Le nuova stanze della poesia, Roberta Placida

17 ottobre 2019 | 17:16
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Le nuova stanze della poesia, Roberta Placida

Per la rubrica Le nuove stanze della poesia lo spazio dedicato al ritratto di Roberta Placida.

Dice di sé Roberta Placida : “Ho sempre avuto la passione per la scrittura, anche se non mi ci ero mai dedicata con continuità.”

«Ho sempre avuto la passione per la scrittura, ma qualcosa mi ha sempre bloccata. Il mio papà, che amava anche lui scrivere, cercava di spronarmi… Ma io avevo paura di mettermi in gioco: mi terrorizzava la pagina bianca e la paura di non aver niente da dire.»

roberta placida

«Poi il mio papà mi ha lasciato, improvvisamente. La sua morte è stata uno strappo dolorosamente violento. E da quello strappo sono iniziati i primi timidi versi… Per scherzo ho iniziato a partecipare a concorsi poetici e a maggio dello scorso anno ho avuto il mio primo riconoscimento con un 6 posto a un concorso internazionale di poesia a Milano: era la mia prima volta come partecipante e come premiata. Ho partecipato ad altri concorsi ottenendo sempre riconoscimenti e a luglio dello scorso anno il secondo posto al concorso nazionale “Poeti per caso” che si svolge in Sicilia.»

«Un paio di mesi fa ho partecipato al premio letterario internazionale Città di Cattolica, della Pegasus Edition; per la prima volta ho partecipato con una silloge poetica, ‘Animae fragmenta’. In palio c’era la pubblicazione e il titolo di poeta dell’anno. Poi la telefonata… Ho vinto il primo premio! Ho pianto di gioia e commozione, stento ancora a crederci… Eppure è successo a me! Inutile dire che ho pensato al mio papà e gli ho dedicato il premio… In fondo nei miei versi lui è sempre presente e mi ha lasciato in eredità la poesia, medicina infallibile dell’anima ferita, balsamo di ogni lacrima che opprime il cuore.» prosegue Roberta Placida.

«Voglio ringraziare per questo traguardo la mia famiglia, che mi appoggia, e i miei amici, da cui traggo ispirazione, perché mi danno ogni volta nuove emozioni e hanno fatto sì che gli argini si rompessero definitivamente.»

E nella pagina bianca
 cerco le mie parole.
Vano annaspare nel mare in tempesta:
urlano le mie braccia nell’oscuro silenzio.
Risucchiata dall’abisso
lotto per un soffio di vita:
 il buio soffoca l’anima, 
ansante cerca ristoro
all’ombra 
di un raggio di sole 
e mentre muore
 rinasce…
(Nell’abisso, Roberta Placida)

roberta placida

Questa è Roberta Placida. Nasce il 21 Agosto 1972 a Colleferro. Vive ad Avezzano con la sua famiglia ed è insegnante di Lettere presso il Liceo Scientifico “M. Vitruvio Pollione”. Prima. Ora nella “second life” Roberta è haikugrafia come il bel libro pubblicato con la Daimon edizione, dove mette assieme haiga e scatti fotografici.

Così che Ilio Leonio nella prefazione può affermare : “Roland Barthes, sostiene che l’haiku, al pari dell’immagine, non descrive mai; la sua arte è anti- descrittiva, nella misura in cui ogni stadio della cosa è immediatamente, caparbiamente, vittoriosamente trasformato in una fragile essenza d’apparizione: istante letteralmente intrattenibile, in cui la cosa, pur non essendo già altro che linguaggio, diventa parola, passa da un linguaggio ad un altro, e si costituisce come il ricordo dell’evento evocato.”

E lo può dire con convinzione perché “Pur essendo del tutto intelligibili, le immagini e gli haiku, proposti da Roberta Placida, non vogliono dire nulla e vogliono dire tutto ed è per questa doppia condizione di assenza/pienezza di significati, che si offrono alla lettura in modo particolarmente aperto e disponibile.”

Claudio Spinosa che ha presentato al palazzetto dei nobili di L’Aquila Haikugrafia, gli haiga di Roberta Placida, afferma : “Come diceva il maestro Basho, l’haiku è tutto ciò che sta accadendo in questo luogo, in questo momento. Esprimersi con gli haiku significa entrare in sintonia con tutto ciò che ci circonda. In Giappone esistono delle vere e proprie scuole di apprendimento nella composizione dell’haiku, in cui il praticante si esprime in haiku dopo lunghi training di meditazione.”

roberta placida

L’Haiku è un componimento poetico nato in Giappone nel XVII secolo e divenuto ormai famoso in tutto il mondo.
 Sembra che la sua forma attuale derivi dalla poesia Waka o poesia Giapponese (successivamente chiamata Tanka, poesia breve).
 Il Tanka era una forma di poesia costituita da 31 More (semplicisticamente tradotte con Sillabe), divise in una sequenza 5-7-5-7-7.
 I  primi tre versi dovevano essere “autosufficenti”, quindi divenne naturale, nel corso del tempo comporre solo questi ultimi…Ecco quindi che nasce l’Haiku, una forma di poesia alla portata di tutti, una poesia apparentemente semplice ed immediata che, privata di ogni fronzolo, suscita delle emozioni senza esprimerle, suggerisce delle visioni e crea delle immagini.

Come ha scritto Daisetz Teitaro Suzuki (1870-1966), che per primo ha fatto conoscere lo Zen in Occidente attraverso i suoi libri, “se le altre scuole buddhiste hanno limitato la loro area d’influenza quasi esclusivamente alla dimensione spirituale dei Giapponesi, lo Zen è riuscito a penetrare in ogni aspetto della loro vita culturale”.

Cosa che non accadde in Cina, dove lo Zen (Ch’an) si legò “in larga misura alle pratiche e alle credenze taoiste e agli insegnamenti etici confuciani, senza tuttavia influenzare la cultura popolare”

Ecco alcuni haiku contenuti in “Haikugrafia”, il recente volume di haiku e foto pubblicato da Roberta Placida con l’editore aquilano Daimon.

Nel vento grigio
dello sbiadito autunno
dicesti addio.

Luce radiosa
girasole d’estate
calda armonia.

Nello zefiro
sinfonia leggera
petali d’oro.

Rombo tonante
il battito accelera
fermo il respiro.

Bisbiglia il vento
un sussurro nel cuore
voce paterna.