Allevamento

Mafia dei pascoli a Lucoli, Chiappini: “Ecco la verità”

Il sindaco di Lucoli, Valter Chiappini, a tutto campo sulla cosiddetta "mafia dei pascoli" e i bandi per il sostentamento del Comune. L'intervista.

LUCOLI – Il sindaco Valter Chiappini a tutto campo sulla gestione dei pascoli e i fondi europei: “Mettiamo a regime le nostre risorse, con un occhio di riguardo agli allevatori locali, ma non possiamo fare tutto da soli”.

Mafia dei pascoli, allevatori dal nord che sfruttano i pascoli abruzzesi per prendere i contributi europei, gestione dei bandi, fino all’ultimo ritrovamento di bestiame morto lo scorso 27 dicembre, il sindaco di Lucoli, Valter Chiappini spiega al Capoluogo.it i meccanismi e le ragioni di un procedimento balzato agli onori della cronaca nazionale, con riferimenti poco graditi anche di presunte “disattenzioni” o “connivenze” degli enti locali che assegnano i pascoli.

Partiamo dai dati: di circa 12mila 800 ettari di territorio, il Comune di Lucoli destina al pascolo circa 6mila ettari, che fruttano all’Ente circa 280mila euro l’anno, che entrano nelle casse comunali a seguito dell’aggiudicazione di appositi bandi. Il primo “sassolino nella scarpa” il sindaco Chiappini vuole toglierselo proprio relativamente ai bandi e agli allevatori locali che “vengono tutelati con bandi specifici a cui partecipano da soli, pagando anche molto meno rispetto ai pascoli che avanzano e che mettiamo a regime con bandi nazionali“.

E proprio sui bandi nazionali si è concentrata l’attenzione della stampa, a tutti i livelli, evidenziando meccanismi per i quali allevatori del nord prenderebbero contributi, rispondendo ai bandi per poi mandare qualche allevatore “figurante” per rendere formalmente corretta l’attività in realtà messa in campo solo per ottenere i contributi dall’Unione Europea: “Non è così – spiega il sindaco di Lucoli – perché non converrebbe a nessuno, perché i contributi non verrebbero erogati. Quando un’impresa si aggiudica un bando, deve produrre tutti i certificati della Asl di provenienza per i capi che trasferirà sul pascolo, capi muniti di auricolare identificativo e per il numero dovuto secondo gli ettari assegnati. Solo in quel momento è possibile effettuare il trasferimento, certificato dagli uffici comunali. A chiusura della stagione, la stessa trafila in uscita, con la Asl locale che deve produrre nuovamente i certificati per lo sgombero, al netto di eventuali capi deceduti durante il pascolo. Ho letto di camion provenienti dalla Romania che scaricavano nottetempo, ma per far che? A parte che dalla Romania ne incontrerebbero di controlli, ma pure se fosse come prenderebbero contributi senza le certificazioni richieste? E sono certificazioni che coinvolgono Asl, Comune e Regione con l’Agea”.

Insomma, la “trafila burocratica” è lunga e controllata, ma non per questo la gestione risulta priva di problemi: “Se dopo l’aggiudicazione del bando qualche allevatore non si comporta bene, noi mettiamo in campo tutte le nostre risorse, ma con le forze che abbiamo a disposizione che altro possiamo fare?”. Il riferimento, naturalmente, è al caso dellle circa 140 pecore morte a dicembre balzato agli “onori” della cronaca, anche nazionale: “L’allevatore in questione ha lasciato le pecore al pascolo oltre il periodo concesso che era il 16 novembre e si è ritrovato con le pecore al pascolo con il maltempo tra il 24 e 25 dicembre in cui sono rimasti uccisi 142 capi. Abbiamo erogato sanzioni per pascolo abusivo (che rientra nel penale), abbiamo denunciato per abbandono e maltrattamento animali, il Comune si costituirà anche parte civile, non ci sono stati infossamenti di carcasse, ma regolare smaltimento e incenerimento; che altro potevamo fare con un solo vigile urbano per un territorio che va da Corvaro a Tornimparte, fino a Magliano de’ Marsi? È chiaro che ci sono dei problemi da affrontare, ma non possiamo farlo da soli. Le altre istituzioni, gli enti di controllo devono aiutarci, perché non possiamo fare tutto”.

Anche perché per i Comuni montani come Lucoli sembrano esserci poche alternative: “Che devo fare? Non assegnare più i pascoli e aumentare le tasse ai cittadini? Ma a parte l’aumento delle tasse per far fronte ai servizi, i pascoli resterebbero comune a disposizione degli abusivi. Nel nostro regolamento è previsto solo il pascolo di ovini, perché non abbiamo sufficiente acqua per i bovini e i cavalli verrebbero abbandonati al pascolo come già avviene ai confini e poi ritroviamo i cavalli per strada, attirati dal sale per sciogliere il ghiaccio, con i problemi alla viabilità e gli incidenti che sappiamo. Già con i pascoli assegnati alcuni allevatori di fuori arrivano al confine con il territorio di Lucoli e lasciano i cavalli andare dove vogliono, figuriamoci con i terreni liberi da ogni tipo di assegnazione regolamentata”.

Capitolo a parte, quello del sostentamento dei piccoli Comuni: “Ci si riempie sempre la bocca con le aree interne, i Comuni montani, ma come si sostengono? Dallo Stato non abbiamo più niente, anzi dobbiamo ridare indietro parte delle tasse che intaschiamo dai nostri cittadini, solo con il Patto di solidarietà Lucoli dà allo Stato circa 200mila euro all’anno e lo stesso Stato pretende che siamo autonomi. Questa operazione oltre a servirci per erogazione di servizi, permetterà all’amministrazione di diminuire  la pressione fiscale, togliendo l’addizionale IRPEF comunale. Mettiamo a regime quello che abbiamo e Lucoli ha i pascoli, che altro possiamo fare per garantire un minimo di servizi ai cittadini?”.

Difficile, a queste condizioni, trovare una soluzione definitiva al problema che evidentemente investe diversi settori: “Chiediamo il sostegno degli organi di vigilanza per un ulteriore supporto di controllo; da parte nostra possiamo prevedere nei bandi una sorta di cauzione del 50% per tutelarci relativamente ai mancati sgomberi come quello di dicembre, così almeno se dobbiamo farli noi, abbiamo la capacità economica per farlo, ma per il resto già facciamo il possibile in fase di aggiudicazione del bando, scartando le ditte che non sono in regola in tutto e per tutto. Inoltre prima dell’assegnazione della gara l’ente procede con tutte le verifiche antimafia previste dall art. 88 del Codice Antimafia. Stando così le cose, di più non riusciamo a fare da soli”.

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