L’Aquila, cuccioli di pastore abruzzese detenuti in condizioni di crudeltà

18 ottobre 2019 | 14:36
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L’Aquila, cuccioli di pastore abruzzese detenuti in condizioni di crudeltà

Cuccioli lasciati in gabbia tra sporcizia ed escrementi. Rischiano la vita per disidratazione, ipoglicemia e ipotermia.

Ancora un episodio di grave maltrattamento di animali a L’Aquila nella frazione di Roio, segnalato da Antonietta Centofanti e Cristiana Graziani, due attiviste che, dopo una segnalazione, si sono recate sul posto e hanno constatato come alcuni cuccioli di pastore abruzzese fossero detenuti in condizioni di crudeltà: “Il comandante dei Carabinieri Forestali Enrico di Gregorio – raccontano le attiviste – è prontamente arrivato sul posto e resosi subito conto della gravità della situazione ha richiesto l’ intervento urgente della Asl Veterinaria dell’Aquila; il medico ha tratto in salvo 6 cuccioli di pastore abruzzese detenuti da giorni in condizioni di crudeltà e di incompatibilità con il benessere animale, infatti cuccioli di circa 40 giorni – razza pastore abruzzese – erano chiusi da 2 giorni in una piccola gabbia di ferro, abbandonata su una specie di baldacchino, in una zona adibita a stazzo per la pecore e nascosta in un ovile tra Roio e la strada che conduce a Lucoli”.

Carabinieri Forestali, Asl Veterinaria e l’attivista Cristiana Graziani, anch’essa medico veterinario, hanno accertato le condizioni nelle quali versavano i cuccioli: disidratati, con grave ipoglicemia e ipotermia, sommersi dai loro escrementi. “Uno di loro – spiegano le attiviste – è in fin di vita. Probabilmente è già morto. Ora i 6 piccoli sono presso il Canile Sanitario. Non sappiamo se si salveranno o meno“.

Da qui l’appello al direttore generale della Asl Veterinaria, il dottor Mario Marzetti: “Chiediamo di applicare urgentemente la legge di cui disponiamo, la 281 del 91, la Legge Regionale Abruzzo sul randagismo, nonché il regolamento comunale dell’Aquila. I volontari lottano da anni e si impegnano sul territorio per la tutela degli animali randagi e troppo spesso ci sostituiamo alle istituzioni che sono da sempre assenti. Chiediamo che vengano effettuati controlli a tappeto con cadenza trimestrale in tutte le aziende zootecniche e nei Canili dei Cacciatori, non solo per verificare lo stato di salute dei cani, la presenza del microchip, e fermare le nascite incontrollate e indesiderate tramite sterilizzazione sul territorio. La fonte del randagismo viene alimentata da queste due categorie, non è un caso che i cani randagi sono tutti incroci di pastore abruzzese cane da caccia. Quanto al responsabile di questo vergognoso gesto, ci auguriamo che venga al più presto individuato – non dovrebbe essere complicato – e punito a norma di legge. Maltrattamenti e crudeltà nei confronti degli animali possono essere la spia di disagio o addirittura di forme di pericolosità sociale, un sintomo di una potenziale situazione esistenziale patogena”.