Costarelle

Carcere L’Aquila, raddoppiati in 10 anni i detenuti in 41 bis

Raddoppiati in 10 anni i detenuti in regime di 41bis al carcere dell'Aquila. Una situazione difficile tanto per i detenuti quanto per gli operatori penitenziari.

Il carcere dell’Aquila è quello con il maggior numero in Italia di detenuti in regime di 41bis: in 10 anni sono di fatto raddoppiati. Ma non sono aumentati, di contro, gli operatori penitenziari.

Il regime speciale del 41 bis è stato introdotto nel 1986 ma esteso nel 1992 dopo le stragi di mafia: prevede restrizioni soprattutto per gli autori di reati di criminalità organizzata. Lo scopo è quello di evitare contatti con l’esterno e con l’associazione di cui il condannato fa parte.

Nel corso degli ultimi anni il numero di detenuti al 41bis alle Costarelle è però di fatto raddoppiato.

Nel 2010 erano 80: adesso ne sono 166 su un totale di 760 reclusi. Tra di loro c’è chi ha ucciso Giovanni Falcone, chi ha attentato alla vita di Paolo Borsellino, chi ha ucciso Marco Biagi, chi si è macchiato le mani nell’uccisione di Massimo D’Antona. Poche settimane fa per la prima volta è entrata nella sezione destinata ai criminali eccellenti una telecamera: lo speciale è andato in onda su Buongiorno Regione (Tgr) il 7 gennaio scorso

Una situazione difficile, sottolinea il segretario regionale territoriale Uil Pa Polizia Penitenziaria Mauro Nardella,

“Con il raddoppio dei reclusi sono inevitabilmente raddoppiate le video conferenze, gli ingressi dei familiari impegnati nell’adempimento del diritto ad avere colloqui, le traduzioni in posti diversi e i piantonamenti nei luoghi di cura; l’attività amministrativa in tutti gli uffici”

A rimetterci in questa situazione sono però tanto i detenuti quanto gli operatori penitenziari. “In termini di organici l’amministrazione non ha risposto in maniera proporzionale all’aumento dei detenuti” sottolinea Nardella che fa un appello anche al neogarante dei detenuti Gianmarco Cifaldi.

“L’Amministrazione Penitenziaria si faccia carico della situazione difficile creatasi provvedendo più che a raddoppiare il personale di Polizia Penitenziaria a riportare il numero di sottoposti al regime speciale ai valori antecedenti il 2010. Ne varrà del mantenimento adeguato degli standard lavorativi e, per quello che più ci riguarda da vicino, della qualità di vita di tutti gli operatori penitenziari”

Garantire diritti mantenendo al tempo stesso le restrizioni del regime del carcere duro: è di pochi giorni fa la vittoria di una battaglia legata proprio ad un detenuto “aquilano” cui era stato proibito di portare dolci e giochi durante il colloquio con la figlia, nata quando lui era già in carcere. Il legale dell’uomo, Nicoletta Ortenzi, ha vinto il reclamo presentato dal suo assistito. Il tribunale di sorveglianza dell’Aquila, tra le motivazioni, ha evocato le osservazioni della Corte costituzionale: “le compromissioni dei diritti nel regime del 41 bis sono costituzionalmente legittime soltanto se serve a escludere contatti dei detenuti con il gruppo criminale di riferimento”. Tutto il resto, quindi, sono misure afflittive inutili.

leggi anche
carcere costarelle preturo l'aquila 41 bis
Attualita'
Carcere L’Aquila, da quasi 30 anni roccaforte del 41 bis