Mamma io sono donna, la storia di Carmen

12 ottobre 2019 | 09:36
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Mamma io sono donna, la storia di Carmen

Carmen è una bellissima ragazza di 26 anni che vive a Francavilla: ecco la sua storia, lunga e commovente per riconoscimento “al femminile”.

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Carmen Casoraro ha 26 anni , è di Ripa Teatina e vive a Francavilla ed è la più giovane donna in Abruzzo che si è sottoposta al lungo percorso di cambio di genere.

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Mamma io sono donna, mamma io sono donna!”, non una litania, non un capriccio di un’adolescente che si sente grande prima del tempo, ma quasi il desiderio, quello di Carmen, di essere riconosciuta da subito come tale, quando era poco più che una bambina.

Oggi ha dei bellissimi capelli lunghi e biondi, un fisico prosperoso che ricorda le pin up degli anni’50 e dietro gli occhi un mondo, fatto di scelte motivate da una grande determinazione: quella di essere riconosciuta donna a tutti gli effetti.

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Casoraro, un cognome quasi evocativo di quella che sarebbe stata la sua vita; perchè intorno alla disforia di genere c’è ancora tanto pregiudizio, soprattutto in una piccola regione come l’Abruzzo.

Ma quando ha capito di essere Carmen?

“Da sempre – spiega Carmen emozionata al Capoluogo.it – io sono nata donna, lo ero dentro di me già da bambina e sono stata fortunata, perchè ho avuto una famiglia comprensiva che ha saputo aiutarmi e starmi vicino da subito, con l’amore e la pazienza di un genitore, non facendomi mai pesare nulla e non trattandomi come un problema”.

Carmen ha capito di essere Carmen, (che gioco di parole simpatico!) dai piccoli gesti del quotidiano, da quelle cose che per tutti sembrano scontate o che fanno parte di una consuetudine tipica del dna.

Carmen ha avuto quello che in gergo si definisce come “disforia di genere“, non una malattia, non un morbo contagioso, ma una situazione delicata, importante, impegnativa sia per se stessa che per chi ha avuto intorno in quegli di “transizione”.

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La persona con disforia di genere vive una completa disarmonia tra gli aspetti biologici e l’identità di genere, con la costante consapevolezza di appartenere al genere opposto e di essere imprigionato in un corpo che non lo rappresenta.

L’organizzazione mondiale della Sanità nel nuovo manuale diagnstici ha da poco ufficialmente rimosso la disforia di genere dall’elenco dei disordini mentali.

“Volevo andare al bagno seduta e vedevo i miei compagni fare la pipì in piedi e mi sembrava una cosa tanto innaturale, poi è arrivata l’adolescenza e quasi ‘invidiavo’ le compagne che si confrontavano con il seno che cresceva e i problemi legati al ciclo, a me invece stavano crescendo i baffetti o i peli sul petto e io li detestavo!”.

Carmen allora ha preso la situazione in mano: no, il suo non era un capriccio, era una necessità.

“Sono stati mesi terribili all’inizio, perchè mi stavo chiudendo in me stessa, vivevo un grande isolamento interiore, sono stata fortunata, lo ribadisco, ho avuto tanto affetto e tanto amore a farmi da supporto aiutandomi in un percorso che non è proprio una passeggiata di salute”.

Continua Carmen a ricordare, come un fiume in piena, i tanti ricordi che hanno accompagnato quegli anni: in adolescenza tutti cambiano, lei stava risorgendo dalle sue ceneri, come l’Araba fenice.

“Durante il periodo delle medie i miei amici hanno vissuto una fase intermedia, dove c’era una specie di ibrido, ero la crisalide e stavo per maturare in farfalla, avevo il corpo di un ragazzino e i capelli biondi”.

“Poi alle superiori ho fatto uscire la nuova me: accolta al liceo artistico sotto le ali protettrici di docenti affettuosi e splendidi che mi hanno concesso di essere me stessa, nonostante sui documenti io fossi ancora quello che non sono mai stata. Potevo chiamarmi Carmen e potevo usufruire per esempio del bagno delle donne“.

Al liceo ha trovato quindi un ambiente molto aperto e positivo, che l’ha aiutata sicuramente ad acquisire molta consapevolezza:”ero libera, libera di esprimermi, al terzo anno di scuola sono stata eletta anche rappresentante di istituto. Sembrerà banale, ma per me erano riconoscimenti importanti: non ero un’emarginata ma una risorsa!”.

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Perchè Carmen per esserlo a tutti gli effetti dalla prima adolescenza in poi, mentre le sue amiche pensavano alle uscite e ai primi amori, ha dovuto confrontarmi con tanti piccoli cambiamenti: i capelli, le tinture, gli ormoni e poi la lunga trafila per le operazioni.

