Morte Sonia Trinetti, la famiglia si oppone all’archiviazione

Per la morte di Sonia Trinetti è stata chiesta l’archiviazione: la famiglia non ci sta e vuole andare avanti nelle indagini per la scomparsa di una mamma.
Sonia Trinetti è stata trovata senza vita il 6 marzo scorso in una casetta disabitata tra Collebrincioni e San Francesco.
L’autopsia, effettuata dall’anatomopatologo Giuseppe Calvisi, ha stabilito che a causarne la morte è stato un edema polmonare e che la donna è deceduta il giorno del suo ritrovamento.
Il pm Fabio Picuti che oggi chiede l’archiviazione del fascicolo ne aveva aperto all’inizio uno per omicidio colposo contro ignoti. Il caso ha suscitato un forte clamore mediatico, tanto che se ne sono occupate varie trasmissioni: Chi l’ha Visto, Pomeriggio 5, La Vita in diretta, Unomattina.

Tutti volevano sapere cosa fosse successo a questa donna, che prima di tutto era una mamma e una giovane nonna.
Sonia Trinetti, originaria del teramano ma da tempo residente all’Aquila, aveva due figlie che non si sono mai arrese in questi mesi e oggi, Martina, tramite il suo avvocato Vincenzo Calderoni del foro dell’Aquila, chiede che si vada a fondo, per capire che cosa è successo alla mamma in quei giorni, ritenendo inusuale un silenzio lungo quasi una settimana.
Di Sonia Trinetti non si avevano notizie da 6 giorni prima del ritrovamento; la sera dell’1 marzo la donna aveva avuto un litigio con il compagno, Franco Angelucci, tanto che alcuni vicini di casa, richiamati dal chiasso, avevano chiesto l’intervento della Polizia.
Successivamente la donna ha trascorso la serata con alcuni amici nella casetta di Collebrincioni; c’era anche il proprietario, che a una cert’ora è andato via.
Quella notte la donna ha dormito lì con un conoscente in due letti separati, il quale riferì di averla lasciata lì il giorno dopo e di essere uscito dalla finestra, dal momento che la porta di casa era chiusa dall’esterno.
Poi, fino al 6 marzo, il buio più totale: non si sa che cosa abbia fatto la donna, dove sia stata e soprattutto, qualora avesse avuto un malore, se fosse stato possibile salvarla o intervenire prima.
Quello che si sa sicuramente è che il telefono di Sonia Trinetti è rimasto spento dalla sera dell’1 marzo.
Questi ed altri dubbi hanno spinto l’avvocato Vincenzo Calderoni a opporsi all’archiviazione.
“Si ritiene che le indagini fatte fino ad oggi non abbiano approfondito in maniera esauriente tutti i punti oscuri di questa vicenda e la famiglia vuole giustamente vederci chiaro prima di mettere un punto definitivo”, è quanto dichiarato dal legale al microfono del Capoluogo.it.
Per quanto riguarda la richiesta di prosecuzione delle indagini, la famiglia è in attesa della decisione del gip che dovrà valutare se chiudere il fascicolo o andare avanti.