Progetto Case, crollo balconi verso prescrizione

Verso la prescrizione alcuni reati per il crollo dei balconi al Progetto Case. Sono 29 gli indagati.
L’inchiesta della Procura della Repubblica dell’Aquila per il crollo dei balconi al Progetto Case risale al 2014.
Nel 2014 crollarono i balconi al Progetto Case di Cese di Preturo; la tragedia fu sfiorata per pochissimo, quando un balcone si è staccato dal secondo piano, secondo gli investigatori “per difetti di costruzione e utilizzo di materiale scadente”, cadendo su quello sottostante, senza ferire fortunatamente nessuno.
Gli imputati in via definitiva sono 29; proprio ieri, mercoledì 13 novembre, è saltata l’udienza preliminare, aggiornata a febbraio 2020.
Nelle richieste di rinvio a giudizio, ci sono anche due imputati nel processo all’ex commissione Grandi rischi, poi assolti in via definitiva.
Si tratta di Mauro Dolce, responsabile unico del procedimento e Gian Michele Calvi, progettista e direttore dei lavori. I reati contestati sono frode nelle pubbliche forniture; cioè secondo l’accusa, balconi realizzati male e con legno di scarsa qualità.
Imputati anche sei funzionari comunali per omesso controllo nella manutenzione: Mario Corridore, Mario Di Gregorio, Vittorio Fabrizi, Enrica De Paulis, Carlo Cafaggi, Marco Balassone.
Tra gli imputati, con l’accusa di falso, anche Gaetano Manfredi, nella veste di collaudatore.
Nel mirino dell’inchiesta anche la Safwood di Piacenza, visto che è imputato Markus Alois Odermatt, presidente del cda della ditta fornitrice del materiale di dubbia idoneità e i dirigenti Fabio Serena e G.P.
Sono accusati di truffa i titolari delle imprese campane: Francesco Tuccillo, Carlo Mastrolilli De Angelis, Davide Dragone, Wolk Chitis, Carmine Guarino (direttore cantieri).
A queste persone coinvolte si aggiungono collaudatori e tecnici: Paolo Emilio Pinto, Edoardo Cosenza, Paolo Zanon, Claudio Moroni, Michele D’Adamo, Luca Pagani, Emilia Aloise, Stefano Vitalini, Sergio Sabato, Dino Bonadies, Paolo Delfanti, Roberto Gandolfi.
Sono passati 6 anni dai fatti e quindi per questo motivo alcuni reati come il falso, alcune omissioni e la presunta truffa contestata sono di fatto in prescrizione.
Come riporta Il Centro,è difficile ipotizzare che anche un solo reato di quelli i più gravi come il crollo non finisca comunque in prescrizione.
La ragione di tanti ritardi sta certamente in una serie di precedenti intoppi dovuti a notifiche sbagliate, ma soprattutto in relazione al fatto che il fascicolo, su eccezione fatta da alcuni avvocati, era stato spedito al tribunale di Piacenza per competenza visto che sarebbe stato commesso lì il reato più grave, una presunta bancarotta fraudolenta, ma i giudici piacentini non hanno ritenuto di doversene occupare.
Inoltre, una delle udienze fissate a Piacenza, prima che gli atti tornassero all’Aquila, fu rinviata per indisposizione di un giudice a fronte delle 29 notifiche che, una volta tanto, erano andate tutte a buon fine.
Per dirimere la controversia si era deciso di investire della decisione la Corte di Cassazione, dove il fascicolo fu inviato dal giudice per le udienze preliminari del tribunale emiliano, per sbrogliare la matassa e indicare chi fosse competente.