Lanciata la Soyuz con un carico di 5 satelliti

19 dicembre 2019 | 12:22
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Lanciata la Soyuz con un carico di 5 satelliti

Il segnale del satellite è stato regolarmente acquisito dalle antenne del Centro Spaziale del Fucino gestito dalla Telespazio (Leonardo-Thales).

I segnali del satellite sono stati acquisiti da Telespazio che sta monitorando la situazione per poi andare a controllare il perfetto funzionamento.

Lo ha reso noto l’Asi, che gestisce il programma duale (civile e militare) per l’osservazione della Terra nato nel 2007 da un accordo fra i ministeri dell’Istruzione, Università e Ricerca (Miur) e della Difesa.

Ancora una volta un fiore all’occhiello tutto abruzzese, Telespazio, porta avanti gli studi del settore.

Dopo un rinvio di 24 ore dovuto a problemi al software di bordo il satellite è partito alle 10 circa del  18 dicembre.

A bordo anche due satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa): Cheops, destinato a individuare i pianeti esterni al Sistema Solare che potrebbero ospitare la vita e al quale l’Italia contribuisce con l’Università di Padova, e il piccolo Ops-Sat, che contiene il più potente computer mai andato in orbita e progettato per sperimentare software.

lanciati anche due mini-satelliti (CubeSat) del Centro per la ricerca francese Cnes: il primo, Eye-Sat, è stato progettato da studenti per ricerche in astronomia; il secondo, Angels (Argos Neo on a Generic Economical and Light Satellite) è un dimostratore tecnologico per una nuova generazione di satelliti che la Francia intende rilasciare in orbita a partire dal 2022.

Saccoccia (Asi), ora Cosmo SkyMed ha occhi ancora più acuti

Occhi più acuti per la seconda generazione dei satelliti italiani Cosmo SkyMed: “c’era una grande attesa per questo lancio, considerando il successo che il programma ha avuto finora e il riconoscimento it a livello mondiale”, ha detto all’ANSA il presidente dell’ASI, Giorgio Saccoccia. “Adesso avere il primo satellite della seconda generazione significa proseguire in questa capacità che ci contraddistingue”, ha aggiunto.
Le sue prestazioni sono superiori rispetto a quelle dei satelliti della prima generazione: la risoluzione delle immagini radar – ha osservato – è maggiore, la trasmissione dei dati avviene più velocemente e in una forma che favorisce moltissimo la capacità di utilizzo: in generale l’intera missione è molto più flessibile”.
Come la prima, anche la seconda generazione di Cosmo SkyMed prevede quattro satelliti, destinati progressivamente a sostituire quelli che giungeranno al termine della loro vita operativa. Poiché tutti i satelliti della prima generazione sono ancora attivi, attualmente la costellazione ne comprenderà cinque, non appena il satellite lanciato oggi avrà completato la fase di test in orbita. Il lancio del secondo satellite della nuova generazione è previsto a fine 2020, mentre si sta provvedendo all’avvio dei contratti per il terzo e quarto satellite.

Importante anche il ruolo dell’industria italiana nella nuova fase del programma Cosmo Skymed, con Thales Alenia Space Italia (Thales – Leonardo) e Telespazio con la significativa partecipazione di numerose piccole e medie imprese. A lanciare il secondo satellite della nuova generazione sarà inoltre la nuova versione del lanciatore Vega (Vega C) costruito in Italia dalla Avio

Si è arricchita così la costellazione Cosmo SkyMed, che da oltre dieci anni contribuisce in modo importante e a livello internazionale alla gestione delle emergenze, per il monitoraggio ambientale e per la sicurezza nazionale. “Con l’avvio della seconda generazione l’Agenzia Spaziale Italiana ed il Ministero della Difesa – rilevano le due istituzioni in una nota – confermano per il futuro il loro impegno a garantire alla comunità nazionale la continuità dei servizi già disponibili, oltre ad introdurne di nuovi, per la gestione del territorio e la prevenzione dei disastri, per la sicurezza nazionale, per la protezione dell’ambiente e del patrimonio archeologico, per la gestione delle infrastrutture, ed in generale per la cura del nostro pianeta”.

Un cuore italiano per il cacciatore di pianeti Cheops
Batte un cuore italiano nel cacciatore di mondi alieni lanciato dall’Esa, Cheops (CHaracterising ExOPlanets Satellite) e al quale l’Italia offre un contributo scientifico importante con Università di Padova e Inaf. “Obiettivo della missione è osservare, fra gli esopianeti finora noti, quelli che hanno caratteristiche tali da poter ospitare la vita”, ha detto il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia.
“Cheops – ha proseguito – osserverà le stelle attorno alle quali sono già stati scoperti degli esopianeti e farà una ricerca più dettagliata per stabilire se hanno la capacità di sostenere la vita”. Gli indizi, ha detto ancora il presidente dell’Asi, arriveranno dalle “variazioni nella luminosità della stella provocate dal transito del pianeta: questo permetterà di stabilire massa e volume del pianeta, insieme alla maggiore o minore densità gassosa”. Il telescopio che è a bordo, dal diametro di più di 30 centimetri, “è uno dei contributi italiani alla missione”, nato dalla collaborazione fra Inaf e l’industria. I dati scientifici di Cheops, ha concluso, saranno analizzati anche in Italia, presso lo Space Science Data Center (Ssdc) dell’Asi.