Valter Di Carlo, una statua per celebrare gli alpini

Lo scultore aquilano Valter Di Carlo celebra ancora una volta la sua opera “a servizio di Dio e della comunità” con una statua dedicata a un alpino immolato per la Patria.

La statua, in pietra di Pacentro, raffigura un alpino nell’atto “simbolico di salire in cielo” e verrà inaugurata sabato 14 settembre alle 9 nel contesto del quarto raduno “Ricordando il Battaglione Alpini L’Aquila”.
“Ricordando il Battaglione Alpini L’Aquila” è un evento a cadenza annuale e coinvolge tutti gli alpini d’Italia e in particolare dell’Abruzzo e dei comuni del cratere sismico.
Valter Di Carlo ha voluto dare a questa statua una carica simbolica e spirituale importante, mettendo sulla pietra anche i suoi pensieri, sfogando ciò che cela nell’intimo.
L’opera di Valter Di Carlo è stata donata al Comune dal Gruppo Alpini Vaccarelli per omaggiare un eroe di guerra concittadino.

Di Carlo non è solo uno scultore; terza linea di rugby, ha militato a lungo nella società aquilana e nel 1994 con la sua squadra ha vinto lo scudetto e ha giocato anche in nazionale.
Una volta lasciato il rugby è stato campione di decathlon, detenendo il record regionale e quello di salto in alto.
In parallelo la sua passione per l’arte, in particolare per la scultura; sono tante le statue realizzate da Di Carlo, come ad esempio quelle posizionate alla Madonna Fore.
“Questa volta ho voluto omaggiare gli alpini con una statua che ne rappresenti gli ideali che li spingono da sempre. Ho voluto cercare di rendere visivo e immortale il momento in cui l’alpino, colpito a morte in guerra, viene innalzato in cielo”, spiega Di Carlo al microfono del Capoluogo.it.
“Non è più una statua, ma un martire che è andato a combattere per liberare e non per opprimere, un martire quindi degli ideali, di ciò che vale, in una dimensione in cui vengono messe le ali al cuore di tutti noi, come ci insegna Gesù Cristo, che si è immolato per liberarsi”, continua.
“Ho molto rispetto del lavoro fatto dagli alpini in ogni circostanza, in guerra come per esempio all’Aquila nel post-sisma: chi darà la propria vita per gli altri o che comunque aiuta chi ha bisogno e chi soffre, non salverà solo se stesso, ma tutta una comunità”.
Di Carlo con la statua dell’alpino ha realizzato il desiderio dell’associazione dedicata a Giovanni Vaccarelli, un alpino scomparso alcuni anni fa, medaglia d’argento al valor militare.
L’associazione dedicata a Giovanni Vaccarelli cui si fa riferimento è il Gruppo Alpini ANA “G. Vaccarelli L’Aquila 2” (il gruppo alpini dell’Aquila insieme allo Iacobucci).
“Ciò che mi spinge – aggiunge Di Carlo – non è solo la passione per l’arte e per il mio lavoro – ma è uno spirito di collaborazione cittadino. Mi faccio volontario per abbellire la città, sentendo forte la comunione con i mie concittadini, in un’ottica di positiva appartenenza e di fortissima aquilanitas!”.
E da ex giocatore di rugby lavora quindi proprio per “la squadra”: “dentro di me ci sono 3 spiriti che ho voluto riportare anche in quest’ultima opera: l’immolazione per gli altri, lo spirito di squadra che valeva per un alpino così come per un rugbista o un comune cittadino e poi lo spirito di appartenenza a una comunità abbellita dall’azione individuale basata sul volontariato”.
E secondo di Carlo tutto ciò è indispensabile anche per vivere bene, “se non si lavora seguendo questo spirito non si arriva a Dio e si muore prima, dentro. Credo che seguire anche la dimensione del Vangelo possa aiutare tutti a stare meglio, a collaborare in maniera positiva per il bene di una comunità, come quella aquilana, ancora tanto ferita dopo gli eventi sismici del 6 aprile 2009”.
E Di Carlo lo sa bene, quella notte del 6 aprile è stato un “miracolato”, riuscendo a uscire incolume con la moglie Mara e le figlie Giorgia e Ilaria, dopo che una trave di cemento aveva immobilizzato la moglie che non riusciva a liberarsi. Lui mise in salvo la famiglia scavando a mani nude.
“Il terremoto è stata una tragedia, ma comunque un’occasione per migliorarci dentro, potendo recuperare quei valori che altrimenti si rompono come è successo con il cemento”.
E lui continuerà su questa strada, “lavoro non solo con passione – conclude – ma con pietà, fede e amore. Sport, arte, poesia e spiritualità vanno realizzate tutte insieme per rimanere sempre in Dio!”.