Omicidio di Trieste, condannato don Piccoli a 21 anni

Per la Corte d’Assise di Trieste don Paolo Piccoli è colpevole dell’omicidio di don Giuseppe Rocco. Condannato a 21 anni di carcere.
Don Paolo Piccoli, già parroco di Rocca di Cambio e Pizzoli, è stato condannato perchè secondo l’accusa avrebbe ucciso un altro prete, monsignor Giuseppe Rocco, all’interno della Casa del Clero di Trieste, il 25 aprile 2014.
Don Paolo Piccoli è stato inoltre condannato a risarcire le parti civile senza provvisionale, interdizione perpetua dai pubblici uffici. Le motivazioni della sentenza usciranno entro 90 giorni.
L’accusa aveva chiesto nella sentenza del 29 novembre 22 anni.
Don Piccoli è assistito dagli avvocati Stefano Cesco, del foro di Pordenone e Vincenzo Calderoni, del foro dell’Aquila.
“Faremo appello appena avremo le motivazioni. Non ci aspettavamo, siamo sempre stati convinti dell’innocenza del nostro assistito. Per ora non possiamo dire altro, è una sentenza e va rispettata e accettata”, è il commento a caldo dell’avvocato Vincenzo Calderoni.
I pm titolari dell’inchiesta sono Matteo Tripani e Lucia Baldovin; fanno parte del collegio giudicante Filippo Gullotta presidente, Enzo Truncellito, giudice a latere, Mauro Cechet, Rosella Bravini, Chiara Mur, Patrizia Pellaschiar, Corrado Cadamuro, Antonia Ciaccia, Nevi Calci e Giuseppe Vario, giudici popolari.
Il 25 aprile 2014 don Rocco venne ritrovato morto al lato del letto, dalla sua storica perpetua Eleonora Laura Di Bitonto, alle prime ore del mattino.
La perpetua tentò di rianimare l’anziano prelato come attestato dalle registrazioni della telefonata al 118.
In un primo momento si parlò di morte naturale poi è subentrata l’accusa di omicidio dal momento che l’autopsia avrebbe evidenziato i chiari sintomi del soffocamento meccanico.
Grande accusatrice dell’imputato fu proprio la perpetua, beneficiaria, peraltro, dell’eredità di don Rocco, consistente in una discreta somma di denaro e alcune proprietà immobiliari che avrebbe poi diviso con i nipoti dell’anziano prelato.
A don Piccoli viene contestato di aver ucciso don Rocco per impossessarsi soprattutto della collanina che l’anziano prelato indossava sempre; una tesi più volte smentita dalla difesa durante tutte le fasi di dibattimento.
Durante l’udienza di oggi l’accusa ha fatto una differenza sulla collanina; secondo il pm Baldovin la medaglietta che don Rocco aveva al collo era la stessa indossata anche dalla perpetua, mentre la catenina alla quale era appesa era un dono della nipote del prelato.
La collanina di fatto non è mai stata trovata, nonostante le diverse perquisizioni nella stanza dell’imputato che alloggiava come Don Rocco all’interno della Casa del Clero, “se non al collo della perpetua”, come ribadito dalla difesa.
Difatti l’avvocato Vincenzo Calderoni, durante l’udienza del 19 novembre scorso ha sottolineato come una collanina identica a quella asseritamente trafugata a don Rocco fosse stata notata da più testimoni al collo della Di Bitonto.
Durante le fasi del processo, è emerso anche il “giallo” del cuscino scomparso dalla stanza di don Rocco, presente nelle immagini scattate dai Carabinieri entrati nella stanza il 2 maggio del 2014 e svanito poi il 3 durante ulteriori rilievi fotografici. Ad agosto in quella stanza sono entrati anche i Ris per repertare tracce biologiche utili ai fini delle indagini e del cuscino non c’era traccia.

