Coronavirus, in ginocchio l’esercito delle piccole e medie imprese

15 marzo 2020 | 14:35
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Coronavirus, in ginocchio l’esercito delle piccole e medie imprese

Il blocco totale dell’economia ha visto fermarsi la loro economia.”Alla fine dell’emergenza c’è chi non potrà mettersi in cassa integrazione, o in ferie retribuite”.

«Intorno a noi, chiusi nelle loro case, ci sono imprenditori che non sanno come dire alla propria famiglia che non hanno soldi per fare la spesa, che presto non sapranno come andare avanti, che probabilmente saranno presto oggetto di protesto per l’assegno emesso la settimana scorsa, ma che non potrà essere pagato», spiega il dottore commercialista Stefano Miconi alla redazione del Capoluogo.

Piccole e medie imprese, ma anche professionisti che sono e rischiano di restare fermi, anche nel post epidemia. Perché quando la legge permetterà di riaprire le attività, serviranno risorse di cui non tutti avranno disponibilità. «Questa stasi imposta come misura per contrastare l’emergenza sanitaria da coronavirus, sta mettendo allo stremo le capacità finanziarie di tantissimi piccoli imprenditori. Si sta aspettando troppo tempo per rispondere con apposite leggi ad un’economia che, soprattutto per loro, sta andando a picco».

Sindacati, parti sociali e associazioni di categoria pensando ai dipendenti. «Manca una rappresentanza che dia voce, invece, a tutte quelle persone che non riceveranno lo stipendio tra qualche settimana, che non potranno mettersi in “auto cassa integrazione”, non potranno mettersi in ferie retribuite. E per queste persone che il governo dovrebbe attivare un indennizzo straordinario».

«In queste ore – continua Miconi – si parla di €500,00 al mese per tre mesi. Meglio di niente, direte voi. Ma si ha un’idea di cosa spende una famiglia per vivere in un mese? Si ha idea degli impegni che ogni imprenditore ha mensilmente con la propria azienda: bollette, affitti, assegni, cambiali, prestiti, ordini già fatti e consegnati che devono essere ancora pagati».

Il governo sta lavorando, in queste ore, al nuovo drecreto che dovrebbe dare una risposta alle tante domande di un’intera classe economica in attesa. Dovrebbe arrivare a ore e contenere un investimento di circa 25 miliardi di euro.

«Le scadenze fiscali del 16 marzo sono differite. Questo, però, non basta. Perché intanto le banche addebitano i mutui, le cambiali, incassano gli assegni. Il lavoro di tanti è fermo, mentre il meccanismo dei costi no, continua a muoversi. È come una barca che affonda e ci viene ordinato di non muoverci. Siamo di fronte a una gestione sciagurata dell’emergenza. O si ferma tutto o i piccoli imprenditori moriranno…. di fame, non per il virus».

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