Sulmona, assistente di polizia penitenziaria aggredito da ergastolano plurirecidivo
10 settembre 2019 | 11:47

Un assistente capo di polizia penitenziaria è stato nei giorni scorsi violentemente aggredito da un ergastolano di origine pugliese all’interno del carcere di Sulmona.
Un assistente capo di polizia penitenziaria è stato nei giorni scorsi violentemente aggredito da un ergastolano di origine pugliese all’interno del carcere di Sulmona.
R.R.,poliziotto di 51 anni originario del pescarese, se l’è vista brutta ieri l’altro quando, mentre si apprestava a dare rituali spiegazioni sullo svolgimento della vita intramuraria ad alcuni detenuti, è stato dapprima aggredito verbalmente e subito dopo violentemente malmenato da un ergastolano di origini pugliesi.
Lo rende noto Mauro Nardella, vice segretario generale Uil PA Polizia Penitenziaria Abruzzo e componenti della segreteria confederale Uil CST Adriatica Gran Sasso.
«Il detenuto autore dell’insano gesto non è nuovo a questo tipo di episodi tanto da venir sottoposto al regime di sorveglianza particolare riservato a tutti i ristretti che con i loro comportamenti compromettono la sicurezza e turbano l’ordine negli istituti e dal quale è uscito solo pochi giorni orsono.»
«L’energumeno non si è risparmiato in quello che evidentemente gli riesce meglio ovvero controvertire il rispetto delle regole facendo ricorso ad aggressioni siano esse verbali che fisiche.» prosegue Nardella.
«Ci si chiede a questo punto e proprio per i suoi violenti trascorsi, (nei mesi scorsi ha più volte violato il regolamento oltre che la legge penale malmenando ed insultando altri agenti all’interno dell’Istituto di pena di Piazzale vittime del Dovere) non sia stato ancora trasferito in altro penitenziario.»
«Di solito è questo che prevede la prassi ed è questo che chiede con urgenza la Uil facendo presente che se ciò non accadrà saremo pronti a sostenere la sacrosanta richiesta di salvaguardia dell’incolumita l’incolumità di tutti gli agenti attraverso veementi manifestazioni di protesta.»
«Non possiamo più tollerare che nelle carceri italiane i poliziotti siano resi disarmati di fronte a simili situazioni. Negli ultimi anni si è molto affrontato il discorso sull’etica detentiva senza però compensare il tutto con attività volte alla salvaguardia del diritto dei baschi blu a vivere il più serenamente la già difficile professione che svolge. Il tutto senza scomodare gli incubi notturni ai quali spesso devono sottostare e che sempre più accompagnano le menti di chi andrebbe meglio rappresentato istituzionalmente parlando.»
«Al collega oggetto della vile aggressione vanno i miei più sentiti auguri di pronto ripristino dello suo status psicofisico che lo sta costringendo a starsene fuori dal servizio anche se ritengo non bastino pochi giorni prima di rivederlo sereno ammesso che ciò accadrà.» conclude Nardella.