Il concorsino della discordia, querela al Capoluogo

Denuncia per diffamazione contro Il Capoluogo d’Abruzzo, per aver reso noto l’esito di alcuni concorsi pubblici.
Qualche mese fa questa testata aveva pubblicato i risultati di alcuni concorsi pubblici, in particolare quelli relativi all’assunzione di 4 amministrativi da parte dell’Ater L’Aquila e gli esiti delle prove previste dal concorso per l’assunzione di 5 collaboratori amministrativi al Comune di Avezzano.
Una querela per diffamazione ha raggiunto il Direttore Responsabile che è chiamato a spiegare l’operato della testata.
Gli inquirenti stanno acquisendo il materiale relativo agli articoli. Come sempre, davanti a questi tentativi intimidatori, il nostro direttore si assumerà le responsabilità per chi ha stilato il pezzo e per la testata, rispettando l’anonimato per le proprie fonti.
Aggredire, per chi non ha argomenti, è l’unico modo per difendersi.
Ma noi non ci faremo intimidire e andremo avanti più forti e più determinati di prima.
I bandi di concorso, protagonisti della denuncia, sono stati pubblicati per l’Ater, sulla Gazzetta Amministrativa, con avviso datato 10 maggio 2019, per quanto riguarda, invece, il Comune di Avezzano la pubblicazione era avvenuta sul sito istituzionale il 12 agosto. Un concorsino per ferragosto non si nega a nessuno!
La redazione del Capoluogo era giunta alla pubblicazione dei citati articoli, in seguito a numerose segnalazioni ricevute su questa serie di concorsi per assunzioni nelle pubbliche amministrazioni.
In quasi tutti i ‘concorsini’ si trattava di procedure per ruoli di collaboratori di livello B, quindi apparentemente per livelli di ingresso e per contratti a tempo parziale.
Il livello ‘iniziale’ consente di emanare concorsi per candidati senza laurea e con prove d’esame di cultura generale.
La circostanza che ha catalizzato l’attenzione di tante ‘persone normali’ è che, a dispetto dei comunicati sparati ai 4 venti per qualunque accadimento dell’ente di turno, questi concorsini erano stati esclusivamente pubblicati, ma non erano stati promossi a mezzo stampa.
Il risultato è stato quindi un numero limitato di candidati e, guarda caso, la riconducibilità della maggior parte di loro, direttamente o indirettamente, alla sfera politica.
In pochissimi, al di fuori dalle cerchie magiche, erano venuti a sapere dell’opportunità di partecipare ad un concorso pubblico.
Questi ‘concorsini’ consentono, spesso, ai candidati di entrare di diritto nella grande casta dei dipendenti pubblici per poi iniziare la scalata dei vari enti, verso contratti e livelli più ambiziosi.
Nel caso del Concorso pubblico indetto dal Comune di Avezzano, inoltre, si sono recentemente registrati dei provvedimenti interni da parte dell’ente comunale che ha sospeso il concorso. «A tutela dell’immagine dell’Ente e dell’Amministrazione – aveva spiegato il commissario Mauro Passerotti alla nostra redazione – è stata avviata una verifica interna volta ad accertare la piena legittimità degli atti assunti e per tale motivo è stato sospesa la procedura del concorso. Il provvedimento è stato comunicato alla commissione ed agli interessati».
Negli articoli pubblicati, corredati da immagini relative agli esiti delle prove preselettive e scritte dei rispettivi concorsi, si evidenziava come tra gli ammessi allo step successivo, ci fossero diversi nomi noti, perché legati (in passato o ancora oggi) a personalità dell’ambiente politico locale o regionale.
Una sottolineatura, evidentemente, bastata a costituire motivo di denuncia contro Il Capoluogo d’Abruzzo, da 16 anni attento a lavorare nel rispetto assoluto della deontologia professionale e dell’etica giornalistica, nei limiti delle libertà sancite dal diritto di informazione.
L’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana proclama che:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
L’articolo 2 (Diritti e doveri)della legge professionale 69/1963 recita:
“È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori”.