Le nuove stanze della poesia: Il tempo maledetto, Dimitri Ruggeri

Per Le nuove stanze della poesia, “Il tempo maledetto” di Dimitri Ruggeri
Dimitri Ruggeri : Il tempo maledetto
Scarpe senza piedi
camminano su campi minati.
La carne ne è pregna.
Inesplosa.
In una INTERVISTA come VINCITORE DEL CONTEST ILMIOESORDIO 2014 alla domanda “Qual è la poeticità di Dimitri Ruggeri?” lo stesso Ruggeri risponde: «Il critico e saggista Vittoriano Esposito ha definito la mia poesia poesia di reportage; termine che in seguito è stato oggetto di un’ampia esegesi critica da parte della filologa Bruna Capuzza. È a mio avviso una poetica “onesta”, come la intendeva Saba, che piace perché cruda, metallica, diretta, asciutta, senza fronzoli, priva di qualsiasi orpello retorico, ma allo stesso tempo sensuale. Odio la poesia generata dai “mal di pancia” melanconici o d’amore. Ma tale peculiarità stilistica non la si ritrova in tutte le mie poesie, perché cerco di cambiare continuamente, di sperimentare sempre nuove forme di linguaggio e di stile. In questa raccolta, per esempio, sono andato proprio contro la poesia tradizionale, quasi con intenzione di sfida. Il marinaio è in realtà un pirata che veleggia contro la poesia tradizionale. Ho utilizzato un linguaggio molto diverso per rendere bene questo viaggio metaforico che ha tanti strati, dove ognuno può trovare quello più consono alle proprie aspettative. Preferisco dire di essere stato un artigiano delle parole, più che un’artista e poeta. Ne “Il Marinaio di Saigon” ho cercato l’equilibrio tra una poetica diacronica e una sincronica.”»
Il “Marinaio di Saigon sembra essere per Dimitri Ruggeri un approdo dopo la trilogia poetica Parole di grano (2007), Status d’amore (2010), Carnem Levare, il Cammino (2008), Chiodi e Getsemani, versus Gerusalemme (2010 racconto e reportage). Un approdo stilistico che però non ha pace perché il marinaio, il viaggiatore,il verseggiatore riprende il largo quasi subito con i diversi reportages narrativi inediti prodotti viaggiando per più di settanta paesi nel mondo.
Dando vita così a quella poesia reportage, un genere che lui stesso ha creato. Il filo conduttore è l’ambientazione geografica, come per le poesie di viaggio. Un giornalismo poetico che affrontando temi diversi oltre il lirismo della quotidianità introducono nelle emozioni e sensazioni del comune vivere l’afflato del luogo altro rispetto al proprio vivere. Niente di esotico ma solo appunto giornalismo inteso
come “servizio sociale” per la collettività e strumento alternativo di informazione. Un modo di affrontare il mondo che lo fa tornare anche sui suoi passi quando con Soda Caustica(2014) silloge dedicata al centenario del terremoto del 1915 che colpì l’Italia Centrale, fa quella opera di informazione in casa propria . L’opera risulta ad oggi l’unica raccolta in versi in lingua italiana interamente dedicata all’evento del terremoto del 1915.
In questi brevi appunti si vuole porre all’attenzione del lettore un aspetto della poetica di Dimitri Ruggeri quello della “istantanea” dei luoghi e dei problemi anche se Ruggeri sa bene che la poesia è anche :” un atto di creazione. Quando crei o generi metti al mondo un figlio-Pinocchio, che poi devi crescere e far diventare un Uomo. È un burattino bambino con il cuore umano da adulto dal legno tenero che deve solo essere plasmato. Quando si parla di poesia si pensa sempre a qualcosa di astratto. La poesia, invece, è molto più visibile di quello che si pensa. È generata dal poeta che, prima di ottenere quest’ambito appellativo, deve vivere l’underground del “verseggiatore”.
Verseggiare, scrivere poesie è d’altra parte per Dimitri Ruggeri un lavoro intenso di appropriazione del mondo attraverso la fatica di un lavoro che descrive così : «Per scrivere poesie non bisogna essere né dei folli né dei geni. Bisogna essere persone normali che la amano. Bisogna leggere molto e interrogarsi. Allora devi capire se sarai oltre che un lettore uno scrittore. Ci si può tranquillamente fermare al primo stadio. Chi va avanti deve sapere che va al patibolo e il confine tra l’essere ridicolo e l’essere credibile è molto sottile.