Ci sono state due vaginoplastiche, una effettuata a Chieti e un’altra a Belgrado, poi è arrivato il seno, proprio come desiderava e altri ritocchi estetici, lì dove c’era bisogno.

Oggi Carmen è “un’opera d’arte”, ma non solo per la bellezza esteriore, lo è perchè è felice, con le sue unghie fluo, il rossetto mat a riporto, i lunghi capelli biondi, il tubino che mette in risalto il decoltè, le ciglia folte, le labbra carnose.

A voler essere tecnici Carmen oggi in Abruzzo ha anche un “primato”: è la transessuale Mtf più giovane di tutta la regione, una delle poche ad aver parlato a oggi degli interventi che l’hanno portata ad acquisire il sesso che sentiva suo fin da bambina.

Dopo le superiori la scelta di seguire un ramo lavorativo specifico: l’estetica e dopo le qualifiche di rito e varie esperienze lavorative nel settore, oggi sta per aprire un centro tutto suo, dove dare libero sfogo a questo suo senso artistico spiccato e vivace, fatto di tanti colori, di make up decisi, di dermopigmentazione e  trucchi sposa.

Qualche tempo fa il riconoscimento “istituzionale”: sono arrivati i documenti e Carmen è Carmen anche per l’anagrafe.

Come l’hai presa?

“Che emozione fortissima, violenta, indescrivibile! Sono nata una seconda volta… Ricordo che ero a casa con la tinta per i capelli in testa, mi hanno chiamata e sono corsa così come stavo, avvolta nella stagnola. Oggi posso votare, prima ero un fantasma, ero Carmen solo sulla bocca di chi mi conosceva. Posso adottare bambini, ho gli stessi diritti delle mie amiche”.

Ecco, appunto proprio i bambini… Come la mettiamo con il desiderio di maternità?

“La scienza, la medicina, sta facendo passi avanti. Ci sono donne con una sindrome di Morris, nascono senza ovaie e utero, proprio come me e in Nord Europa si sta sperimentando per consentire anche a loro la gioia della maternità. Chissà, potrei pensarci, sono comunque favorevole anche all’adozione, l’importante è che il bambino sia una scelta condivisa e non il bisogno di palcare un desiderio egoistico”.

Prima dei bambini, anche l’amore, i sentimenti, le relazioni di coppia.

“Ho sempre avuto belle storie: profonde, toccanti, emozionanti. Oggi c’è un uomo, abbiamo una bellissima relazione, lo ringrazio sempre. Però, io sono una donna indipendente: io non abdico, io credo nella mia identità, sto bene da sola e anche in coppia. Ci sono state in passato anche reazioni spiacevoli alla mia storia e se una volta pensavo di essere io il problema oggi so che è il contrario: sono loro a stare nel torto con le loro ideologie da popolo delle caverne”.

Insomma, la storia di Carmen è un messaggio positivo che lei sta cercando di veicolare come può nell’epoca del 2.0: Carmen organizza serate a tema Lgtb sulla costa, ha un suo canale Youtube nel quale sta raccontando a puntate il suo percorso, ha un profilo Instagram dove non si è mai nascosta.

Oltre alla sua bella, storia, al lavoro, alla vita sui social, Carmen sta compiendo anche un importante percorso spirituale per diventare sacerdotessa wicca.

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La wicca riprende un’antica religione neo pagana che abbraccia maggiormente i culti femminile e dove la donna è sempre al centro: la Dea Lunare, la Dea Madre, la Madre Terra

È considerata una religione o un percorso spirituale di tipo misterico, che venera principalmente “il divino immanente”, creduto presente nel mondo sotto tante forme, che si fondono principalmente nel divino femminile, e in uno maschile, il Dio, simmetrici ma complementari.

Il loro interscambio è alla base del continuo divenire del mondo. La wicca celebra i cicli della natura.

“Un culto al femminile che sento addosso come un vestito cucito su misura e che vorrei diffondere in Abruzzo. In tal senso userò il mio canale Youtube e i social per veicolare questi messaggi positivi e le giuste informazioni”.

Viviamo ancora non troppi tabù, ma il velo sta scendendo, nonostante il ‘diverso’ dal tradizionale spesso viene ancora additato per strada. Farò il possibile per dare a tutto ciò un corso nuovo”, assicura.

Spero che la mia storia possa essere di aiuto, di supporto a giovani confusi e anche alle famiglie, perché dietro un ragazzo o una ragazza c’è sempre un nucleo, importante, fondamentale per una crescita sana”, conclude.