Roio Piano, un flash mob per non dimenticare i fratelli Santomarrone

Pietre d’inciampo per i fratelli Santomarrone, flash mob per sollecitare l’amministrazione comunale.
A Roio Piano, un paese in cui le ferite del terremoto fanno fatica a rimarginare, l’associazione Annina Santomarrone, con lo scopo di sollecitare l’amministrazione comunale a concedere l’autorizzazione per la posa in opera di due pietre d’inciampo in ricordo dei fratelli Santomarrone, ha organizzato un flash mob che si è tenuto lunedì pomeriggio, 27 gennaio, accanto al luogo in cui viveva la famiglia, di rimpetto a uno dei fontanili del paese. Anche Roio ha voluto chiudere le porte alla violenza, nonostante quelle porte oggi sono poche e alcune di quelle poche cercano di celare case malandate o ancora peggio scomparse.

I fratelli Santomarrone, la storia.
La sarta Annina Santomarrone di Roio Piano, insieme a suo fratello Luigi e al marito Nicola, furono denunciati da una spia che era stata corrotta. I prigionieri vennero presi una sera nella casa della sfortunata donna. Il dottor Ferdinando Equizi si recò, appena dopo il tramonto, nell’abitazione dove era ricoverato uno dei prigionieri che soffriva d’asma. Terminata la visita, uscì inconsapevole di quello che sarebbe successo di lì a poco. Questa casualità gli salvò probabilmente la vita. La gente attraverso una sottoscrizione raccolse del denaro per pagare la difesa dei compaesani da parte dell’avvocato Leopardi. La donna fu condannata a cinque anni, il fratello a due anni, entrambi vennero internati nei lager tedeschi (Dachau, lui). Alcuni affermavano di averli visti al Brennero. Ѐ certo, comunque, che non fecero mai più ritorno. Così Roger Absalom descrive alcuni particolari della prigionia della donna nel lager femminile di Ravensbruck: “la contadina abruzzese di 72 anni, Anita Santomarrone, prima di essere passata per le armi dai tedeschi per aver dato asilo a dei fuggiaschi, avrebbe detto: Non li ho aiutati perché erano inglesi, ma perché sono una cristiana e anche loro sono cristiani”.

“Inciampare”, dunque, per non cadere nell’oblio. “Inciampare” per riflettere e per evitare che simili atrocità si ripetano nel futuro, sotto qualsiasi forma e in qualsiasi modo esse possano esprimersi.
Fulgenzio Ciccozzi