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Progetto Popletum, la ricostruzione rivoluzionaria di Coppito

26 settembre 2019 | 07:22
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Progetto Popletum, la ricostruzione rivoluzionaria di Coppito

Il progetto Popletum, dall’antico nome del borgo di Coppito va avanti; si tratta del primo sulla ricostruzione unitaria dal sisma del 6 aprile 2009.

Per Popletum si intende il progetto che riguarda la ricostruzione del centro storico di Coppito.

Popletum era il nome latino originario della zona, così denominata anticamente per via della presenza dei pioppi e ancora gravemente danneggiata dal terremoto del 6 aprile 2009.

Secondo il progetto Popletum partiranno tutti insieme i cantieri degli aggregati e ci sarà anche attenzione agli spazi pubblici e alla qualità complessiva del tessuto urbanistico.

Popletum si presenta come un progetto innovativo nell’ambito della ricostruzione dell’Aquila; trattandosi del primo in tal senso.

Dopo l’approvazione con delibera di Giunta comunale del 2 settembre scorso, mercoledì 2 ottobre, alle 15, 30, presso la sala Rivera di Palazzo Fibbioni, sede del Comune, sono stati convocati i presidenti dei consorzi proponenti, al fine di illustrare le finalità che si perseguono attraverso l’attuazione di progetti unitari.

L’incontro di mercoledì sara puramente tecnico e volto a risolvere, “continuando la collaborazione con le istituzioni, una serie di problematiche che emergeranno a seguito dell’istruttoria contemporanea di tutti i progetti dei vari consorzi aderenti a Popletum”, anticipano al Capoluogo.it i promotori del progetto.

La convocazione è stata fatta dall’architetto Roberto Evangelisti, dirigente del settore Ricostruzione privata centro e frazioni del Comune dell’Aquila.

I due promotori del progetto Popletum sono il geometra Ermanno Lisi, ex assessore provinciale e comunale, coordinatore della maggior parte degli aggregati di Coppito e l’avvocato aquilano Vincenzo Calderoni, presidente di un buon numero di consorzi sempre a Coppito.

L’iniziativa è del 2015, come risulta da una lettera inviata alle istituzioni tra cui l’Usra e l’Assessorato alla Ricostruzione.

PERCHE’ IL PROGETTO POPLETUM

Secondo i promotori, “andrebbe a risolvere una serie di problematiche ancora all’ordine del giorno nell’Aquilano; per esempio chi rientra nella propria abitazione e ha accanto il problema delle polveri scaturite da un altro cantiere”.

O ancora il problema dello spopolamento, rientrando tutti insieme non si avrebbe più quella “residenzialità a macchia di leopardo” che ha per esempio colpito il centro storico dell’Aquila negli ultimi 5/6 anni.

Come spiegano inoltre i promotori nella relazione, “un intervento di recupero unitario consentirà un’economia di scala utile a creare le risorse necessarie per attuare una tutela effettiva dell’antico borgo di Popletum, preservandone e riscoprendone l’antico impianto urbano ed esaltandone le caratteristiche di pregio, che il trascorrere dei secoli e l’intervento dell’uomo hanno obliterato e nascosto e, sovente, cancellato definitivamente”.

Creare quindi un borgo moderno e ben inserito nel contesto cittadino, che andrà a valorizzare “la posizione strategica”: il polo universitario, la vicinanza con l’ospedale San Salvatore, la Guardia di finanza, la zona commerciale di Pile, la Dompè.

Di rilevante importanza per i due promotori è inoltre riuscire a creare una sorta di autonomia, “come effetto conseguente dell’adozione in Giunta deriverà anche una sistemazione delle infrastrutture e sottoservizi che non andrà ad ammalare l’esistenza di chi già è rientrato in casa”.

Tra gli obiettivi c’è anche la realizzazione di un restauro  di tanti elementi di pregio architettonico presenti a Coppito, in modo da recuperarne anche gli antichi fasti e, riportare alla luce l’unicità del borgo”.

LA RICOSTRUZIONE POST SISMA NELLE FRAZIONI

Il Progetto Popletum si presenta anche come una chiave di svolta, a più di 10 anni dal sisma, per quanto riguarda la ricostruzione delle frazioni, ancora a rilento rispetto al resto della città.

Nel corso degli anni sono stati tanti i ritardi accumulati sul cronoprogramma, creando delle situazioni di forte drammaticità sociale in alcune zone, come Paganica o Onna.

Proprio a Onna, nel 2016 erano stati avviati 4 cantieri su 22, a marzo 2019 i cantieri sono diventati 5; dei tanti nuclei che abitavano il piccolo centro fino al terremoto del 6 aprile, che proprio a Onna ha causato 40 vittime, solo una è potuta rientrare.