Giornata Mondiale contro la Violenza sulle donne: i numeri in Abruzzo

I numeri della violenza sulle donne in Abruzzo. Cause, forme di violenza e percorsi di sostegno e uscita. Ripartire dal coraggio e dall’amor proprio.
Per capire la misura in cui il fenomeno della Violenza sulle Donne è radicato in Abruzzo basta dare uno sguardo ai dati. Dati importanti nonostante i progressi fatti, anche e soprattutto dal punto di vista legislativo. Solo tre mesi fa l’approvazione del Codice Rosso, per le vittime di violenza domestica e di genere.
A livello regionale sono 13 in totale i centri antiviolenza finanziati dalla Regione. Questi centri, nell’arco del 2018, hanno raccolto 3190 primi contatti. Ciò significa che sono 3190 le donne che, in un anno – l’ultimo di cui si ha una rendicontazione ufficiale – hanno alzato la cornetta per provare a chiedere aiuto o, almeno, per informarsi. Di queste solo 559 sono state prese in carico.
Meno di 600, tra chi ha compiuto il primo atto di coraggio, hanno deciso di intraprendere il percorso di uscita dalla violenza, assistite dai centri di riferimento.
I dati registrati in Abruzzo nel 2018, confrontati provincia per provincia, restituiscono uno spaccato singolare, con Pescara e Chieti che hanno ricevuto un numero di richieste, o quantomeno di contatti, nettamente superiore a quello registrato nelle province di L’aquila e Teramo.
141 i contatti a L’Aquila, che ha 4 Centri Antiviolenza sull’intero territorio provinciale (L’Aquila, Castel di Sangro, Sulmona e Lecce nei Marsi), di cui 94 le donne prese in carico.
Il maggior numero di contatti si registra a Pescara, 846 in totale nel 2008. 165 le donne prese in carico dai Centri. Sono, inoltre, 200 le donne prese in carico nel teatino e 100 quelle seguite nel teramano.
Violenza sulle donne, una piaga dalla storia antica
Al giorno d’oggi culturalmente sono diversi i progressi compiuti nell’ambito della tutela della donna. Eppure la violenza di genere, classificata come violazione dei diritti umani, continua ad esistere ed esiste nelle sue diverse forme. Alcune di esse sono più esplicite, quindi facilmente riconoscibili, altre invece risultano molto più subdole, non visibili a chi si trova a guardare dall’esterno.
In occasione della Giornata Mondiale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne gli esperti di Guidapsicologi.it hanno deciso di affrontare questo tema, partendo dalle origini sociali e culturali del fenomeno.
«La violenza sulla donna ha origini antiche e vede coinvolte la maggior parte delle culture mondiali, in cui l’uomo rappresenta la forza, il comando e la ragione. Complici i sistemi sociali e le religioni, la donna rappresenta, di contro, la subordinazione, la mera esecuzione e la capacità di adattamento».
«È un problema complesso: questi sistemi di valori sono talmente radicati nelle ideologie e nei singoli, che le stesse donne finiscono per assecondare e giustificare comportamenti da condannare a priori», spiegano gli psicologi.
Violenza sulle donne, come riconoscerla
«È importantissimo riconoscere alcuni comportamenti tipici della violenza di genere. Identificare, arginare e denunciare. Alla base ci sono relazioni di dipendenza, costruite su legami tossici all’interno di una dinamica di coppia disfunzionale. I problemi si manifestano in atteggiamenti patologici: quali la tendenza alla continua svalutazione, l’atteggiamento passivo-aggressivo, il vittimismo, la gelosia patologica ed altre modalità manipolatorie. È bene precisare che si tratta di una problematica che coinvolge donne e uomini di tutte le età, formazione e classe sociale».
Le principali forme di manifestazione della violenza sono moltissime, dalla violenza giustificata dalla semplice appartenenza al genere femminile al linguaggio sessista, dalla violenza che inizia, nella maggior parte dei casi, con pressioni di tipo psicologico (offese, minacce e umiliazioni) alle aggressioni fisiche o sessuali. Senza dimenticare il controllo costante e lo stalking, la generazione di senso di colpa della vittima, l’isolamento sociale.
Cosa fare se si è vittime di violenza di genere
«Il primo passo è la denuncia, insieme all’allontanamento da colui da cui si subisce violenza», spiegano gli esperti di Guidapsicologi.it.
«In parallelo o successivamente è molto probabile che si abbia bisogno di supporto psicologico, per riuscire a superare le conseguenze di questo tipo di violenza. In caso ci siano figli, essi sono da considerarsi ulteriori vittime della violenza di genere. È bene pensare che anch’essi possano aver bisogno di intraprendere un percorso psicoterapeutico per superare il trauma».
«È fondamentale riconoscere di avere bisogno di un sostegno psicoterapico – afferma la dottoressa Daria Puppo – Intraprendere un percorso di autostima che permetta la focalizzazione sui propri bisogni e desideri, riflettendo inoltre sui risultati e successi fino ad oggi ottenuti e riscoprendo il proprio valore».
La denuncia, l’ascolto e la formazione delle nuove generazioni sono gli strumenti fondamentali per modificare in modo netto questa situazione di disparità e sottomissione della donna.