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Carta valanghe Abruzzo, prima bozza pronta in primavera

A primavera 2020 sarà pronta la prima bozza della relazione sulla Carta delle Valanghe: l'annuncio nel giorno dell'anniversario della tragedia di Rigopiano.

A primavera 2020 sarà pronta la prima bozza della relazione sulla Carta delle Valanghe: l’annuncio nel giorno dell’anniversario della tragedia di Rigopiano.

La documentazione di cui la Regione avrebbe dovuto dotarsi nel lontano 1992 è uno degli elementi al centro della maxi inchiesta e poi del processo sulla tragedia di Rigopiano (Pescara), che tre anni fa ha causato la morte di 29 persone in seguito alla valanga che si è abbattuta sull’albergo di lusso.

A riferire dell’accelerazione dell’iter relativo all’approvazione e all’applicazione della carta delle valanghe, il direttore del Dipartimento regionale Territorio e Ambiente, Pierpaolo Pescara.

Proprio per il colpevole ritardo nella redazione della Carta sulla quale si è cominciati a lavorare nel 2014 con un andamento lento anche per la carenza dei fondi destinati, sono indagati i dirigenti regionali Carlo Visca, Vincenzo Antenucci, Pierluigi Caputi, Sabatino Belmaggio, Nicola Primavera e Carlo Giovani. Sono stati prosciolti invece i presidenti delle regioni e gli assessori che si sono succeduti.

Il lavoro è coordinato dallo stesso Belmaggio, dirigente del servizio di prevenzione rischi di protezione civile, il settore che ha commissionato l’appalto, che evidentemente, è stato ritenuto all’altezza del complesso compito, nonostante sia indagato per i ritardi.

A realizzarla, è l’Ati composta da Aia Engineering, di Trento, I.C. srl di Milano, Soildata di Lecco e dall’ingegner Mauro Barberi, che ha vinto il bando assegnato nel febbraio 2018, per 700 mila euro, con tempo fissato per consegnare i lavori, a marzo 2021.

Un tempo ritenuto eccessivo a partire dal presidente, Marco Marsilio, che ha commissionato una relazione sullo stato dell’arte dell’iter e che, unitamente alla dirigenza, avrebbe già avuto rassicurazioni dall’ati sulla concreta possibilità di avere l’elaborato molto prima. In modo tale da procedere agli altri passaggi. Ovvero: istruttoria per verificare la completezza della Carta, e la sua aderenza a quanto stabilito nel bando di gara, approvazione in giunta regionale, la notifica ai 184 comuni montani coinvolti, l’attesa delle osservazioni da parte loro, eventuali integrazioni e modifiche, esame delle prescrizioni da parte del Comitato regionale per lo studio della neve e delle valanghe (Coreneva), alla nuova approvazione in Giunta, e quindi il definitivo varo da parte del consiglio regionale.

“Questo programma – continua Pescara – rappresenta un passo molto importante in riferimento alla riconoscibilità dei rischi sul territorio regionale, rappresenta un avanzamento della conoscenza dei pericoli che sono propri della geomorfologia della regione e un punto di partenza per la elaborazione di piani di sicurezza territoriali più approfonditi e dotati di elementi scientifici a supporto. Voglio precisare che si tratta di una implementazione dei livelli di sicurezza e conoscenza già molto alti in quanto sono sono diversi i piani di rischio elaborati dalla Regione Abruzzo in termini di protezione civile”.

Non è tuttavia certo che, se la Carta di localizzazione del pericolo da valanga (Clpv) fosse stata in vigore il 18 gennaio 2017, giorno della tragedia di Rigopiano, il disastro si sarebbe potuto evitare.

È la novità rispetto ad uno degli elementi al centro della maxi inchiesta e del processo che emerge in concomitanza nel terzo anniversario dell’evento che ha causato la morte di 29 persone.

Secondo alcuni esperti e fonti vicine alla Regione, il documento di prevenzione non è una carta scientifica e quindi non in grado di prevedere le calamità (come nei terremoti), ma un atto pianificatorio che rappresenta graficamente le località e i territori potenzialmente in pericolo, basandosi però sul parametro di eventi accaduti precedentemente o di tracce lasciate sul terreno. Tanto che in larga maggioranza vengono citati bacini montani e sciistici dove si sono verificate valanghe. In base a questo, Rigopiano non sarebbe stata ricompresa in una eventuale Clpv e quindi non sarebbero scattate misure di prevenzione dettate dal documento in questione.

Ciò perché, secondo quanto appreso, storicamente non risultano eventi di portata catastrofica ma piccoli distacchi di neve che sarebbero stati registrati nella sommità e comunque in territori molti lontani dall’area interessata dall’albergo di lusso. Cosa diversa dalla situazione attuale in quanto nella Carta in via di realizzazione, la località pescarese, alla luce di quanto accaduto, sarà individuato sicuramente come sito valanghivo.

Quando sarà approvata, l’Abruzzo avrà uno strumento che nelle aree soggette a pericolo potrà “sospendere l’edificazione, la realizzazione di impianti e infrastrutture ai fini residenziali, produttivi e di carattere industriale, artigianale, commerciale, turistico e agricolo nonché ogni nuovo uso delle aree che possa comportare un rischio per la pubblica e privata incolumità”. E consentire al Coreneva di prescrivere, “qualora le condizioni di rischio siano ritenute eccezionali ed attuali, l‘immediata sospensione di ogni utilizzazione delle opere e delle aree“, ovvero l’evacuazione, “condizionandone il ripristino alla preventiva realizzazione di idonei interventi di difesa”. Esattamente quello che sarebbe dovuto avvenire a Rigopiano il 18 gennaio di tre anni fa. Nell’intestazione del capitolato si legge che la Clpv regionale dovrà riguardare “tutti i territori abruzzesi al di sopra di 1.000 metri sul livello del mare con il 25% di pendenza”.

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