Cultura

Le nuove stanze della poesia, Andrea Giampietro

Un nuovo appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia: il ritratto di Andrea Giampietro a cura di Valter Marcone.

Per la rubrica Le nuove stanze della poesia, il ritratto di Andrea Giampietro a cura di Valter Marcone.

Marina Carbone dice di Andrea Giampietro: “Fate attenzione a leggere Andrea. A non scambiarlo per un poeta d’altri tempi. Perché lui è un poeta senza tempo.

L’ho conosciuto per caso, ma in verità è stato lui a cercarmi. Forse, era destino che c’incontrassimo.
In comune, la passione per Mallarmé. Lui è cresciuto a pane e poesia simbolista francese. E si sente.
Io navigo nelle incertezze, nel limbo dell’assenza di corrente. E a lui piace.

Lui vuole che io fumi Diana blu senza filtro, come Alda. A me poi sembra di essere troppo grassa.
Così, parliamo di tutto quello che ci circonda. Mentre mi guarda so già che sta pensando a una nuova poesia. Alle due di notte mi chiede di tradurre Saffo. Con Andrea funziona così”.

Andrea Giampietro che attualmente vive a Sulmona è nato nel 1985 ed è cresciuto a Pratola Peligna.

Ha frequentato il liceo e si è impegnato in un percorso di studio da autodidatta arrivando dopo un interesse per la psicoanalisi freudiana, successivamente ed esclusivamente alla letteratura e alla poesia.

“Il paradiso è in fondo”, con la prefazione di Dante Maffia è la sua prima opera pubblicata nel marzo 2010 dalla casa editrice romana Lepisma.

Due anni dopo viene pubblicata una nuova silloge poetica, “Di notte a luna spenta” (Edizioni Il Foglio), presentata dalla poetessa Maria Luisa Spaziani.

Si dedica alla traduzione e nel 2012 viene data alle stampe la sua traduzione del poema “La ballata del carcere di Reading” di Oscar Wilde (Edizioni Croce, Roma).

Nel 2016 esce per Rizzoli “La macchina della morte” di Garance Le Caisne, crudo reportage di una giornalista francese sulle stragi del regime siriano; nel dicembre dello stesso anno è la volta di “Bran e altre poesie” (Edizioni Croce), che comprende tre poemetti della scrittrice britannica Elizabet Gaskell.

Nel 2017 pubblica “Quaderno di traduzioni – Da Shakespeare a Mallarmé” (Edizioni Tabula Fati, Chieti), che raccoglie il meglio delle sue versioni poetiche, dall’inglese e dal francese.

Pubblicano recensioni sui suoi lavori testate virtuali (la rivista letteraria online “L’EstroVerso“) e cartacee (la storica “Rivista Abruzzese” di Lanciano).

Su “La matita rossa”, Andrea Giampietro così parla del suo lavoro di traduttore: “Anzitutto ci tengo a dire che non sono un traduttore professionista, o almeno, non ancora. Sono semplicemente un poeta che ha deciso di provare a interpretare nella propria lingua gli autori che più ama. Quindi è anzitutto la passione che mi spinge a scegliere i testi da tradurre. E poi, con un progetto di traduzione in mano, vado a bussare alla porta delle case editrici. Avevo cominciato per diletto la traduzione del poema La ballata del carcere di Reading di Oscar Wilde, quando mi ritrovai a parlarne con l’editore Fabio Croce (Edizioni Libreria Croce), che fu subito interessato e accettò di pubblicarlo.

Nel contempo traducevo, per puro piacere personale, i versi dei poeti che più adoravo (soprattutto i grandi francesi, come Baudelaire, Verlaine, Rimbaud e Mallarmé), e non smettevo di proporre agli editori la mia opera di traduttore, ma trattavo un genere non molto commerciale. Poi ho incontrato Massimo Blanco, grande francesista e ricercatore universitario presso La Sapienza, che mi ha coinvolto nella realizzazione di una nuova traduzione italiana dell’opera di Stéphane Mallarmé. Di nuovo casualmente, presentando il progetto a un’editrice illuminata quale Cristina Guarnieri (Editori Internazionali Riuniti), ho trovato spazio per questa nuova pubblicazione. In passato sono stato sempre io a presentare le mie proposte alle case editrici. In questo momento, invece, ho un testo commissionato per le mani: si tratta di un romanzo francese, che sarà pubblicato da un buon editore che opera in ambito internazionale”.

