Conte bis, al varo il Governo giallorosso

29 agosto 2019 | 13:27
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Conte bis, al varo il Governo giallorosso

Il premier dimissionario Giuseppe Conte riceve il nuovo incarico da Mattarella. Oggi iniziano le consultazioni per il varo del nuovo Governo “giallorosso”.

Oggi inizieranno le consultazioni per la formazione del nuovo Governo, dopo le dimissioni di Giuseppe Conte. Sentiti i partiti, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affidato ancora a Conte l’incarico per la formazione del nuovo esecutivo. L’accordo tra M5S e PD, evidentemente, è andato a buon fine, nonostante la spada di Damocle delle votazioni online sulla Piattaforma Rousseau. Evidentemente, i rappresentanti del M5S hanno dato ampie assicurazioni a riguardo al Capo dello Stato.

«Realizzerò un Governo nel segno della novità, che non sarà contro ma per il bene dei cittadini e per modernizzare il Paese. Voglio un Paese nel quale la pubblica amministrazione non sia permeabile alla corruzione, un Paese con una giustizia più equa ed efficiente dove le tasse le paghino tutti, ma proprio tutti, ma le paghino meno. Siamo agli albori di una nuova legislatura Ue e dobbiamo recuperare il tempo perduto per consentire all’Italia di avere il ruolo da protagonista che merita. Il Paese ha l’esigenza di procedere speditamente». Così Giuseppe Conte, dopo aver accettato con riserva l’incarico da Mattarella. Nei prossimi giorni Conte tornerà dal presidente per sciogliere la riserva, Rousseau permettendo.

«Il discorso di Conte – ha sottolineano al microfono del Capoluogo.it la deputata PD Stefania Pezzopane – è stato interessante perché rispetto all’esperienza passata marca una distanza, soprattutto sulle questioni europee e internazionali, che non sono di poco conto, ma anche sulla politica interna, quindi ritengo sia soddisfacente. Ora si tratta di capire i passaggi successivi, ma mi sembra di capire che il dado è tratto e che quindi avremo un governo in discontinuità con quello passato, con nuove politiche. Stiamo preparando il programma, anch’io sto collaborando ai tavoli, in particolare a quello sull’ambiente e territorio, vedremo adesso anche per quanto riguarda i nomi e quello che accadrà».

Intanto, all’orizzonte del nuovo Governo si staglia implacabile l’orizzonte del Bilancio di dicembre, con il quale bisognerà necessariamente mantenere gli impegni presi con l’Europa per evitare la procedura di infrazione, come concordato dal precedente Governo gialloverde. Una manovra che inevitabilmente risulterà impopolare, ma che a questo punto avrà la firma del nuovo Governo giallorosso, con la Lega che torna all’opposizione e avrà un “argomento in più” per accrescere ulteriormente il proprio consenso. Da verificare l’esito di questa scelta. Se da un lato, l’opposizione a una manovra impopolare potrà accrescere i consensi nell’immediato, se il nuovo Governo dovesse durare per tutto il resto della legislatura, potrebbe avere il tempo utile per “recuperare”. D’altra parte è dimostrato che l’elettorato ha memoria politica solo nel breve termine, quindi la mavora di “lacrime e sangue” di dicembre potrebbe non ottenere il risultato sperato dalla Lega. «Salvini ha sicuramente avuto le sue motivazioni per aprire la crisi – conferma l’onorevole Pezzopane – e ovviamente una di queste è che non voleva assumersi la responsabilità della manovra. In queste situazioni però noi non ragioniamo in termini di convenienza per il partito, ma di convenienza per il Paese. Un esercizio provvisorio avrebbe significato mancati investimenti, crollo di credibilità a livello internazionale, quindi il Paese avrebbe pagato un prezzo francamente esagerato per la scelta di un uomo solo. Comunque credo che ci siano i margini per una manovra che non sia poi così drammatica, già il M5S ha parlato di utilizzare i risparmi del reddito minimo, quindi probabilmente riusciremo a produrre qualcosa di positivo».

Per quanto riguarda gli obiettivi, «il PD ha chiesto un Governo di legislatura, di svolta. Sono d’accordo con Zingaretti, quando parla di cambio della prospettiva politica del Paese. Oggi ci sono tre forze politiche che non sono autonome». Da qui la necessità anche di rivedere la legge elettorale: «In queste settimane stiamo portando avanti un ragionamento nei colloqui con il M5S che va verso il sì alla riduzione dei parlamentari, entro però un quadro di modifica delle regole, che consentano a tutti i territori di avere rappresentanza».

Insomma, la spericolata manovra di crisi dettata da Matteo Salvini resta un’incognita per quanto riguarda gli esiti nel lungo periodo. Al momento il dato politico che si può registrare è che il M5S, forte della sua maggioranza relativa in Parlamento, dopo aver tentato la strada “a destra”, con Lega, prova con quella “a sinistra”, con il PD. Difficile parlare di incoerenza, dal M5S l’hanno sempre detto: «Schemi superati, per noi destra e sinistra sono uguali». Lo conferma il varo del nuovo Governo, che si appresta ad approntare la lista dei Ministri e il programma da sottoporre al presidente Mattarella. Dopodiché il nuovo esecutivo nazionale sarà chiamato alla prova dei fatti, con il centrodestra – riunito alla Lega – all’opposizione.