Il Kenya visto dagli occhi di un’aquilana

24 novembre 2019 | 09:25
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Il Kenya visto dagli occhi di un’aquilana

Il Kenya, tra emozioni e solidarietà. Il viaggio dell’aquilana Paola Bartolomucci.

Un viaggio in Kenya fuori dai lussuosi resort, alla scoperta di case di fango e bambini sorridenti, che hanno bisogno di tutto, spesso anche solo di un abbraccio sincero. Questo il succo dell’esperienza di Paola Bartolomucci, un’aquilana che ha deciso di tornare lì, nel posto che le aveva toccato il cuore.

Il viaggio in Kenya non è stato solo vacanza, ma anche per portare aiuto, semplice  e dettato dal cuore, con il supporto e il contributo di tanti amici aquilani. “L’Africa fa parte di me – spiega Paola Bartolomucci al Capoluogo.itun continente che ho cominciato a scoprire tanti anni fa. Egitto, Marocco, Tunisia, sono state le prime mete, poi, la necessità e il bisogno di vedere la parte centrale, quella vicino all’Equatore”. Una volta lì ha capito e ha cominciato a sentire forte il desiderio di fare qualcosa per aiutare chi aveva incontrato davanti il suo cammino, perchè alcune situazioni sono talmente evidenti, che non si può sempre far finta di niente.

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Hanno una terra meravigliosa spiega – il Kenya e tutti i Paesi intorno sono caratterizzati da una natura rigogliosa, da una vegetazione lussureggiante, luoghi dove senti per strada i profumi dei loro fiori e delle loro spezie. Eppure, nonostante questo, non hanno niente e mancano ancora alcuni servizi essenziali e fondamentali”. Paola Bartolomucci questa volta non è partita sola, ma con una delle due figlie, per farle toccare con mano un’esperienza nuova.

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“I nostri ragazzi non hanno bisogno di oggetti ma di emozioni e io ho voluto regalarla a una delle mie due figlie, Ci torneremo poi anche con la maggiore, che adesso sta studiando per conseguire la laurea, perchè sono sicura che sono luoghi che non dimenticheranno mai, anche tra tantissimi anni”.Con loro 4 valigie da 23 kg ciascuna piene di indumenti e beni di prima necessità, da consegnare personalmente, senza seguire un’associazione umanitaria.

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Erano piccole cose, sicuramente non abbiamo risolto i loro problemi con 4 valigie, ma sono il frutto di una raccolta fatta tra amici e conoscenti che hanno donato quello che avevano” Vestiti nuovi e seminuovi bellissimi, scarpe, indumenti intimi, generi alimentari non deperibili.  “Abbiamo conosciuto realtà minori fuori dal circuito turistico, dove tanti passano per andare in safari allo Tsavo Est, ma non tutti si fermano. Oggi riguardando le foto di quei giorni il richiamo è forte, le sensazioni provate mi accompagneranno per sempre”.

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“Perchè dell’Africa – continua – in tanti conoscono i resort di lusso, dove la vita, quella vera, arriva ovattata e a misura di turista, l’Africa vera è fatta di animali curiosi che si aggirano per le strade, di villaggi fatti di paglia e sterco di vacca che si sciolgono con la pioggia, di bambini con le taniche in testa alle 6 di mattina che si fanno anche 10 km scalzi, sotto ogni temperatura, per andare a prendere un po’ d’acqua per le prime necessità. Manca tutto, ma loro non chiedono nulla. Sorridono, cantano e dietro i loro occhi, grandi, nascondono un mondo fatto di ingiustizie e una estrema povertà“, continua. Paola ha stretto amicizia con delle bambine del posto, con le quali ha trascorso del tempo, insegnandogli alcune filastrocche italiane come il girotondo e scoprendo una grande vivacità. “Sono bambini molto intelligenti, nonostante per molti di loro la scuola sia semplicemente un’utopia, apprendono con facilità, recettivi a tutte le novità che gli si presentano davanti”.

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Insieme alla figlia ha distribuito ciò che aveva portato, a seconda del bisogno de della taglia e poi si sono lanciate ‘alla scoperta’. Io c’ero già stata anni fa, per lei era la prima volta e ho i visto i suoi occhi fare tante domande silenziose. Abbiano camminato tanto, abbiamo visto e annusato, siamo state accolte con tanta gentilezza e disponibilità, recuperando il nostro tempo senza frenesia. Loro dicono ‘pole pole’, che vuol dire ‘piano piano’, il regalo che ho fatto a mia figlia è stato quello di tornare ad assaporare la vita, fuori dai circuiti dei social, dei messaggi, della frenesia del quotidiano. Questo viaggio mi ha aperto il cuore nonostante le difficoltà di adattamento iniziale, il Kenya è solo magia!”.

“Ho trovato tanto amore, anche dove non c’è nulla, ho visto piccoli villaggi nel cuore della Savana, fatti donne operose che coltivano i campi con nidiate di bambini intorno mentre gli uomini vanno a caccia, un rituale che si ripete tutti i giorni e che va avanti da generazioni”.

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“Racconto tutto questo non perchè voglia che qualcuno mi dica di essere stata brava. Non ho fatto nulla, non abbiamo fatto nulla. Noi aquilani sappiamo benissimo però quanto sia importante anche solo un gesto disinteressato. Abbiamo avuto una valanga di affetto e gesti solidali nell’immediato post sisma quasi 11 anni fa, e oggi è un dovere morale di tutti noi fare qualcosa all’inverso. Torneremo, perchè il Kenya crea emozioni fortissime nell’immediato e dopo, una volta tornati a casa, un vuoto che va colmato. È una promessa che faccio a me stessa e alle mie figlie, non solo per scoprire il mondo, ma per cercare soprattutto nel nostro piccolo di dare una mano!“, conclude.