11 settembre raccontato dalla cronista aquilana Tomassetti

11 settembre 2001: la cronista aquilana Briella Tomassetti racconta una tragedia che non è mai finita.
Tra i cronisti impegnati oggi nella giornata del ricordo della tragedia dell’11 settembre c’è anche Briella Tommassetti, giovane giornalista di origini aquilane, che ha trasmesso un reportage su Channel 5.

Le Torri Gemelle non sono solo il simbolo della Grande Mela, sono un monito per tutto il mondo, legate a una tragedia che ancora oggi è viva nella memoria di chi c’era e di chi è sopravvissuto.
Una tragedia che può ricordare solo chi c’era prima, proprio come accaduto all’Aquila, da quel 6 aprile. Chi è nato in quel giorno e in quell’anno, quest’anno è diventato maggiorenne e non conosce quella tragedia. Solo in America sono 13mila i nati in quel giorni del 2001.


Una tragedia che colpì forte anche l’Italia, in quel primo pomeriggio di fine estate quando, 19 terroristi di Al Qaeda dirottarono 4 aerei e li usarono per colpire le Torri Gemelle a New York e il Pentagono. Il quarto aereo, dirottato dai passeggeri, si schiantò in un campo.
Negli attentanti morirono 2.974 persone, altre seimila rimasero ferite. Definito ancora oggi, nonostante la scia di violenza successiva, come Il peggior attacco contro l’America da Pearl Harbor nel 1941 e il più grave della storia contemporanea.


Gli aquilani sanno benissimo il significato della parola tragedia, specie chi ha vissuto una data simbolo della città: il 6 aprile 2009. Contro la forza distruttrice di un terremoto non puoi fare nulla, se non costruire bene prima e come quella notte, cercare di metterti in salvo insieme ai propri cari.
È stata nel caso delle Torri Gemelle la violenza umana a colpire nell’intimo, con una scia di morte che ancora oggi, a 18 anni dalla tragedia, sembra non placarsi.

Perchè non ci sono stati solo i suicidi nei giorni a venire all’11 settembre, da parte di chi non ha retto al dolore per la perdita di un proprio congiunto in un modo così violento e privo di ogni speigazione logica o illogica, ma ci sono quei morti tra coloro che nell’immediato cercarono di dare una mano.
Dall’anniversario del 2018 sono morte 22 persone, 22 Vigili del fuoco che hanno perso la vita per malattie legate all’11 settembre.
E oggi, nel giorno del dolore e della commemorazione i loro nomi saranno aggiunti al Memorial Wall del World Trade Center.
Dagli attacchi le vittime tra coloro che hanno prestato i soccorsi sono state 213; i pompieri morti proprio l’11 settembre fuorno 343, 241 gli agenti di polizia di New York morti con malattie conseguenti, 23 durante le operazioni di recupero delle vittime e dei superstiti.
Secondo alcuni studi i primi a essere arrivati a Ground Zero hanno avuto il 44% di probabilità in più di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto a quanti sono arrivati dopo.
È il frutto di ricerche dell’Albert Einstein College of Medicine presso la Yeshiva University, effettuate su campioni di sangue di centinaia di membri delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco.
Numeri, tanti numeri che parlano di morte, a questi infatti si aggiungono ancora centinaia di vittime da identificare, famiglie che non hanno nemmeno una tomba dove piangere se non una croce commemorativa.
Sono numeri che raccontano anche un problema sanitario. Più di 51mila persone hanno fatto richiesta dopo l’11 settembre al fondo di indennizzo per le vittime, poi prorogato con il James Zadroga 9/11 Health and Compensation Act e allungato ancora con il provvedimento firmato dal presidente Barak Obama nel 2015 per assicurare fondi fino al 2020. Fondi che sembravano finiti la scorsa estate.
il presidente Donald Trump ha firmato la legge “Never Forget the Heroes”, per autorizzare il finanziamento fino al 2090 delle vittime degli attacchi terroristici, dopo una dura protesta, guidata dal conduttore tv Jon Stewart, nata perché “il fondo per la compensazione da 7 miliardi di dollari che era stato istituito è andato esaurito e i pagamenti delle prestazioni sono stati ridotti fino al 70%”.
Le foto del Ground Zero come si presenta oggi, allegate all’articolo, sono dell’aquilana Emanuela Lombardo.