Dispersione scolastica, l’Abruzzo con il tasso tra i più bassi d’Italia

23 gennaio 2020 | 10:44
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Dispersione scolastica, l’Abruzzo con il tasso tra i più bassi d’Italia

I dati della Cgia di Mestre sulla dispersione scolastica: bene l’Abruzzo. Biondi: “Favorire il dialogo tra scuola e lavoro”.

“L’Abruzzo è tra le regioni in cui il tasso di abbandono degli studi del secondo ciclo di istruzione, ovvero quello delle scuole superiori, è tra i più bassi d’Italia”. Lo dichiara il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi. “Nel quadro poco rassicurante sulla dispersione scolastica nazionale dipinto dalla Cgia di Mestre, autorevole associazione in rappresentativa di artigiani e piccole imprese, siamo in fondo alla classifica, dietro solo all’Umbria ma davanti a realtà importanti del Paese come Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Un dato sostanzialmente in linea con quello certificato un anno fa dall’Istat in base al quale la media dei giovani abruzzesi tra i 18 e i 24 anni che hanno scelto di fermarsi alla scuola secondaria di primo grado e non inseriti in un percorso di istruzione o formazione, era inferiore addirittura rispetto alla media europea. Quindi, mentre in Italia sempre più ragazzi lasciano i banchi di scuola e affrontano il mondo del lavoro con la sola licenza media, i nostri figli, con il decisivo supporto delle famiglie, scelgono di portare a termine gli studi e conseguire almeno il diploma superiore”.

“Non solo – prosegue Biondi – I giovani abruzzesi, secondo le cifre del Sole24Ore, sono tra quelli che più di altri – meglio fanno solo i molisani – scelgono di proseguire il percorso formativo in un ateneo. Lo studio e il lavoro sono ancora valori importanti in Abruzzo. Alle istituzioni spetta il compito di creare le condizioni affinché i due mondi dialoghino con facilità, agevolare le connessioni con le eccellenze universitarie e dell’alta formazione presenti nei nostri territori, incentivando l’incontro con ragazze e ragazzi curiosi e consapevoli. Le aree interne si attestano, ancora una volta, come luoghi fecondi, ispiratori rispetto alla crescita intellettuale, dove la qualità della vita è confermata anche dai numeri e dalla qualità formativa. Renderle attrattive per investimenti sulle risorse umane è determinante per il loro futuro: lo sviluppo economico segue le intelligenze ancor prima che le tecnologie, di cui sono una conseguenza e non il motore propulsivo”.