Piazza d’Armi, le insidie sulla strada per realizzare il Parco urbano

Riunione della Commissione Territorio sulla situazione del progetto del Parco urbano di Piazza d’Armi.
Su richiesta del consigliere comunale Lelio De Santis, il presidente Luca Rocci ha convocato questa mattina la Comissione Territorio. All’ordine del giorno, il Parco urbano di Piazza d’Armi, una vicenda – come ricordato dal proponente – che “va avanti dal 2010, con l’approvazione del progetto preliminare” per proseguire con i successivi atti culminati con l’approvazione del progetto definitivo da 22 milioni di euro nel 2014, affidato alla Rialto Costruzioni con un ribasso d’asta vertiginoso (60,53%). Come ricostruito in Commissione, però, la società che ha effettuato le verifiche ha riscontrato anomalie, non esprimento il relativo giudizio di congruità. Da qui, un nuovo progetto da 13 milioni, di cui è stata approvata la linea tecnica. Il problema è che però nel frattempo la ditta aggiudicatrice ha avviato il concordato preventivo (rigorosamente dopo aver risposto all’appalto), quindi l’amministrazione comunale si ritrova “in trappola”. A prima vista, la scelta sarebbe tra due possibilità: proseguire l’iter, in attesa di trovare il modo di “liberarsi” dall’inghippo, o togliere l’appalto alla ditta, rischiando milioni di euro di contenzioso. In realtà la soluzione potrebbe arrivare degli uffici, tenuti comunque a valutare l’esito dell’iter alla luce delle nuove e più stringenti normative.
“Abbiamo trovato una situazione di atti affetti da gravi patologie – ha spiegato al microfono del Capoluogo.it il vicesindaco Raffaele Daniele – e stiamo cercando, attraverso il principio di legalità, di riportare la situazione in un alveo di legittimità, cercando di salvare l’opera, che riteniamo strategica per la nostra città”. Per quanto rigurda la situazione della ditta appaltatrice, “riteniamo che la posizione dell’ente sarebbe molto più debole se rescindesse il contratto senza prima portare a termine una serie di operazioni volte a cercare di salvare il contratto in essere”.
Insomma, bisognerà salvare il salvabile, prima di cercare soluzioni alternative. Ad ogni modo, risulta evidente che gli appalti a ribasso d’asta, così come concepiti, creano più problemi che opportunità, come dimostrano altri casi simili.