Cronaca

Viadotti A14, un vertice per arginare l’incubo

Incubo A14, dopo il no del Riesame al dissequestro dei viadotti, un vertice per scongiurare il caos.

È stato convocato un vertice sui viadotti della A14 per arginare la situazione di disagio e caos delle ultime settimene dopo il no del giudice di Avellino alla riapertura ai tir del viadotto Cerranno.

Per quanto riguarda la A14 tra viadotti sequestrati e corsie alternate, si tratta in questo momento di una situazione di vera emergenza, con code lunghissime e tratte a passo d’uomo.

Sulla A14 martedì sono stati registrati 16 km di coda, ieri, mercoledì 8 gennaio, “solo” 6; per questo motivo è stata adottata la misura prevista per il Piano neve, ovvero la razionalizzazione dell’uscita dei Tir sulla viabilità ordinaria.

Il Tribunale di Avellino ha bocciato le tre istanze presentate dalla concessionaria dopo il provvedimento deciso dalla magistratura in seguito a una perizia presentata nel corso del processo per la strage di Acqualonga. I mezzi pesanti, ai quali è interdetto il viadotto Cerrano, si riversano sulla Statale Adriatica e devono percorrere il comune di Silvi.

L’indagine di Avellino aveva portato al sequestro preventivo delle barriere bordo ponte di 9 viadotti e a otto indagati tra cui tre manager di Autostrade per l’Italia, sotto accusa per aver “sostituito i precedenti tirafondi Liebig Plus – aveva scritto il gip a maggio  – con barre filettate inghisate in malta cementizia, compromettendo notevolmente la capacità di contenimento delle barriere in caso di urto con veicolo pesante”.

La decisione era arrivata dopo la strage di Acqualonga del luglio 2013, quando un pullman di pellegrini precipitò da un viadotto sulla Napoli-Canosa nel territorio di Monteforte Irpino provocando la morte di 40 persone.

“Siamo oltre il doppio dei transiti censiti di 1800 tir sul tratto di autostrada corrispondente. Con questi numeri siamo in una situazione fuori controllo del traffico. È improponibile pensare di gestire, come Comune, una situazione del genere. Siamo preoccupati per questioni ambientali, ma anche per la sicurezza di pedoni e automobilisti perché, essendo stati costretti a spegnere i semafori, attraversare la strada a piedi e, per le auto, passare agli incroci diventa un rischio”, ha detto il sindaco di Silvi Andrea Scordella.

Questo quanto stabilito dopo il vertice in prefettura a Pescara, al quale ha preso parte il prefetto Gerardina Basilicata, rappresentanti delle forze dell’ordine e dei Comuni di Montesilvano, Valter Cozzi e Città Sant’Angelo il cui sindaco, Matteo Perazzetti.

“Nell’incontro ho espresso a tutti le sofferenze che la popolazione angolana sta vivendo con i danni sia a livello economico per le attività, che a livello di vivibilità per gli scarichi e per la rumorosità del traffico”, ha detto il sindaco Perazzetti.

a14

Come funziona il Piano neve adattato all’emergenza?

Come riporta Il Centro, consiste nel far accostare e fermare i Tir, in caso di ingorghi, facendo passare le auto e autorizzando la ripartenza dei mezzi pesanti, con l’obbligo di uscire a Città Sant’Angelo, con intervalli decisi di volta in volta dalla polizia autostradale, insieme alla polizia municipale che presidia la Statale 16.

Preoccupazione a Silvi dopo il divieto dei Tir sul Cerrano; il sindaco Andrea Scordella, chiama in causa Regione, Ministero delle Infrastrutture, Autostrade, Arta e gli altri sindaci dei Comuni interessati.

“A questo punto – dichiara Scordella – occorre davvero che scendano in campo le massime autorità e organismi pubblici che hanno competenze e capacità di intervento su questo problema che non può essere risolto da me e dalla mia maggioranza o dal Consiglio comunale”.

Scodella ha inoltre sollecitato un incontro che ci sarà oggi al Ministero delle Infrastrutture, domani invece una seconda riunione proprio a Silvi  con rappresentanti di Mit, Regione, Arta, della prefettura di Teramo oltre che i primi cittadini di Pineto, Roberto Verrocchio, e Città Sant’Angelo.

Terapia “d’urto” a Pineto: il semaforo di Scerne sarà acceso con le normali fasi dal mattino sino alle 16, poi sarà lampeggiante.

La polizia locale consiglia questi itinerari alternativi: da e per la zona industriale utilizzare la Strada provinciale per Casoli e non via dell’Industria; da via al Mare, per andare in direzione sud, si consiglia di svoltare in direzione nord-Roseto, girare attorno alla rotatoria per rivolgere quindi la marcia verso sud-Pineto; per Roseto da Scerne, meglio utilizzare l’innesto della Strada provinciale 27 per Casoli dotato di ampia visibilità invece che via delle Paludi, via Adige oppure via Oberdan.

E infine, per alleggerire l’incrocio tra via della Resistenza in Borgo Santa Maria e la Strada provinciale 28 nella zona Campo Sportivo, si raccomanda di utilizzare l’altro crocevia, posto all’altezza del ponte Zappacosta, a ovest dell’uscita dell’A14, per immettersi sulla Provinciale 28, in modo da evitare di incrociare i camion in uscita dalla autostrada e diretti verso la Statale Adriatica.

Il presidente dell Regione Abruzzo, Marco Marsilio, reputa più che mai necessaria la terza corsia dell’autostrada.

Da responsabile regionale di Protezione civile mi preme evidenziare che solo la fortuna ha evitato tragedie. Lo testimonia la vicenda –  rivela il governatore dell’Abruzzo – di due ambulanze che martedì sono rimaste imbottigliate nel traffico durante operazioni di soccorso. Vanno trovate soluzioni con urgenza perché anche la Protezione civile rischia di non essere in grado di garantire l’operatività in caso di emergenza”.

Per Marsilio inoltre c’è una soluzione alternativa, in attesa della definitiva messa a norma dell’A14: “Riaprire il viadotto Cerrano ai Tir, con un limite di velocità e l’obbligo di distanze di sicurezza: sarebbe meno gravoso e rischioso rispetto all’attuale traffico bloccato. E sottoporrebbe a minor stress gli stessi viadotti sott’inchiesta, oggi costretti a subire il peso di vetture ferme”.

È intervenuto anche il sindaco di Pescara Carlo Masci:la paralisi del traffico da, verso e intorno alla nostra città, sta colpendo in modo importante non solo le attività economiche e i privati che sono costretti a spostarsi in auto per ragioni di lavoro e di studio, ma più in generale nega di fatto il diritto alla libera circolazione dei cittadini“.

 

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