Palazzo Pica Alfieri, porte aperte alla città

Un occhio sul cortile di Palazzo Pica Alfieri per mostrare giorno e notte uno dei cortili più antichi del cuore storico dell’Aquila.
Porte aperte giorno e notte sull’antico cortile illuminato, questa l’idea del marchese Fabrizio Pica Alfieri, discendente e proprietario dell’omonimo palazzo che affaccia su piazza Santa Margherita.
“Un’idea nata dal bisogno interiore di far conoscere a tutti un piccolo pezzo di storia dell’Aquila”, spiega Fabrizio Pica Alfieri al microfono del Capoluogo.it.
La soluzione dell’occhio sul palazzo è stata trovata realizzando un cancello a bussola che lascerebbe il portale aperto e a vista.

Palazzo Pica Alfieri è una delle dimore antiche del cuore storico dell’Aquila, risalente al XV secolo.
Il portale a cui fa riferimento Fabrizio Pica Alfieri domina con l’intera facciata tutta la zona sottostante, prima di passare nel 1685 alla famiglia di Ludovico Alfieri che lo acquistò per 1700 ducati era di proprietà prima della potente famiglia Lalle Camponeschi, poi dei Colonna e dei Barberini.
Il nome attuale arrivò nel 1785 grazie al matrimonio tra Eusebia Alfieri e Giannanatonio Pica, erede di un’importante famiglia, originaria di Forconia, l’attuale Fossa.
I Pica Alfieri dal 1922 sono iscritti nel libro d’oro della nobiltà italiana, alla famiglia è legato il deputato della destra storica Giuseppe Pica che nel 1863 creò la prima legge contro il brigantaggio, conosciuta appunto come legge Pica.
La furia distruttrice del sisma aveva lesionato gravemente il palazzo, riportato al suo antico splendore e restituito alla famiglia e alla città a settembre del 2018.
In virtù dell’antica storia di Palazzo Pica Alfieri, oggi Fabrizio vorrebbe che tutti potessero conoscerla.
“Sarebbe bello far vivere davvero i nostri cortili aquilani, o gli scorci di questi palazzi che sono stati ricostruiti dopo il terremoto con il sacrificio di tutti noi”, spiega ancora Pica Alfieri.

“Tutto il centro storico dell’Aquila – continua – è uno scrigno che custodisce tanti tesori, celati dietro i cortili, le mura, le cantine dei nostri palazzi, orgoglio non solo cittadino ma in tutto il mondo”.
“Tesori che hanno anche un pregio dal punto di vista storico e artistico. La mia iniziativa quindi è un semplice veicolo di cultura, è giusto che tutti possano vedere e toccare con mano quanto fatto in questi 10 anni, dimostrare davvero che ne è valsa la pena ricostruire”, conclude.