Bisogna essere metodici e sforzarsi anche di leggere gli altri (molte volte turandosi il proprio naso) per capire quali sono i propri punti di forza o di debolezza.»
In questa rubrica dunque vogliamo presentare il Ruggeri poeta che affronta temi che scaturiscono dalla reazione agli avvenimenti a cui si assiste, azioni che segnano i luoghi. Le poesie sono una sorta di scatto fotografico senza la pretesa di una presa di posizione politica. Dimitri Ruggeri ha partecipato nel dicembre-gennaio 2007/2008 a “Media education for peace” (realizzato da Onlus S.C.I Italia, Onlus C.R.I.C. e TheBlogTV), che fu sviluppato concretamente nel Sud del Libano (più precisamente nei villaggi di Ayta Ashaab, Dibil, Bint Jubayl, Srifa) e nel campo profughi palestinese Burj Shamali, con le finalità di fornire ai partecipanti locali la capacità di servirsi delle piattaforme blog riguardo ai temi dell’uso dei Media e dell’effetto della guerra sull’ambiente. Da quella esperienza e da quel luogo Vi proponiamo 3 poesie che Dimitri Ruggeri ha realizzato nel suo cammino
Libanon. Il tempo Maledetto.
Il tempo maledetto
Il tempo maledetto
si è fermato,
tra sposalizi di alabastro e granito.
Scandisce inceppato la lancetta,
con grumi laccati di sangue.
Fetide anime morte
esalano morbosi ricordi:
rovine grigie.
Il cemento ne è coagulato.
Scarpe senza piedi
camminano su campi minati.
La carne ne è pregna.
Inesplosa.
(2007 – Bint, Libano Sud, macerie di guerra in discarica – Testo edito da “Carnem Levare, il cammino” e postato nel 2007 sul Blog campolibanosci.wordpress.com – ) Riconoscimenti al Premio Internazionale “Mons Aureus” 2008 e VIII Concorso “Poesie in cammino” dell’Accademia d’Abruzzo.
Lebanon. Scegli il tuo martire.
Al tuo martire
Le bandiere danzano, quasi fameliche,
sospese su pozze d’acqua
che il confine previene.
Fiori di plastica sulle ossa dei martiri
fanno cantare una bambina rugosa e innocente.
Voce metallica.
(Pigiama, pantofole impregnate, mani lunghe
che spazzolano foglie lucide e fisse sulle tombe).
Lapidi incolori, squarciate da lacrime
che in me hai partorito, rivedo da qui
sulle mie ossa.
(2007 – Bint, Libano Sud, Cimitero dei martiri – Testo edito da “Carnem Levare, il cammino” e
postato nel 2007 sul Blog campolibanosci.wordpress.com – )
Libanon. La mattanza.
La mattanza della Puttana del MonteCristo
E’ sempre lì.
Tra il trambusto dei treni e delle macchine che passano.
E’ sempre lì. tra secchioni stracolmi di immondizia: suo ristoro e nascondiglio.
Fasci di luci la illuminano e ti ferma.
E’ bella.
Come tutte le puttane, che trovano lo spiraglio su un Golgota insudiciato a procurar piacere.
Inizia la mattanza della sua carne.
Senza ritegno.
E’ un prezzo silenzioso, non strillato; saranno le due o le tre di mattina.
Le forme giunoniche sono nere come la pece che imbratta il cielo di notte, come i camini
affumicati nel calore domestico delle nostre case.
La polizia, la fuga… Dove vai?
Scompari e riappari. Miracolata.
Ti ho vista ovunque. Ogni giorno sul calendario
La sua pelle liscia si mescola alla carta vetrata delle carezze.
Che dire… E’ solo una puttana.
Testo tratto da “Carnem Levare, il cammino
.
Hanno parlato di lui Giovanna Mulas, Vittoriano Esposito, Maurizio Cucchi, Marco Pavoni, Aurora Botticchio, Bruna Capuzza e molti altri – info: HYPERLINK “http://www.dimitriruggeri.com” www.dimitriruggeri.com
Dimitri Ruggeri Il tempo maledetto giovedì 26 settembre 2019