L’importanza di investire sui porti abruzzesi: nuovi scenari del commercio mondiale

26 febbraio 2020 | 08:38
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L’importanza di investire sui porti abruzzesi: nuovi scenari del commercio mondiale

Fondamentali gli investimenti destinati dalla Regione ai porti commerciali d’Abruzzo: permetteranno di incrementare i traffici commerciali grazie al miglioramento dei canali logistici al servizio dell’export.

Ma oltre a questo si tratta di investimenti che danno un ruolo diverso alla regione. Le infrastrutture sono fondamentali per la generazione di economie esterne per tutte le attività produttive, per la diffusione dell’innovazione, per promuovere il ruolo dell’Abruzzo quale regione cerniera tra l’Ovest e l’Est europeo, tra il Vecchio Continente e l’Asia ruggente,  per via delle nuove centralità assunte dal Mediterraneo e dal Far East nel commercio mondiale. Una preminenza delle rotte mediterranee verso l’Oriente che impone la valorizzazione dei porti e delle connesse strutture di collegamento, altrimenti l’Abruzzo rischia di divenire un limbo, un territorio escluso dai grandi flussi di trasporto e di mero attraversamento, senza che l’economia locale possa beneficiare di alcun valore aggiunto conferito dalla funzione di trasformazione logistica.

Alla base delle politiche di potenziamento dei porti del Governo Marsilio, quindi, è una lucida visione strategica ed è importante comprendere le dinamiche geopolitiche in atto, affinché l’Abruzzo possa beneficiare dei nuovi scenari.
Dobbiamo tener conto del fatto che l’Unione Europea perderà progressivamente centralità, sia per il “disimpegno atlantico” degli USA, sia per la Brexit e sarà proprio l’Inghilterra, non più l’UE, il partner politico-commerciale privilegiato degli States. Le statistiche già segnalano il progressivo “restringimento” del mercato europeo ed anche l’export abruzzese mostra segnali di cedimento proprio nei confronti della Germania e dei tradizionali mercati continentali.

Ulteriore elemento rilevante è l’irruzione della Cina in Europa, soltanto rallentata dalle conseguenze recessive dell’epidemia in corso. Il progetto infrastrutturale cinese BRI (Belt and Road Initiative) vale da solo vale 1000MLD di dollari, è sbarcato in Italia con le teste di ponte portuali di Trieste, Genova e La Spezia e con il potentissimo 5G Huawei. Nulla sarà come prima. Il progetto BRI, banalizzato come Via della Seta, è una “strategia ombrello” finalizzata a convertire l’enorme ricchezza nazionale cinese in leadership politica internazionale, anche approfittando del disimpegno USA e del cronico sonnambulismo dell’Europa. BRI prevede la realizzazione di imponenti infrastrutture fisiche (porti, ferrovie, reti energetiche, hub intermodali, reti web…) e relativi servizi (logistica integrata, 5G…) e porterà ad una esponenziale espansione dei commerci da/verso l’Asia.

Per ora l’Abruzzo è stato tagliato fuori da questo importantissimo corridoio di traffici internazionali, proprio a causa delle carenze infrastrutturali, ma l’attrezzaggio dei porti di Vasto ed Ortona e della logistica di supporto rimette la nostra regione in gioco. Ora occorre la giusta e forte iniziativa politica per riuscire ad approfittare del nuovo corso, perché di un nuovo ordine mondiale si tratta: una accelerata ri-definizione dell’ordine politico ed economico internazionale, dove elementi centrali saranno il “multilateralismo sinocentrico”, una graduale riduzione del ruolo degli USA e dell’Europa e la costruzione di un nuovo blocco economico-politico euroasiatico, una vasta “comunità di destino condiviso” dove Pechino giocherà un ruolo centrale.

Ora, se questo è lo scenario, sta in noi approfittarne. L’Abruzzo può trarre grandi vantaggi dalle “strategie ombrello” cinesi, a determinate condizioni. Le imprese abruzzesi potranno incrementare l’export verso i 68 paesi della Via della Seta, soprattutto per le filiere agroalimentare e farmaceutica, mentre l’export verso l’UE è destinato a ridursi pur restando il mercato europeo centrale come quota. Cresceranno le imprese che sapranno diversificare i mercati di sbocco, approfittare della BRI ma anche del nuovo “pivot” rappresentato dall’UK, elettiva “porta atlantica” verso gli USA.
Il nuovo scenario, sottolineo, è già in onda e si percepisce come segnali deboli nei trend regionali dell’export. Sono le tendenze di lungo periodo a dover interessare la politica regionale, in modo da orientare gli investimenti verso obiettivi e strumenti in linea agli sviluppi futuri dei mercati. Il futuro si presenta discontinuo, non come evoluzione di trend conosciuti.
Ecco perché, nel recente evento di Vasto dedicato agli importanti investimenti per il porto, il presidente Marsilio ha indicato un convincente percorso di investimenti sulle infrastrutture in linea al Programma di mandato che, per risultare rilevante come impatto, richiede necessariamente risorse di fonte locale, statale e comunitarie. Una regione dove la politica è matura non si perde in polemiche sterili e distruttive ma cerca, in primo luogo, di portare risorse in cascina, e poi lavora per spenderle bene, per fare l’Abruzzo regione centrale ed attrattiva nei futuri scenari del commercio mondiale.