Coronavirus, l’appello degli operai della ricostruzione: “chiudete i cantieri”

La pandemia Coronavirus non chiude i cantieri della ricostruzione dell’Aquila. Gli operai temono i contagi, alcuni di loro chiedono di tornare a casa. L’intervista al Capoluogo.
Sono tanti gli operai che in questi giorni di emergenza sono comunque impegnati nella ricostruzione del centro storico dell’Aquila, che si presenta, dopo l’ultimo decreto, deserto e con tutte le attività di bar e ristorazione chiuse.

La pandemia Coronavirus non ferma quindi i cantieri e il lavoro degli operai; nel suo discorso di ieri sera alla nazione il premier Giuseppe Conte ha chiesto che anche le fabbriche continuino la produzione ordinaria, a patto che i titolari siano in grado di garantire rigorose ed efficaci misure di sicurezza.
Gli operai a questo punto chiedono di poter tornare a casa, perchè in queste condizioni, con l’emergenza Coronavirus, lavorare è molto difficile, anche dal punto di vista psicologico.
Il Capoluogo ha raccolto la testimonianza di un gruppo di persone che questa mattina si è recato comunque in centro per lavorare. Si Sono ritrovati davanti un self service per il consueto caffè, dal momento che tuti i bar e gli esercizi commerciali sono chiusi e all’unanimità hanno deciso di inoltrare questa richiesta.

Si è deciso di riportare la testimonianza in forma anonima, soprattutto per la loro tutela.
“Molti di noi hanno dato tanto a questa città in termini di impegno, sudore e fatica – spiegano sentiti dal Capoluogo – siamo qui dai primi giorni successivi al terremoto del 6 aprile. Oggi, con queste condizioni, con l’emergenza Coronavirus in atto, con l’aumento dei contagi, noi vorremmo tornare a casa!”.
Per tanti di loro la richiesta viene avvalorata anche dalle condizioni in cui vivono in città.
“Molti dormono nei container – continuano – e sono in tanti, se anche solo uno solo dovesse risultare positivo al Coronavirus, poi rimarrebbero anche gli altri bloccati senza la possibilità di tornare a casa, almeno per il momento!”.
La preoccupazione degli operai è che appunto, la vita nel cantiere, possa avere veicolo di contagio per il Coronavirus.
Qualche dubbio in merito è stato espresso anche dai sindacati.
“Pensiamo – scrivono in una nota congiunta CGIL, Cisl e Uil – sia il momento di concordare, ove ritenuto necessario, una riduzione modulata (dal rallentamento fino alla sospensione momentanea) della attività lavorativa manifatturiera e dei servizi, utilizzando al tal fine gli ammortizzatori sociali legislativamente disponibili o che saranno resi disponibili dai provvedimenti che sono in discussione e, ove se ne conviene, gli strumenti previsti dai CCNL. Lavorare in sicurezza e tutelare la salute nei luoghi di lavoro per sconfiggere il Coronavirus sono la condizione necessaria per rilanciare, il più presto possibile, la nostra economia e difendere l’occupazione“.
Dello stesso avviso anche gli operai.
“Sentiamo forte la necessità di ricongiungerci alle nostre famiglie, sappiamo che in queste circostanze ci sono le condizioni per avviare la cassa integrazione. Noi vogliamo il bene di questa città, perchè stiamo collaborando alla sua ricostruzione e pensiamo davvero che sia giusto così!”, concludono.