnate e colpi di scena in agguato.

Giuseppe Conte ha rimesso il proprio incarico di Presidente del Consiglio nelle mani del Presidente della Repubblica. “Non ci sono le condizioni per andare avanti. Torno dai miei alunni”, ha detto ai cronisti, che lo attendono per la conferenza stampa in tarda serata. Nel frattempo è atteso al Colle Giorgetti per il conferimento di un mandato esplorativo, come si apprende da fonti del Quirinale.

Questo il testo della fake news attribuita lo scorso 8 agosto ad un’accreditata agenzia di stampa, prontamente smentita dalla stessa agenzia. Il lancio era rimbalzato nelle chat dei parlamentari, per poi finire inevitabilmente in quelle dei giornalisti. L’aria era già quella di una piena crisi politica tra Lega e Movimento 5 Stelle, quindi la fake news è risultata piuttosto credibile. Tanto credibile che, a distanza di due settimane, si è avverata.

Dopo un duro confronto in Senato, infatti, nella serata di ieri il premier Giuseppe Conte è stato effettivamente ricevuto da Mattarella per le dimissioni, nonostante la “sfiducia” non sia stata nemmeno votata. D’altra parte è stato subito chiaro dagli interventi in Aula che il Governo gialloverde era comunque arrivato al capolinea.

A questo punto, però, difficilmente la “profezia” si avvererà al 100%. Il mandato esplorativo a Giorgetti, infatti, non rientra tra le normali procedure di crisi. Con più probabilità, Mattarella chiederà a Conte di tornare in Parlamento per verificare se sarà possibile far convergere una nuova maggioranza sulla sua leadership. Sarà possibile, secondo i numeri in Parlamento, solo con un’alleanza con il PD. Diversamente si tenterà la strada del Governo di scopo, per traghettare il Paese alle elezioni.

In realtà ci sarebbe una terza via, difficile da percorrere, ma sempre sul tavolo: una conferma dell’alleanza Lega-M5S, ma senza Salvini. «Con i parlamentari della Lega – conferma il senatore abruzzese del M5S, Gianluca Castaldi, al microfono del Capoluogo.it – abbiamo lavorato benissimo e abbiamo ottimi rapporti. I problemi non sono sorti con loro, ma con Salvini, che per noi ormai è un capitolo chiuso». Difficile però immaginare che la Lega scarichi da un giorno all’altro il leader che ha portato il partito agli attuali consensi, per proseguire l’esperienza di Governo.

Per il resto, il senatore Castaldi sottolinea: «Bisogna dare atto al M5S, tanto denigrato, di aver permesso alla Nazione di avere un Presidente di spessore, una persona per bene come Giuseppe Conte, e questo ieri è emerso in maniera evidente. A questo punto si aprono mille scenari, il più probabile mi sembra il voto». E su un’eventuale convergenza con il PD, «bisogna vedere quale PD, visto che l’attuale segretario Zingaretti non controlla i gruppi parlamentari. Renzi ha fatto un discorso di apertura giocando sul fatto che non si può andare in esercizio provvisorio, ma sappiamo tutti che il suo vero scopo è quello di non andare subito al voto, in quanto non farebbe in tempo a staccarsi e fare liste».

Intanto arrivano le reazioni politiche proprio dal PD: «Bene la crisi di un governo che ha fatto male all’Italia» commenta il segretario regionale del Pd, Michele Fina al microfono del Capoluogo.it. «Alcuni dei principali danni inferti sono stati elencati ieri in Senato dallo stesso Presidente del Consiglio Conte. Avrei preferito, per il bene del Paese, che la crisi si fosse consumata prima e non alla vigilia di una manovra di bilancio necessaria e allo stesso tempo molto delicata. Per fortuna siamo nelle sagge mani del Presidente Mattarella». Per quanto riguarda la posizione del partito, «il PD oggi in Direzione sarà unito e darà un mandato molto forte al segretario Zingaretti. La via maestra sono le elezioni, ma non saremo sordi ai giusti appelli per una nuova maggioranza di emergenza nazionale. Naturalmente tutte le distanze che in questo ultimo anno abbiamo preso dai peggiori provvedimenti di questo governo dovranno ritrovarsi in un nuovo eventuale programma che sia, quindi, in totale discontinuità dal governo Conte. Il PD non potrà in alcun modo rinunciare ai suoi principi e ai suoi valori per sostenere un Governo senza respiro. Quindi davvero questo è il tempo della chiarezza assoluta sulle cose che servono al Paese; solo così potremo uscire da una crisi che è stata ed è a tratti surreale».

Insomma, il PD non chiude al dialogo per un nuovo Governo, a patto che si delinei una forte discontinuità con il precedente. Sarà possibile farlo con lo stesso Conte? Difficile prevederlo, ma una seconda via potrebbe essere rappresentata dal presidente della Camera, Roberto Fico. Il presidente del Consiglio rimarrebbe ai 5 Stelle, ma con un profilo più vicino (almeno per sensibilità) al centrosinistra.

Per quanto riguarda la Lega, l’unica via è quella delle elezioni. Il partito di Salvini, infatti, non ha forza sufficiente in Parlamento per determinare una nuova maggioranza senza il M5S e difficilmente scaricherà il suo leader per accontentare gli ex alleati: «Da uomini liberi – scrive il deputato leghista Giuseppe Bellachioma, coordinatore regionale del partito – torniamo al voto e facciamo che a decidere sia il popolo Italiano. Noi non abbiamo paura!».

(foto di copertina da Adnkronos)