Assalto al bancomat, caccia all’auto staffetta

Proseguono le indagini sul tentato colpo al bancomat delle Poste di Sassa. Gli investigatori a caccia dell’auto utilizzata dai malviventi.
C’è un’auto al centro delle indagini dei Carabinieri della Compagnia dell’Aquila sul tentato scasso al bancomat delle Poste di via Ponte San Giovanni, a Sassa. Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre alcuni malviventi hanno fatto detonare dell’esplosivo posizionato nei pressi del bancomat, per scardinarlo e rubare i contanti contenuti. La struttura, però, ha retto e mentre la banda cercava di finire il lavoro, alcuni residenti svegliati dal boato hanno allertato i carabinieri, che sono giunti sul posto in brevissimo tempo, costringendo i malviventi a una fuga precipitosa.
Sul posto, oltre ai detriti dell’esplosione, i carabinieri hanno rinvenuto un piede di porco lasciato dai ladri, mentre poche notizie sono state raccolte sull’auto utilizzata. I testimoni, infatti, non sono riusciti a riferire elementi utili a identificare il mezzo, ma gli investigatori non desistono. Secondo “prassi consolidata” per reati di questo genere, infatti, i malviventi utilizzano la “staffetta“, ovvero giungono sul posto con mezzi “puliti”, ne rubano uno sul posto da utilizzare per il colpo, per poi abbandonarlo o incendiarlo e allontanarsi senza dare nell’occhio con i mezzi regolari.
Nello specifico episodio, però, non risultano mezzi dati alle fiamme e nemmeno sono state ritrovate auto abbandonate. Gli investigatori hanno quindi spulciato le denunce per furto d’auto, per verificare se ce ne sono per fatti relativi ai giorni scorsi, magari proprio durante la notte del colpo al bancomat. Né i Carabinieri e né la Polizia, però, hanno ricevuto denunce in tal senso nelle ultime ore, particolare che rende l’episodio piuttosto insolito.
Le ipotesi, infatti, a questo punto sarebbero due e nessuna delle due rientra nella normale “prassi criminale”: la prima ipotesi è che l’auto sia stata rubata fuori territorio di competenza delle locali forze di polizia, ma questo vorrebbe dire che i malviventi si sarebbero fatti carico del rischio grandissimo di essere intercettati a bordo di auto rubate, ancor prima di raggiungere l’obiettivo. Un modus operandi non propriamente “professionale”. La seconda ipotesi, da questo punto di vista, sarebbe anche peggiore: ovvero i ladri potrebbero aver utilizzato direttamente auto di “proprietà”, con rischio ancor maggiore di venire identificati immediatamente attraverso l’auto. La prima ipotesi farebbe protendere per una pista che porta fuori regione, la seconda per un’azione messa in campo da persone del posto. Ad ogni modo, le indagini proseguono a 360 gradi per individuare i responsabili dell’azione criminale.