Suicidio dipendente Carrefour, partono le denunce per falsa testimonianza

17 ottobre 2019 | 13:11
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Suicidio dipendente Carrefour, partono le denunce per falsa testimonianza

Anche la procura dell’Aquila archivia il caso del suicidio del caporeparto di Carrefour. La moglie non si arrende: “Denunciamo per falsa testimonianza”.

Dopo l’archiviazione dell’ipotesi di reato di istigazione al suicidio da parte della Procura di Rieti, arriva anche l’archiviazione da parte della Procura dell’Aquila. In questo caso, l’ipotesi di reato era relativa al mobbing e lesioni personali. Le vicende giudiziarie erano scattate dopo il suicidio di Franco Eleuteri, 62enne reatino caporeparto presso il centro commerciale Carrefour, che si è tolto la vita il 28 maggio 2017. A seguito del tragico evento, la moglie, Marina Alberti, aveva iniziato la battaglia giudiziaria per veder riconosciute le cause dell’estremo gesto.

Una battaglia che la doppia archiviazione non fermerà. La signora Alberti, infatti, ha annunciato al Capoluogo.it che, assistita dal proprio legale, provvederà a denunciare per falsa testimonianza direttori, capoarea e caporeparti di Carrefour che hanno rilasciato deposizioni in contrasto con quanto invece sostenuto da lavoratori e familiari sulla questione del mobbing e del suicidio del caporeparto di macelleria del Carrefour.

«Verranno denunciati quelli che hanno riferito cose non vere – dice Marina Alberti al microfono del Capoluogo.it – e loro sanno chi sono. I ragazzi che lavoravano con mio marito hanno portato testimonianze precise e puntuali di quello che accadeva e combatterò finché non verrà fuori la verità».

«Mio marito – aveva ricordato la signora Alberti in un precedente intervento – non era un uomo qualunque, era una roccia. Per lui il lavoro e la famiglia erano tutto e se è arrivato a tanto significa che lo avevano già ucciso dentro. Questa è l’ingiustizia della giustizia italiana e io non ci credo più, ma non mi fermerò, farò tutto il necessario perché la verità venga fuori. So tutta la sua storia e anche i suoi ragazzi hanno testimoniato, non rimarrò come una vedova col velo nero ferma a piangere sulla tomba di suo marito, lotterò con tutte le mie forze. La persona che ho avuto accanto per 44 anni, perché ci siamo messi insieme che avevamo 15 anni, non c’è più e non me lo riporta nessuno, ma io arriverò fino in Francia se sarà necessario per ottenere verità e giustizia». E infatti nonostante la doppia archiviazione la battaglia della signora Alberti non si ferma.