Caregiver, l’altra metà dell’Alzheimer

600.000 mila le persone colpite da Alzheimer in Italia: molto spesso sono i familiari caregiver a occuparsi in prima persona dell’assistenza.
Numeri importanti di un fenomeno che però ha anche un altro volto: quello dei familiari caregiver che, in molti casi, si fanno carico in prima persona dell’assistenza al loro parente.
Un’attività spesso svolta in maniera informale, che per un abruzzese su tre (33%) ha il suo impattopiù forte, provante, e complesso da gestire, sulla sfera psicologica ed emotiva.
Lo rileva l’ultima ricerca dell’Osservatorio di Reale Mutua sul welfare che, in occasione del mese dell’Alzheimer, ha accesso un faro sui caregiver e su come percepiscano l’assistenza da loro prestata, tra ruoli, difficoltà e bisogni di fronte alla patologia.
Caregiver: ripercussioni psicologiche, emotive ma anche economiche
Oltre agli impatti psicologici, il 25% degli abruzzesi menziona le ripercussioni sulle disponibilità economiche derivanti dai costi di cura e assistenza. Dati che trovano conferma in una ricerca Censis-Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), che ha quantificato a livello nazionale i costi diretti dell’assistenza in oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. Un costo annuo medio, per paziente, di oltre 70.000 euro, comprensivo dei costi a carico del SSN, di quelli che ricadono sulle famiglie e di quelli indiretti, come i mancati redditi da lavoro percepiti dai pazienti o gli oneri di assistenza dei caregiver.
L’aspetto più difficile da gestire assistendo un familiare affetto da Alzheimer è il cambiamento irrevocabile nella persona e nella relazione (29%), seguito dal rischio che il paziente possa far male a se stesso o agli altri (24%) e dalla sua regressione psichica (20%).
Alzheimer, i campanelli d’allarme
Ma quali sono, nella percezione degli abitanti della regione, i campanelli d’allarme del manifestarsi della malattia? I più caratteristici sono la dimenticanza dei nomi dei familiari (33%), il disorientamento spazio-temporale, che si manifesta ad esempio con lo smarrirsi per strada (22%) e l’incapacità di svolgere azioni abituali (18%). Segue l’incapacità di ricordare posizioni di oggetti dentro casa (16%).
Caregiver e Alzheimer, chi interviene a sostegno dei malati
Quali sono le realtà e i soggetti che gli abruzzesi, in generale, percepiscono come più attivi sul fronte dell’Alzheimer? In primo luogo, le associazioni nazionali o territoriali (35%) e le strutture e le cliniche private (25%). Seguono i servizi del Sistema Sanitario Nazionale (16%).
Assumono una vitale importanza dunque i progetti sul territorio: ce ne sono ma spesso le famiglie non ne sono a conoscenza. A Tornimparte, nello scorso febbraio, ha preso il via l’ambulatorio per il trattamento delle demenze e dell’Alzheimer nell’ambito del progetto sull’invecchiamento attivo “Il territorio attiva la mente” promosso dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con l’Associazione Creativamente.
Proprio l’Associazione Creativamente – della dott.ssa Daniela Fiorenzi e della dott.ssa Roberta Bernardi – èda anni attiva sul territorio Aquilano e particolarmente attenta alle problematiche legate alle patologie dell’invecchiamento: promuove da mesi il progetto di informazione e prevenzione circa la demenza e le patologie neurodegenerative. Sabato scorso, nel corso del convegno “Alzheimer…chi si occupa di me?” si è parlato anche della stimolazione cognitiva “l’unico trattamento, affiancato ai farmaci, in grado di rallentare il decorso” per la neuropsicologa Roberta Bernardi
Tornando all’indagine, per sostenere l’attività dei caregiver oltre un abruzzese su due opterebbe per servizi di assistenza domiciliare (58%), magari integrati da attività presso centri diurni (31%) o comunque da attività dedicate durante il giorno (20%). Oltre un abruzzese su cinque vede inoltre una soluzione efficace nella flessibilità oraria (22%), che permette di conciliare la cura del proprio caro con l’attività lavorativa, senza dovervi rinunciare.
Per affrontare e gestire con efficacia gli impatti psicologici, il 69% degli abitanti della regione si rivolgerebbe infine a uno psicologo o psicoterapeuta, magari ricorrendo ad associazioni dedicate. Un ulteriore 16% andrebbe dal medico di base.
“L’Alzheimer ha un forte impatto sulle famiglie in termini di costi, oneri di assistenza e cura e anche, come confermato dal nostro Osservatorio, carichi psicologici ed emotivi.” – commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo – “Se guardiamo ai trend demografici, i dati ci dicono che in Italia ci sono 13,8 milioni di ultra 65enni, il 23% della popolazione, ed è in corso un continuo fenomeno di invecchiamento. È quindi importante affiancare le famiglie, che in gran parte fanno fronte da sé ai compiti di assistenza, con soluzioni di welfare dedicate”