“La poesia di Andrea – scrive sempre Marina Carbone – nasce da un strappo primordiale. Le ferite della perdita non si scordano e il poeta ha il coraggio di riviverle attraverso la scrittura. Il sangue, però, si fa macchia intangibile, evapora e diventa nube silenziosa sul palmo della notte. Il poeta tesse la trama sottile di questo cambiamento e da questa purificazione trae vita, supera sé stesso e le sue paure”.

“I componimenti di Andrea, costruiti con molta perizia tecnica, scanditi in fluidi endecasillabi, con rimandi colti ad autori dell’ottocento e del primo novecento, con un lessico alto, a volte aulico o desueto (…)è, uno studioso molto serio e preparato non solo nel campo dellaletteratura, dove ha affinato gusto e competenze anche grazie al lavoro di traduzione, che gli ha permesso di indagare nelle fibre linguistico-lessicali più segrete di un testo, ma un poeta sensibile e raffinato, un opinionista di razza, curioso della società attuale, per nulla issato su una torre eburnea”-

Affascinante la sua dedizione e il suo omaggio a poetesse come Alda Merini, Maria Luisa Spaziani, che tenne a battesimo la sua silloge “Di notte a luna spenta”, Anna Achmatova e il suo sodalizio con Ottaviano Giannageli alla cui memoria ha dedicato una pubblicazione.

A questo proposito scrive Gianfranco Giustizieri :”Soltanto una grande dedizione e capacità non comuni potevano condurre Andrea Giampietro a promuovere, raccogliere, curare e portare alla pubblicazione ventitré testimonianze in onore di Ottaviano Giannangeli nel libro Un gettone di memoria. 23 voci per Ottaviano Giannangeli, Edizioni Menabò, Ortona 2019″.

Se il Sole sta alto
quando il giorno già muore,
se la Luna geme
quando è spenta la notte,
qualcosa è cambiato
nel fermo svolgersi del giorno,
come i tuoi occhi
dove più non distinguo
il buio e la luce.


Dalla crepa del muro gocce cadono
di plasma e vino adulterato,
il gesso che hai sulle mani è il segno
della tua avversione al bianco ostacolo.
Impigliata nelle catene della tua chioma
qualche goccia di saliva seminata
dal morso notturno al tuo profumo.
Senza sguardo e con le braccia inermi
ci ritroviamo a passeggiare seduti
l’uno al cospetto dell’altro,
le labbra protese a ritrovare il suono.
Da Opere Inedite a cura di Luigia Sorrentino

Arte poetica
È tutta questione d’accenti,
di ritmi, di sillabe e rime,
placate i romantici intenti
e fate affilare le lime.
Che vibri la pura emozione,
che sia modulato il tormento
ma scritto nel buon italiano,
nel metro più affabile al canto.
Tornate a riempire i diari,
indotti sapienti e massaie,
non restano mai negli annuari
le blaterazioni più gaie.
Son pianti, sudori d’inchiostro
che noi riponiamo su carta:
la luce di sera nel chiostro
ci nutre di vago e d’incerto
e sopra il sudario del foglio
la stanca preghiera annotiamo,
di nuove parole un rigoglio
ci fa trepidare la mano.
E voi che vorreste l ’alloro
grondante di verde sul crine,
sentitevi degni a indossare
un semplice serto di spine.
Da CarteggiLetterari, Carteggi Letterari, Flashes e dediche, Giulio Maffii, poesia, poesia contemporanea

“Ragazza in treno”

Nascosta al viaggio da una tenda,
disposta al mio sguardo tuo malgrado,
stai rannicchiata come vita in grembo,
la schiena al sedile abbandonata.
Tace il sorriso nel guscio del labbro,
stilla come goccia appesa a un petalo,
il capo reclinato, come chi appoggio
vada cercando sul guanciale lieto
che i monti offrono alla prima luna

Da http://paneculturaefantasia.blogspot.com/2013/

La follia nacque
dal tuo linguaggio audace
e dalle smagliature del ventre
da cui partoristi senza posa
germogli di dolore mai sbocciati.
Il tuo sguardo aveva
la fierezza di una dea
e la tumefatta malinconia
della vergine stuprata,
ma quanto dolce fu il canto
che lanciavi da dietro alte mura,
quelle di Gerico e di Gomorra.
Tu, superba peccatrice,
fosti la sola a insegnare a Cristo
il perché della sua croce:
ché un uccello non ha più vita
se ha l’ali legate da una stretta camicia.
(Dalla raccolta Di notte a luna spenta)

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