Processo don Piccoli, il giorno della sentenza

Il giorno della sentenza per don Paolo Piccoli accusato di aver ucciso un anziano prelato a Trieste. L’accusa chiede 22 anni di reclusione.
Don Paolo Piccoli, già parroco di Rocca di Cambio e Pizzoli, è accusato di aver ucciso un altro prete, monsignor Giuseppe Rocco, all’interno della Casa del Clero di Trieste, il 25 aprile 2014.

L’accusa ha chiesto per l’imputato una condanna a 22 anni di reclusione.
I pm titolari dell’inchiesta sono Matteo Tripani e Lucia Baldovin; fanno parte del collegio giudicante Filippo Gullotta presidente, Enzo Truncellito, giudice a latere, Mauro Cechet, Rosella Bravini, Chiara Mur, Patrizia Pellaschiar, Corrado Cadamuro, Antonia Ciaccia, Nevi Calci e Giuseppe Vario, giudici popolari.
Don Piccoli è assistito dagli avvocati Stefano Cesco, del foro di Pordenone e Vincenzo Calderoni, del foro dell’Aquila.
Un processo lungo e dai contorni controversi che vede imputato don Piccoli con l’accusa di omicidio aggravato.
Secondo l’accusa don Piccoli avrebbe ucciso don Rocco per impossessarsi di alcuni beni dell’anziano prelato di scarso valore: la collanina mai ritrovata, una bomboniera di vetro a forma di veliero e una madonnina di legno. Va ricordato che don Piccoli proviene da una famiglia benestante veneta.
Il 25 aprile 2014 don Rocco venne ritrovato morto al lato del letto dalla sua storica perpetua Eleonora Laura Di Bitonto, che lo aveva rinvenuto esanime alle prime ore del mattino.
La perpetua tentò di rianimare l’anziano prelato come attestato dalle registrazioni della telefonata al 118.
In un primo momento si parlò di morte naturale poi è subentrata l’accusa di omicidio dal momento che l’autopsia avrebbe evidenziato i chiari sintomi del soffocamento meccanico.
Grande accusatrice dell’imputato fu proprio la perpetua, beneficiaria, peraltro, dell’eredità di don Rocco, consistente in una discreta somma di denaro e alcune proprietà immobiliari che avrebbe poi diviso con i nipoti dell’anziano prelato.
A Don Piccoli viene contestato di aver ucciso don Rocco per impossessarsi soprattutto della collanina che l’anziano prelato indossava sempre; una tesi più volte smentita durante tutte le fasi di dibattimento.
La collanina di fatto non è mai stata trovata, nonostante le diverse perquisizioni nella stanza dell’imputato che alloggiava come Don Rocco all’interno della Casa del Clero.
Soprattutto l’avvocato Vincenzo Calderoni, durante l’ultima udienza ha sottolineato come una collanina identica a quella asseritamente trafugata a don Rocco fosse stata notata da più testimoni al collo della perpetua.
Perchè i sospetti sono ricaduti su don Piccoli?
Lo stesso don Piccoli durante l’ultima udienza, dopo la requisitoria del pm, ha ripetuto davanti a una Corte molto attenta le cerimonie dell’estrema unzione e la benedizione della salma, così come ha fatto la mattina della morte di Don Rocco.
Don Piccoli ha utilizzato anche un aspersorio con il quale ha benedetto gli astanti.
Il caso ha assunto clamore mediatico; durante le udienze è stata presente in aula la troupe di “Un giorno in pretura” e se ne è occupato anche la trasmissione “Quarto Grado” di Rete4.