Economia, i fontanili sono pieni ma i cavalli non bevono

13 settembre 2019 | 16:29
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Economia, i fontanili sono pieni ma i cavalli non bevono

Politica monetaria ed economia reale. La ricetta dell’economista Piero Carducci per far ripartire crescita e lavoro in Abruzzo.

La Banca Centrale Europea (BCE) riarma il “bazooka” della politica monetaria ed immette un fiume di liquidità nel sistema europeo. Una politica ultraespansiva che resterà in vigore finché necessario ed ha l’obiettivo di dare una scossa ad economie asfittiche, assopite da anni di irrazionale austerità.

Ma la politica monetaria da sola non basta. Il grande John Maynard, riprendendo un proverbio inglese, soleva ripetere che “puoi portare un cavallo alla fontana, non puoi costringerlo a bere”. D’altro canto il cavallo può bere soltanto se c’è l’acqua. Tocca quindi agli Stati membri dell’UE approfittare della generosa liquidità messa a disposizione dalla BCE e far ripartire i consumi e gli investimenti.

La BCE ha aperto i rubinetti, la fontana si sta riempiendo di liquidità monetaria, ma i “cavalli” (imprese e famiglie) ancora una volta non berranno. Il motivo è semplice: le imprese non hanno fiducia nella ripresa ed i cittadini non hanno possibilità né di spendere né di indebitarsi per farlo. Decenni di assurdi “patti di stabilità” hanno fortemente deteriorato il potere d’acquisto delle famiglie, vittime di mantra senza alcun fondamento economico come quello del “pareggio di bilancio” e del “consolidamento fiscale”.

La fontana è piena ma non c’è tiraggio, non c’è potere d’acquisto, non c’è la voglia di indebitarsi, la fontana resta piena e non si trasforma in economia reale. I cittadini si sentono precari, il lavoro è a rischio, i lavoratori autonomi arrancano, le imprese hanno i magazzini pieni di merci invendute, la redditività delle aziende è in continuo calo.

Che fare per far ripartire la crescita ed il lavoro? Limitandoci a casa nostra, l’Abruzzo, la ricetta possibile è una sola. I cavalli (famiglie e imprese) devono essere messi nella condizione di poter bere. E quindi occorre che tutti gli amministratori della cosa pubblica (dal più piccolo Comune fino alla Regione) assumano come priorità assoluta lo stimolo allo sviluppo del prodotto regionale, per via di adeguate politiche di bilancio, precondizione per generare occupazione stabile e di qualità.

Essenziale l’esigenza di rigenerare la fiducia nelle molte potenzialità dell’Abruzzo, stimolare gli operatori economici ad investire, attrarre imprese e creare nuove attività, con l’obiettivo perseguito e dichiarato della crescita. Ma la liquidità abbondante diventa investimenti solo se Regione e Amministrazioni sono amiche dell’impresa, se la burocrazia funziona, se c’è predisposizione ad accoglierli, se il sistema-Abruzzo offre garanzie di sicurezza e stabilità.

Occorre essere concreti ma nel quadro di una solida vision. Ogni miliardo di euro investito dal settore pubblico (infrastrutture, reti a banda larga, capitale umano, innovazione, ecc.) genera, grazie ai moltiplicatori keynesiani, un incremento del Prodotto Interno Lordo di almeno 3miliardi di euro ed una crescita dell’occupazione media di circa 80.000 unità per tutta la durata dell’investimento.

Ora che la liquidità è abbondante e costa poco indebitarsi, vanno finalmente fatte le opere pubbliche. Anche in Abruzzo purtroppo molte opere sono bloccate o procedono con tempi inaccettabili per la confusione normativa, i devastanti contenziosi, la lentezza della burocrazia e molti altri problemi: la ricostruzione procede a rilento, le infrastrutture sono carenti, le manutenzioni quasi assenti, troppe le opere incompiute e moltissimi cantieri non partono nonostante le risorse siano appostate ed i progetti esecutivi pronti da tempo.

Le infrastrutture sono essenziali per la crescita e tutti gli studi economici ne sottolineano il ruolo trainante. Occorre uno shock immediato di spesa per investimenti, l’unica strada per approfittare dell’acqua messa a disposizione dalla BCE e far abbeverare cavalli che sono assetati ormai da anni.

Se la Regione del Presidente Marsilio riuscisse, nei prossimi tre anni, nel miracolo di sbloccare ed investire le rilevanti risorse già disponibili, ebbene, questo sarebbe uno stimolo vero per vincere la sfida dello sviluppo. Ed arriverebbero subito gli investimenti dei privati che potrebbero contare sia sulla possibilità di indebitarsi a basso costo e sia sulla nuova fiducia generata da una nuova classe dirigente che vuole un Abruzzo più attrattivo e moderno, collegato e interconnesso, votato esplicitamente alla crescita e dove i giovani possono costruire un futuro a casa loro.

Insomma un Abruzzo dove i fontanili sono pieni ed i cavalli bevono gioiosi.

Piero Carducci, economista