Post sisma

Campotosto, il paese dove il terremoto ha bussato quattro volte

Il terremoto di Campotosto nel contributo di Nando Giammarini.

Il terremoto di Camposto nel contributo di Nando Giammarini.

Un silenzio assordante è la prima cosa che colpisce arrivando a Campotosto. Salendo da Montereale, mio paese d’origine,  raggiungo Poggio Cancelli. Da qui alla sede  di quello che fu una volta fu  il Comune, a circa 6 Km di distanza come recita un cartello di segnaletica stradale,  incontro solo due macchine: una panda ed un fuoristrada. Un incantevole  spettacolo della natura con il lago gelato per buona parte ed il candore della neve fresca che –  ha ricamato i rami degli alberi, protesi verso un cielo di un blu intenso –  stride con tanta desolazione arrecata dal terremoto.

Campotosto, lo ricordiamo per dovere di cronaca, è stato interessato da quattro terremoti: quello del 2009 dell’Aquila, quello della vicinissima Amatrice nel 2016, la violenta scossa  la mattina del 31 Ottobre e quella drammatica del 18 gennaio di tre anni fa. Quest’ultima fu la più tremenda, apocalittica, poiché accompagnata da oltre 2  mt di neve. Tant’ è che per liberare le strade e gli ingressi delle case dovette intervenire il “Bruco” dell’esercito. I militari portarono i viveri alle persone rimaste isolate all’interno dei Map (Moduli Abitativi Provvisori) nella parte alta del paese, a causa di maltempo e scosse. Acqua, pane, latte e beni di prima necessità che vennero distribuiti alla popolazione che stava vivendo una situazione di assoluta criticità tra scosse e neve. In quella difficile situazione ci fu anche una vittima che, ironia della sorte, era uscita di casa per paura delle scosse e fu investito da una slavina. Dopo tante sofferenze, a distanza di tre anni, la ricostruzione a Campotosto come in altri centri dell’Alto Aterno è pressoché ferma.

campotosto

Unico segno di speranza, se così si può definire è stata la consegna di 14 SAE (Soluzioni  Abitative di Emergenza) e la promessa di altre 15 in fase di costruzione. Il processo di ricostruzione, e questo è criminale, fu bloccato dopo il sisma del 2016 a causa di difficoltà burocratiche. Non un solo aggregato è stato ricostruito nel centro storico da allora. Fortunatamente sono state effettuate le demolizioni dei fabbricati gravemente compromessi, quelli classificati “E”, e rimosse le macerie. Quel poco che esiste a Campotosto è frutto di donazioni tipo la casa di Comunità, una struttura antisismica di circa 220mq realizzata in legno lamellare, donata dagli alpini del Friuli, del Trentino e degli Abruzzi. Poi la chiesa una struttura temporanea in legno, è stata donata dalla Caritas Italia. Fortunatamente i pochi cittadini incontrati in paese con cui mi  sono intrattenuto a dialogare sono arrabbiati e non rassegnati, poiché quest’ultimo sentimento è sinonimo di assuefazione come dire  lasciar andare le cose come vanno, per il continuo rimpallarsi di responsabilità che non porta da nessuna parte oltre a non produrre risultati di alcun genere. D’obbligo l’incontro con Assunta Perilli la storica tessitrice di Campotosto e profondamente legata al territorio. Lei – cugina di un mio caro amico e valente poeta estemporaneo, Berardino Perilli, pastore transumante che recentemente ha scritto un libro di poesie in ottava rima dal titolo “Che Te Se Pozza Portà Via Lo Vento”  –  da montanara doc forte e gentile per tradizione mi accoglie nel suo laboratorio riscaldato da una bella stufa economica a legna dove, con immenso stupore, vedo un telaio conosciuto solo sui libri. Risponde con garbo alle mie domande sulla ricostruzione ed anche lei, ma è sotto gli occhi di tutti, e convinta della ricostruzione al palo. Poi il discorso si sposta sulla sua raffinata arte  e noto un grande interesse. Lei non solo conosce tutta la filiera della lana dalla tosatura delle pecore, che forniscono questa preziosa materia prima, sino alla realizzazione di sciarpe scialli e mantelli, ma ne è profondamente appassionata. Lo stesso vale  il   lino il cui ciclo inizia dalla piantagione fino alla realizzazioni di canevacci ed altri indumenti  per la casa. Insomma e vera e propria cultrice delle tradizioni locali; se   se non ci fosse stata Assunta sarebbero diventate desuete. Sebbene abbiano rappresentato motivo di sostentamento economico per molte generazioni del paese.

Nando Giammarini

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