Coronavirus, eccolo è arrivato!

Arrivano i primi test positivi a L’Aquila, con essi le prime telefonate del SSN a chi è stato a contatto. Ora servono lucidità e raziocinio.
Arrivano i primi contagi a L’Aquila, il bollettino abruzzese si raddoppia giorno dopo giorno. L’onda dei contagi sta investendo la nostra città.
Solo negli ultimi due giorni il numero dei casi positivi al Coronavirus in Abruzzo è cresciuto esponenzialmente. Ieri sera 15 casi sul territorio regionale, questa mattina il Servizio Prevenzione e Tutela della Salute della Regione diffondeva il risultato dei test di altri 21 positivi.
Due dei casi riguardano la Asl aquilana: si tratta di due uomini.
La redazione ed in particolare il numero whatsapp è stato sommerso di domande sull’identità. Non facciamo scattare la psicosi. Se abbiamo avuto contatti stretti con le persone risultate positive veniamo chiamati dagli operatori del servizio sanitario. Se dovessimo avere sintomi e risultare positivi dobbiamo avvisare al più presto tutte le persone con cui siamo stati in contatto.
L’onda cresce, come l’effetto di un sasso lanciato nello stagno.
Coronavirus, se il test risulta positivo
Se io avessi un sintomo e facessi il test, qualora il risultato fosse positivo la mia premura sarebbe, in assoluto, quella di rendere immediatamente pubblico il mio contagio. Solo in questo modo tutte le persone che sono venute a contatto con me, vicine o occasionali, avrebbero la possibilità di controllarsi e di limitare, di conseguenza, la possibilità di contagi altrui.
Non c’è vergogna se una persona è rimasta contagiata. Non deve esserci. Il contagio da coronavirus non è una cosa da tenere nascosta, ma tutto il contrario. È una notizia da rendere pubblica, per interrompere l’onda del contagio. Spezziamo la catena del virus. Come? Restando a casa, ascoltando i segnali del nostro corpo e comunicando subito, qualora dovessimo riscontrarlo, un eventuale contagio.
Perché l’obiettivo comune è evitare di ammalarsi tutti insieme.
Non mettiamo i medici nelle condizioni di dover scegliere chi intubare e chi no, a causa della mancanza di macchinari e di posti in terapia intensiva. In tempi di guerra erano dottori e infermieri a selezionare quali pazienti avessero effettivamente possibilità di salvarsi. Come la croce o il cerchio segnati sui volti dei soldati feriti nell’attacco a Pearl Harbor. La battaglia, nel 2020, si chiama Coronavirus.
Coronavirus, la Asl avvisa tutte le persone entrate in stretto contatto con i positivi
Potrebbe anche succedere di essere contattati dal Servizio Sanitario nazionale, perché siamo entrati in contatto con un paziente risultato positivo al Covid 19. In questo caso il personale medico-sanitario ci obbligherebbe ad una quarantena forzata. Dovremmo restare dentro casa nostra, senza avere alcun contatto con l’esterno ed attendere il possibile sopraggiungere dei sintomi. Un’attesa amara, ma necessaria alla sicurezza nostra e degli altri. Per fare delle pareti delle nostre case gli scudi contro l’onda.
Insieme si può fare #vinciilvirus
Intanto restate a casa e rispettate le regole #iostoacasa