Morte generale Conti, il giallo della sigaretta

17 dicembre 2019 | 09:58
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Morte generale Conti, il giallo della sigaretta

Sulla morte del generale dei Carabinieri Forestali di Sulmona Guido Conti dopo due anni è ancora giallo sul mozzicone di sigaretta rinvenuto vicino al corpo.

La sigaretta venne ritrovata accanto al corpo del generale Conti, rinvenuto senza vita sul monte Morrone, sotto un albero.

Guido Conti, scomparso all’età di 58 anni, amava molto quei posti ed era famoso per le sue inchieste, ritenute anche scomode, in tema di violazioni ambientali;

Aveva diretto ogni tipo di reparto nel Corpo forestale dello Stato.

È stato infatti Comandante distrettuale ad Avezzano e Sulmona, Capo del Nucleo Investigativo dell’Aquila, comandante provinciale di Pescara, comandante regionale dell’Umbria, coordinatore del Parco Velino Sirente, docente e comandante Battaglione allievi nelle Scuole di Cittaducale e Sabaudia.

Nominato Commendatore della Repubblica a 48 anni, per meriti speciali, e primo Ufficiale C.F.S. premiato da Legambiente con il premio Ambiente e Legalità.

Autore di numerose pubblicazioni tecniche è insegnante di materie giuridiche presso le scuole del CFS.

Sue le inchieste della mega discarica più grande d’Europa a Bussi e dell’acqua avvelenata, l’inchiesta “Mare Monti” sulle strade fantasma in Abruzzo e l’inchiesta sul G8 all’Aquila e Roma oltre che l’inchiesta “Cabina di Regia” che portò all’arresto tra gli altri dell’ex presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo.

Quel che sembra certo è che non si è trattato di un omicidio; sembrerebbe proprio che il generale Guido Conti si sia tolto la vita con un colpo di pistola sparato alla tempia.

Si cerca ancora di chiarire di chi sia il dna ritrovato sulla sigaretta di una marca non compatibile con quella usata da Guido Conti.

Una volta aggiunto il tassello del Dna realtivo alla sigaretta e al sangue rinvenuto sugli abiti del generale la Procura potrà avere un quadro più chiaro e procedere in tal senso.

Il risultato delle analisi fatte dal Ris di Roma a settembre non è ancora arrivato sui banchi della procura della Repubblica di Sulmona che ha chiesto ed ottenuto un rinvio al 31 gennaio per chiudere le indagini.

Come riporta Il Messaggero, nel frattempo sono state chiarite alcune cose; come ad esempio la presenza di una macchina, una Porsche Cayenne, sono stati inoltre sentiti alcuni testimoni, tra cui alcuni graduati dell’Arma che avevano avuto contatti con Guido Conti nei giorni precedenti la morte e alcuni dei vertici della Total del sito di Tempa Rossa dove il generale era stato arruolato poche settimane prima della morte.

Gli inquirenti si sono concentrati proprio su quest’ultimo incarico, hanno cercato quindi di appurare che sia stato realmente un suicidio o un’istigazione al suicidio.

La tesi dell’omicidio, che pure era stata ipotizzata nelle memorie dell’avvocato della famiglia del generale, Alessandro Margiotta, sembra tuttavia essere sfumata dalla verifica sulla dinamica e sulla posizione in cui Conti venne ritrovato che, compatibile con un colpo sparato dalla stessa vittima alla tempia.